Un calo così come visto negli anni 2010 non si ripeterà, e probabilmente nemmeno un superciclo come quello spinto dalla crescente industrializzazione della Cina a inizio Duemila. Ciò che è sicuro, tuttavia, è che dagli anni Sessanta a metà 2024 la domanda di materie prime è aumentata tale da spingere il Bloomberg Commodities TR Index a battere la performance di obbligazioni e oro (rispettivamente misurate guardando ai Treasury Usa a 10 anni e all’oro Spot). E che le condizioni per un nuovo ciclo a rialzo delle materie prime per gli anni futuri sono più che presenti. Ovvero: la domanda crescente da parte dei paesi emergenti, la richiesta di metalli pesanti per favorire la transizione energetica e – volente o nolente – la continuata dipendenza da petrolio e gas, almeno per i prossimi anni.
“Dopo aver cavalcato l’onda tumultuosa dell’ultimo decennio, gli investitori dovrebbero dare uno sguardo attento e nuovo a questa asset class, che sembra offrire rendimenti interessanti in vista” spiega Kerstin Hottner, Head of commodities, portfolio manager di Vontobel Institutional Clients, dato che “questo potenziale è alimentato dalle dinamiche di mercato e dai persistenti fattori di domanda attualmente in gioco”. Ecco nel dettaglio perché.
Materie prime, 3 ragioni per investire in un nuovo ciclo a rialzo
1. I paesi emergenti continueranno ad alimentare la domanda di commodities
La domanda di materie prime che alimenterà un nuovo ciclo a rialzo arriverà principalmente, secondo l’esperta di Vontobel IC, proprio dai paesi emergenti. Il perché è presto detto e coinvolge la variabile demografica, che vede nelle aree dal più alto tasso di sviluppo economico una popolazione in continua crescita. Le stime delle Nazioni Unite stimano ad esempio che nel 2050 si sfiorerà quota 9,8 miliardi di persone. Ciò “si tradurrà in maggiori risorse per soddisfare le esigenze alimentari, di consumo di beni e di viaggio della popolazione globale” precisa Hottner. Ma la variabile demografica non è la sola coinvolta nella dinamica di crescente domanda di commodities: anche l’aumento del tenore di vita si correla positivamente con consumi maggiori di energia: si guardi ad esempio la posizione di Qatar ed Emirati Arabi Uniti nel grafico sottostante.
Anche il modo in cui la popolazione vivrà nei mercati emergenti sarà una variabile da osservare attentamente. I trend mostrano infatti che in queste aree i cittadini saranno sempre più attratti dalle zone urbane, che diventeranno delle vere e proprie “mega città”. Si pensi ad esempio ai “massicci progetti di urbanizzazione in Cina negli ultimi due decenni, uno dei più grandi boom edilizi della storia, [che] rappresentano un esempio di come questi sviluppi possano stimolare la domanda di materie prime. Come risultato di questi progetti, la Cina ha consumato circa la metà della fornitura globale di metalli per costruire questa infrastruttura fisica, diventando il più grande importatore di petrolio del mondo”. Ma con il settore immobiliare in crisi nel Dragone è probabile che saranno altri mercati a guidare lo sviluppo urbano (e la conseguente domanda di energia). “Riteniamo che l’India e il Sud-Est asiatico saranno i principali motori nei decenni a venire a causa dell’aumento della popolazione e della classe di reddito medio in aumento” aggiungono da Vontobel IC.
Un’ultima, importante commodity non va tuttavia dimenticata quando si parla di domanda di materie prime in aumento nei paesi emergenti. Si tratta dei cereali coltivati per riuscire a produrre un quantitativo di carne necessaria a raggiungere una richiesta crescente di prodotti più proteici, oggetto del desiderio della classe media. “Il consumo pro capite di carne nei paesi ad alto reddito è il doppio di quello dei paesi a medio reddito e quasi sei volte la quantità consumata nei paesi a basso reddito” aggiunge Hottner. “L’aumento della popolazione e il potenziale aumento della domanda pro capite di carne significa che saranno necessari più cereali per nutrire gli animali da allevamento”.
2. La transizione energetica necessiterà di metalli pesanti
“Mentre molti produttori di petrolio vedono il passaggio all’energia verde come causa di incertezza, vediamo anche buone notizie a breve termine per il consumo di materie prime a causa della transizione al Net Zero” prosegue l’esperta di Vontobel IC. Questo perché per ampliare i parchi eolici e solari e trasportare la corrente generata sarà necessario continuare a costruire infrastrutture specifiche, impresa impossibile senza il coinvolgimento di grandi quantità di materie prime. Un esempio? La costruzione di un motore di un’auto elettrica impiega da sette a dieci volte più metalli che quella di un motore a combustione, come si può notare dalla figura sottostante.
Vi è in particolare una materia prima che scarseggia per raggiungere il Net Zero: il rame. Stando alle proiezioni del Bloomberg New Energy Finance, già nel 2022 l’offerta di tale commodity sopperiva a mala pena la sua domanda; nel 2050, invece, le stime prevedono che la richiesta sarà quasi doppia rispetto al rame prodotto e commercializzato nel mondo. Una soluzione a questa scarsità potrebbe essere l’aumento dei prezzi, tale da rendere competitiva una più intensa attività estrattiva. Ma non si tratta di un’impresa facile: “i fornitori dovranno far fronte a fattori quali il calo della qualità del minerale, la rivolta delle comunità locali contro la costruzione di miniere per motivi ambientali, il superamento dei costi dovuto all’inflazione e la carenza idrica” incalza Hottner. “Costruire una miniera o spostarla da una fossa a cielo aperto a una sotterranea è un progetto pluriennale. Se l’offerta non verrà stimolata, i prezzi equilibreranno il mercato dal lato della domanda, riducendola e ritardando la transizione energetica”.
3. Petrolio e gas non spariranno dal mix energetico, almeno per i prossimi anni
“Nonostante il passaggio di alcuni paesi verso un futuro Net Zero, la domanda di petrolio e gas rimarrà significativa nei prossimi anni, come mostrato nel grafico 6. Molti economisti prevedono che il picco della domanda di petrolio probabilmente si verificherà a metà degli anni ’30, seguito da un lungo periodo di plateu” aggiunge l’esperta. Per far fronte alla crescita dei paesi emergenti, infatti, la domanda di energia crescerà del 50% fino al 2050: da sole, le rinnovabili non potranno stare al passo di questi ritmi incalzanti, stando all’Amministrazione Statunitense per l’Informazione Energetica.
Discorso a parte per il gas naturale, invece: “dato che questa materia prima emette circa la metà delle emissioni di CO2 rispetto al carbone, essa servirà come fonte energetica in tutto il periodo di transizione, specialmente per quei mercati emergenti che non saranno in grado di spostarsi direttamente dall’economico carbone alle costose rinnovabili. Ecco perché l’Ue ha classificato il gas naturale come una fonte sostenibile” conclude Hottner.