Il timer sui tempi previsti per il salvataggio di Eurovita, con il lancio effettivo della nuova società Cronos che ne rileverà i cespiti, iniziano a stringere. L’accordo sulla spartizione dell’azionariato ancora non è stato raggiunto, dopo che Allianz ha fatto sapere che la sua posizione sarà più defilata all’interno del quintetto di compagnie che parteciperà al capitale della newco (Intesa Sanpaolo, Unipol, Generali, Poste Vita).
Una volta trovata la quadra, con l’ingresso di nuovi soci europei e di altre compagnie con le spalle sufficientemente forti (forse Axa e Cnp), Cronos dovrà chiedere l’autorizzazione all’Ivass per poter operare come compagnia assicurativa e acquisire, così, gli asset di Eurovita. Dopodiché la vecchia compagnia finirà in liquidazione. Il tutto entro la scadenza fissata dall’Ivass a fine ottobre.
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Un miliardo di motivi per andare cauti
Nel frattempo, un dato di proporzioni roboanti è trapelato sui conti di Eurovita: la relazione depositata dall’amministratore straordinario, Sandro Panizza, ha calcolato una perdita da 1,5 miliardi di euro nel 2022, con un patrimonio negativo per un miliardo. Un rosso che in qualche modo può spiegare perché salvare Eurovita abbia richiesto tempo e perché, per partecipare alla Cronos non si sia esattamente formata la fila.
Una precisazione è però importante. La perdita è stata calcolata sulla base del valore di mercato del portafoglio della compagnia, composto in gran parte da obbligazioni il cui valore è stato affossato dal rialzo dei tassi deciso dalla Bce a partire dal luglio 2022. Si tratta, dunque, di perdite in gran parte non realizzate che, però, potrebbero diventare reali nel momento in cui si concretizzerà il riscatto delle polizze.
L’eventualità è stata messa in conto in modo da suddividere gli oneri che questo deflusso addosserà sui protagonisti del salvataggio di Eurovita. Gli accordi con le banche distributrici delle polizze prevedono che il 70% dei riscatti dovrà essere coperto da queste ultime, mentre la parte restante peserà effettivamente sugli azionisti di Cronos, le cinque big del comparto assicurativo italiano più le eventuali altre compagnie che aderiranno da qui a fine ottobre. E’ stato stimato che le compagnie dovranno versare nella Newco che rileverà gli asset di Eurovita non meno di 400 milioni di euro, che serviranno, fra le altre cose, a raggiungere un rapporto di solvibilità (Solvency II) pari almeno al 150% (Eurovita, nel momento in cui è scattata la gestione dell’Ivass, era scesa al di sotto del 100%).
Come noto, il sistema assicurativo italiano è dovuto intervenire in emergenza per arginare la crisi di Eurovita, affrontando le potenziali perdite collegate al salvataggio. La crisi di una compagnia assicurativa è stata una “prima volta” per l’Italia e si è dovuto procedere in modo creativo per trovare una soluzione, dal momento che non esistono fondi predisposti per affrontare crisi di questo tipo in ambito assicurativo, al contrario di quanto avviene per le (ben più comuni) crisi bancarie. Un fallimento di Eurovita che avesse coinvolto gli assicurati sarebbe stato un colpo ben più duro per l’immagine dell’intero settore, già sfidato quest’anno dalle condizioni di mercato più avverse sul ramo vita mai registrate da almeno il 2007.
Fusione delle gestioni separate in vista
Il prossimo 26 settembre è fissato sul calendario l’appuntamento dell’Ivass con le associazioni dei consumatori, che saranno aggiornate sui passi avanti compiuti sul salvataggio di Eurovita, che conta circa 400mila clienti. Oggi Adiconsum Nazionale ha reso nota una comunicazione del commissario straordinario che anticipa “l’operazione straordinaria di fusione delle gestioni separate Euroriv, Primariv, Smart ed Eurovita Nuovo Secolo e della chiusura del Catalogo prodotti in collocamento entro settembre”. La fusione delle diverse polizze di ramo I (gestioni separate) in pancia a Eurovita è uno dei passaggi che dovrebbero facilitare la spartizione degli asset e, dunque, “l’assegnazione dei titolari di polizze tra le varie compagnie aderenti al salvataggio”.