Oltre il 30% degli italiani non ha un consulente degli investimenti e quindi preferisce fare da sé o parcheggiare i soldi sul conto corrente.
Tendenzialmente il costo di una consulenza finanziaria indipendente si aggira intorno all’1% + iva del patrimonio del cliente sotto consulenza.
Ogni risparmio ha la sua gestione. La propensione al risparmio degli italiani ha favorito, nel tempo, diverse strade a monte degli investimenti. Questo ha generato un certo interesse per i prodotti assicurativi, scelti soprattutto per proteggere il capitale o per garantire una certa sicurezza economica agli eredi dell’assicurato. Ma per un portafoglio a basso rischio è meglio affidarsi a un assicuratore con, ad esempio, una polizza Vita o affidarsi a un consulente per una asset allocation personalizzata? Per rispondere a questa domanda dobbiamo innanzitutto capire la differenza e passare in rassegna vantaggi e svantaggi. Solo così potremmo capire cosa si addice alle nostre esigenze di investitori/risparmiatori.
La strada delle polizze
Chi stipula una polizza vita può beneficiare di alcuni vantaggi come ad esempio:
–la possibilità di versare delle quote aggiuntive oltre a quelle previste dal contratto, così da far crescere il capitale accantonato.
-la possibilità , in caso di rivalutazione, di vedere anno dopo anno una crescita costante del capitale, soprattutto quando l’orizzonte temporale è molto ampio.
-la possibilità di esentare questa cifra dalle tasse di successione: anche perché escono dall’asse ereditario.
-la possibilità di intestarle a persone diverse dagli eredi.
-la possibilità che le polizze che rientrano nel ramo 1 (ossia i contratti rivalutabili) siano anche esenti dall’imposta di bollo dello 0,20%.
Gli svantaggi di investire in polizze vita
D’altro canto, non mancano gli svantaggi:
-I costi sono piuttosto elevati: comprendono il cosiddetto caricamento, le spese di gestione ed eventuali costi aggiuntivi, come quello previsto per il riscatto anticipato.
-Sono uno strumento poco flessibile, perché offre limitate possibilità di personalizzazione.
-La detrazione prevista è solo del 19% e riguarda solo la parte del premio versato che copre il caso morte, che però rappresenta solo una parte minoritaria rispetto alle altre voci.
La strada della consulenza
Oltre ai prodotti assicurativi e quindi alla figura dell’agente esiste anche quella del consulente finanziario. Oggi, oltre il 30% degli italiani non ha un consulente degli investimenti e quindi preferisce fare da sé o parcheggiare i soldi sul conto corrente. Ma la figura del consulente finanziario è spesso sottovalutata.
Il consulente finanziario svolge un’analisi accurata della situazione del suo cliente, dal punto di vista fiscale ed economico, per comprenderne i bisogni presenti e futuri; studia le alternative presenti sul mercato; è sempre presente per rispondere a domande e dubbi del cliente propone una pianificazione finanziaria personalizzata, che meglio si adatti ai bisogni del cliente; è in grado di gestire la documentazione; aggiorna periodicamente il cliente sulla sua situazione per ottimizzare le operazioni; è sempre preparato e aggiornato sui mercati.
In sostanza dunque affidarsi a un consulente significa:
–avere un punto di riferimento.
-affidarsi a un esperto con un’esperienza consolidata nel tempo.
– hanno a disposizione di un più ampio ventaglio di soluzioni, ma possono accedere a portafogli d’investimento cuciti su misura in base alle loro esigenze.
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I costi
Tendenzialmente il costo di una consulenza finanziaria indipendente si aggira intorno all’1% + iva del patrimonio del cliente sotto consulenza. Per un patrimonio di 200.000 euro si pagano quindi in media 2.000 euro più iva, annui. Alcuni consulenti richiedono il pagamento anticipato (in unica tranche oppure dilazionato), altri no. Alcuni consulenti inoltre applicano costi diversi in base agli strumenti finanziari utilizzati in consulenza (es. se il portafoglio è 100% azionario, alcuni consulenti arrivano anche al 2-3% +iva).
Le tendenze
In base ai dati raccolti da Natixis IM, il 59% dei millennial ha un consulente finanziario professionale, più di quanto dichiarino i rappresentanti della Generazione X (56%) e quelli dei baby boomers (48%). Il 48% dei millennial si concentra più sulla gestione del rischio che sulla capacità di un fondo di battere i benchmark (priorità soltanto per il 26% degli intervistati). Il 60% dei millennial ritiene che la volatilità del mercato metta a rischio la possibilità di raggiungere gli obiettivi di risparmio e pensionamento.