L’italiano medio, single senza figli, percepisce una retribuzione annua lorda pari a 33.492 euro. I “cugini” francesi incassano invece 43.438 euro, mentre per gli spagnoli si parla di 30.237 euro
Sulla parità di genere l’Italia non avanza, anzi. Il gender pay gap resta sostanzialmente invariato rispetto al 2023 al 15,2%, continuando a gonfiarsi al crescere della qualifica di inquadramento
I salari crescono più dell’inflazione. Secondo l’Osservatorio 2024 di WTW, che ha analizzato circa 750 aziende italiane, lo scorso anno le retribuzioni degli italiani sono cresciute mediamente del 3,5%. Allo stesso tempo, con un’inflazione dell’1,1%, i salari reali (ovvero la quantità di beni e servizi che un lavoratore può acquistare sul mercato con quanto effettivamente percepito in busta paga) risultano in crescita del 2,4%. Si tratta di un dato lievemente inferiore rispetto alle stime diffuse in occasione della ricerca del 2023, che ipotizzava un +3,8% sul 2024. E che si confronta con un quadro europeo piuttosto eterogeneo.
L’impatto dell’inflazione sui salari
Come risulta evidente dal grafico sottostante, il Belgio riporta livelli identici di crescita mediana e inflazione (3,5%). Di conseguenza, la crescita reale delle retribuzioni risulta pari allo 0%. Segue la Svezia, dove le retribuzioni reali sono cresciute di appena lo 0,3%, e la Spagna, con il +0,7%. A registrare l’aumento della retribuzione reale più consistente sono i Paesi Bassi che, a fronte di una crescita mediana del 6% e un’inflazione al 2,7%, riportano una crescita reale pari al 3,3%. Sul podio anche la Germania, con un incremento dei salari reali del +2,2%.
Fonte: Osservatorio 2024 di WTW
Stipendi: componente fissa al +4%
Tornando all’Italia e accantonando l’inflazione, gli esperti di WTW segnalano come negli ultimi 24 mesi la componente fissa delle retribuzioni sia cresciuta di oltre il 4% per tutte le categorie contrattuali, con un picco del +4,8% per gli impiegati. Quanto alla retribuzione totale annuale, che include anche elementi variabili come i bonus, l’incremento nei 12 mesi si attesta al +5,1%. Lo studio evidenzia tra l’altro che nell’ultimo triennio, dal 2021 al 2024, le retribuzioni medie dei dirigenti sono salite del 16%. Per quadri, impiegati e neolaureati si parla invece rispettivamente del 12%, 8% e meno del 5%. L’analisi per settori mostra al primo posto healthcare e pharma, con un aumento della componente fissa del +5,1%. In crescita anche l’automotive (+3,9%), nonostante le crisi interne che hanno travolto il comparto lo scorso anno. Ad avanzare di più sul fronte della retribuzione variabile sono invece la vendita di beni al consumo (+5,6%) e il pharma (+5,9%).
Le donne guadagnano il 15,2% in meno
Sulla parità di genere l’Italia non migliora, anzi. Il gender pay gap resta sostanzialmente invariato rispetto al 2023 al 15,2%, continuando a crescere al crescere della qualifica di inquadramento: se tra gli operai si attesta infatti al 3,4%, tra i dirigenti sale al 9,6%. Le donne guadagnano oltre il 20% in meno rispetto agli uomini nel settore dei servizi finanziari, che si qualifica come il comparto con i livelli di differenze retributive di genere più elevati, affiancato dall’automotive con circa il 25%. Sul versante opposto in termini di gender pay gap ci sono il settore dei trasporti (meno del 10%), quello delle risorse naturali (meno del 10%) e infine pharma ed healthcare (12%).
Lo stipendio medio in Italia e nel mondo
Per il confronto a livello globale sugli stipendi, consideriamo l’ultimo rapporto Ocse dal titolo Taxing wages che evidenzia come l’italiano medio, single senza figli, percepisse nel 2023 una retribuzione annua lorda pari a 33.492 euro. I “cugini” francesi incassano invece uno stipendio medio di 43.438 euro lordi annui, mentre per gli spagnoli si parla di 30.237 euro. Ben distanti gli statunitensi che, dall’altra parte dell’Oceano Atlantico, vantano uno stipendio lordo pari a 67.264 dollari, ovvero poco più di 65mila euro; per non parlare degli svizzeri, che guadagnano mediamente 102.141 franchi, pari a oltre 108mila euro. In questo contesto, l’Italia occupa tra l’altro la quinta posizione per incidenza di tasse e contributi sociali sul costo del lavoro (pari al 45,1%) dopo Belgio (52,7%), Germania (47,9%), Austria (47,2%) e Francia (46,8%).
Fonte: Taxing wages, Ocse
Verso nuove regole sulla trasparenza retributiva
Intanto, continua a scorrere il countdown dell’entrata in vigore della Eu pay transparency directive, la nuova direttiva sulla trasparenza retributiva approvata in via definitiva dal Parlamento europeo nel 2023. A partire dal 2027, tutte le aziende con oltre 50 dipendenti saranno tenute a fornire informazioni sulle buste paga e a intervenire laddove il divario retributivo di genere superi il 5%. La direttiva include anche risarcimenti per le vittime di discriminazione retributiva e ammende per i datori di lavoro inadempienti. Stando a un’altra analisi di WTW condotta su oltre 500 aziende a livello europeo per un totale di circa 13 milioni di dipendenti, il 66% ha avviato valutazioni sul tema. Una percentuale che sale al 75% per le pmi italiane. Ma non mancano perplessità. Nel Belpaese, infatti, il 18% delle aziende afferma che l’assenza di un sistema di classificazione dei livelli di carriera chiaro e diffuso in tutta l’organizzazione rallenta l’adozione di programmi di trasparenza retributiva. Inoltre, il 33% ritiene sia necessaria una revisione delle politiche di gestione e progressione retributiva.
Quanto guadagna chi lavora nel settore bancario e assicurativo? Qual è lo stipendio medio di un avvocato? Scopri qui tutti i dati, settore per settore:
Quanto si guadagna in finanza? Gli stipendi per ruolo e esperienza
Quanto guadagnano avvocati e commercialisti in Italia?
Quanto guadagnano cfo, responsabili amministrativi e revisori?
Stipendi: quanto guadagna chi lavora nel marketing
(Articolo aggiornato il 15 gennaio 2025)