Se i nomi di Jan Brueghel il Vecchio, Rubens e Van Dyck qualcosa certamente ci dicono, smuovendo ricordi e immagini dai libri di storia dell’arte, probabilmente Clara Peeters (Anversa, 1594 – 1657?) non sortisce lo stesso effetto. Eppure Peeters fu un’importante – per quanto oscura – pittrice pioniera nel genere della natura morta e una delle poche donne attive come professionista nell’Europa della prima età moderna, nel medesimo contesto geografico e storico dei colleghi sopracitati.
Oggi più che mai ci interessa raccontare la sua storia perché è un esempio concreto delle restrizioni e dei pregiudizi diffusi tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo nei confronti delle donne artiste, in un sistema dell’arte profondamente maschilista e patriarcale che voleva solo gli uomini al centro di ogni campo e, in quanto tale, merita di essere conosciuta.
Perché le nature morte? La passione di Clara Peeters nei confronti del genere – relativamente modesto – delle nature morte non è casuale. È, infatti, il risultato dei molti limiti imposti dalla società e dalla cultura contemporanea alle artiste. Se eri donna nel ‘600 e sapevi dipingere non eri libera di raffigurare ciò che volevi. Non avevi libero accesso alla conoscenza, non eri libera di “andare a bottega”, luogo frequentato prettamente da uomini e, quindi, disdicevole per una donna, e non eri neanche libera di imparare a disegnare la figura umana da modelli dal vivo. Per questo motivo, le prime donne artiste – che o provenivano da famiglie nobili o di pittori – erano costrette a dipingere ciò che osservavano all’interno delle mura domestiche.
Ma la particolarità di Peeters, che la rende unica e speciale oltre a essere un manifesto del suo spirito libero, è che amava autoritrarsi nei suoi dipinti, sulle superfici riflettenti, metalliche o lucide, degli oggetti presenti nelle composizioni. Come nella Natura morta con pesci, una candela, carciofi, granchi e gamberi del 1611 ca., dove un occhio attento potrà scovare la figura dell’autrice specchiata nel coperchio nero della brocca in alto a destra o, ancora, in Natura morta con fiori, calice in argento dorato, frutta secca, dolci, grissini, vino e brocca in peltro dello stesso periodo, in cui Peeters appare tre volte sul calice dorato e quattro sulla caraffa di peltro, dandoci l’illusione di vederla effettivamente mentre lavora. Tale volontà di autoaffermazione del proprio status di artista era un gesto forte per l’epoca e pertanto rivoluzionario, come a dire: io esisto, l’ho dipinto io!
Clara Peeters, Still Life with fish, a candle, artichokes, crab and prawns (1611).
Courtesy Museo Nazionale del Prado Madrid
Dettaglio. Clara Peeteres, Still Life with fish, a candle, artichokes, crab and prawns (1611).
Courtesy Museo Nazionale del Prado Madrid
L’artista
A parlare per lei sono i suoi quadri che ci forniscono informazioni biografiche importanti. Sebbene si sappia poco della sua vita e quel poco sia dedotto dai suoi lavori, i documenti indicano che Clara Peeters fu battezzata ad Anversa nel 1594 e vi si sposò nel 1639. I primi dipinti a olio, risalenti al 1607 e al 1608, sono immagini dettagliate su piccola scala rappresentanti cibi e bevande. La straordinaria abilità tecnica e cura realistica al dettaglio con cui questa giovane artista eseguiva tali opere suggerisce che dovesse essere stata formata da un maestro pittore. Questi, sebbene non vi siano prove documentali sulla sua formazione artistica, sembra essere Osias Beert, un noto pittore di nature morte di Anversa.
Clara Peeters, Still Life with Cheeses, Artichoke and Cherries (c. 1625).
Courtesy Los Angeles County Museum of Art, gift of Mr. and Mrs. Edward W. Carter.
Clara Peeters, Still Life with Cheeses, Artichoke and Cherries (c. 1625).
Courtesy Los Angeles County Museum of Art, gift of Mr. and Mrs. Edward W. Carter.
Perché Anversa?
In uno scritto del 1635 è descritto un suo dipinto, conservato nella collezione d’arte di Amsterdam, che recita: “un banchetto di zucchero dipinto nel 1608 da una donna Claer Pieters di Anversa.” A indicarci Anversa come luogo di provenienza e di lavoro è anche il fatto che almeno sei dei supporti utilizzati per i suoi dipinti recano segni di quella città, oltre a includere quasi sempre un coltello d’argento decorato sulla cui lama è impresso il marchio della città fiamminga e la firma dell’artista.
Dettaglio. Clara Peeters, Table with a cloth, salt cellar, gilt tazza, pie, jug,
porcelain dish with olives, and roast fowl (1611)
L’opera
Eleganti e sontuose composizioni di selvaggina, fiori esotici, pesci, uccelli e rapaci, crostacei, conchiglie, melograni, formaggi, torte, carciofi, frutta secca e, ancora, argenteria, porcellane finemente decorate, monete d’oro e tessuti preziosi, il tutto disposto su sporgenze strette e con sfondi scuri. Sono i soggetti prediletti delle minuziose opere di Clara Peeters che hanno anche la straordinaria capacità di riflettere e raccontarci la cultura e le tradizioni alimentari ed economiche del tempo.
Una produzione limitata sia nel numero di pezzi che dal punto di vista temporale. Realizzati tra il 1607 e il 1621, attualmente solo 39 dipinti portano la sua firma o un’iscrizione con il suo nome, la restante parte probabilmente è andata perduta.
L’opera Tavola con tovaglia, saliera, tazza dorata, crostata, brocca, piatto di porcellana con olive e pollame arrosto (ca. 1611) fu menzionata per la prima volta nel 1746 nella collezione reale spagnola, oggi parte della collezione permanente del Museo del Prado di Madrid.
Clara Peeters, Table with a cloth, salt cellar, gilt tazza, pie,
jug, porcelain dish with olives, and roast fowl (1611).
Courtesy Museo Nazionale del Prado Madrid
Cibo e stoviglie giacciono su un tavolo coperto da un prezioso panno damascato di lino a pieghe quadrate, con un motivo di disegno visibile in tonalità chiare e scure, una tipologia di biancheria da tavola che veniva esportata dai Paesi Bassi meridionali al resto d’Europa. I piatti in peltro, l’elaborata tazza dorata, il bicchiere da birra, la saliera a cilindro d’argento inciso, la pagnotta che si specchia e riflette sul piatto e l’elaborato coltello con il sopracitato marchio di Anversa e dove è incisa la sua firma, così come la saliera e il piatto in porcellana Kraak che contiene le olive sono elementi che si ripetono anche in altri quadri di Peeters e ci suggeriscono la tavola di una famiglia ricca e ordinata.
Con eccezionali abilità descrittive, ma rese in stile sobrio e realistico, le porcellane e gli alimenti conferiscono alle nature morte di Peeters una prospettiva cosmopolita. La ceramica Kraak, ad esempio, fu prodotta per l’esportazione durante il regno di Wanli (1573 – 1620) e dei suoi successori nella provincia cinese di Jiangxi, e fu recuperata a Bruxelles dagli arciduchi Isabella Clara Eugenia, figlia di Filippo II di Spagna, e il cugino Alberto d’Austria, sovrani dei Paesi Bassi meridionali e in scala minore anche ad Anversa. Ancora, la brocca di colore chiaro sul retro è un modello di recipiente prodotto a Siegburg, nella regione del Reno, nella Germania occidentale, mentre le olive sono originarie della Spagna meridionale e sud-occidentale, considerate un lusso nel nord Europa perché nutrienti e utili per stimolare l’appetito. Le arance poi provenivano tradizionalmente dall’Italia o dalla penisola iberica e venivano utilizzate per preparare conserve e salse, o per insaporire le carni in fase di cottura (questo spiegherebbe la presenza dell’alimento a questo banchetto).
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Al centro del tavolo è collocata una grande crostata di pastafrolla con bordi decorati che, irrimediabilmente, instaura una relazione formale con i motivi frastagliati della superficie della brocca posta sullo sfondo. Alla fine del XVI secolo le torte passarono dall’essere contenitori usa e getta di ripieni a elaborati alimenti con coperture a traliccio, progettati per essere completamente consumati. Erano fatti con farina fine e avevano acqua e burro come ingredienti base, con all’interno una farcitura di carni, pesci o frutta.
Il Museo del Prado di Madrid è proprietario anche del sopracitato capolavoro Natura morta con fiori, calice in argento dorato, frutta secca, dolci, grissini, vino e brocca in peltro (ca. 1611). Un bilanciamento attento, e solo all’apparenza casuale, di diversi oggetti e prodotti alimentari, disposti frontalmente e con intento realistico. Come detto, l’artista non rinuncia anche qui al vezzo di autorappresentarsi più volte all’interno del dipinto, sottolineando la sua straordinaria qualità tecnica e spirito innovativo.
Clara Peeters, Still life with Cheeses, Almonds and Pretzels (1615). Courtesy Mauritshuis
Per la maggior parte realizzato a mano libera, tuttavia la precisione e la regolarità di alcuni oggetti indica anche l’utilizzo di stencil o ausili meccaniciEsattamente al centro del pannello, un calice in argento dorato con alle spalle un grande vaso in terracotta bianca di produzione faentina contenente fichi secchi, uvetta, mandorle e zucchero candito, una scelta che ci fa pensare a una tavola invernale. Sullo sfondo un bicchiere scanalato Façon de Venise, tipico di Anversa e realizzato dai soffiatori di vetro italiani, mentre il vino rosso – simbolo di vanitas – era importato, probabilmente dalla Francia, dall’Italia o dalla Spagna. Il pretzel rotto e mezzo mangiato ci suggerisce che qualcuno si sia già seduto a questa tavola, contribuendo a far sembrare reale l’illusione rappresentata nel dipinto. Infine, l’immagine a infrarossi del quadro fornisce alcuni interessanti indizi sul metodo di lavoro di Peeters. Per la maggior parte realizzato a mano libera, tuttavia la precisione e la regolarità di alcuni oggetti indica anche l’utilizzo di stencil o ausili meccanici. L’artista fiamminga inizia tracciando a matita nera una linea lungo l’asse verticale della tela che, nel caso specifico, coincide con il calice in argento dorato e prosegue riportando altre linee dall’alto verso il basso al fine di costruire il proprio scheletro prospettico.
Riconoscimenti e mercato
Le prove documentali indicano che Clara Peeters godette di un certo grado di successo di critica internazionale nel XVII e XVIII secolo, seguito da un raffreddamento di interessi nel XVIII e XIX secolo, a causa principalmente della rarità delle sue opere sul mercato, per poi riprendersi nel corso del XX secolo, grazie ad acquisizioni museali e al supporto di pubblicazioni accademiche. Tra queste, il pionieristico catalogo ragionato a firma di Pamela Hibbs Decoteau (1992), tutt’oggi strumento fondamentale per la verifica dell’autenticità dell’opera di Peeters.
Oltre al Museo Nazionale del Prado di Madrid, i dipinti della Maestra delle nature morte hanno trovato casa nelle collezioni del Rijksmuseum, Amsterdam (1903); dell’Ashmolean Museum, Oxford (1939); del Staatliche Kunsthalle Karlsruhe (1943); del National Museum of Women in the Arts, Washington (1986) e, poco dopo l’alba del nuovo millennio, del Los Angeles County Museum of Art (2003) grazie alla generosità dei coniugi Edward W. Carter.
Clara Peeters, Still Life with Flowers, a Silver-gilt Goblet, Dried Fruit,
Sweetmeats, Bread sticks, Wine and a Pewter Pitcher. Courtesy Museo Nazionale del Prado Madrid
Tuttavia, il ruolo di Peeters come grande pittrice si è rafforzato pienamente solo negli ultimi vent’anni con una maggiore consapevolezza del contributo significativo apportato alla storia dell’arte dalle artiste. Nel 2016, la prima mostra monografica dedicata al suo lavoro è stata allestita congiuntamente dal Koninklijk Museum voor Schone Kunsten (Anversa) e dal Museo del Prado (Madrid). Sono, inoltre, proseguite le acquisizioni da parte dei musei: Mauritshuis, L’Aia (2012); National Gallery of Art, Washington (2018) e, più recentemente, Metropolitan Museum of Art, New York (2020).
Da una produzione piuttosto ridotta, non può che derivare un’attività di mercato altrettanto limitata ma non per questo meno interessante da approfondire. Negli ultimi 36 anni, i dipinti di Clara Peeters sono apparsi in asta solo 44 volte, per lo più ripartiti nelle piazze di Londra e New York. La sua migliore performance all’incanto si deve alla tavola Rose, gigli, un’iris e altri fiori in un vaso di terracotta, con un vaso di garofani e una farfalla su un ripiano, venduta da Christie’s New York il 10 giugno 2022 per ben $1,2 milioni. Dipinta nel 1612 – anno d’oro per l’artista in cui sviluppa un proprio stile indipendente – è molto probabilmente la prima e unica natura morta a includere due recipienti, oltre all’iconico mazzo di fiori con circa 30 boccioli di 8 specie diverse. Un capolavoro che sarà possibile ammirare fino al 4 febbraio 2024 nella prossima mostra Woman Maestra promossa dal museo madrileno Thyssen-Bornemisza.
Clara Peeters, Roses, lilies, an iris and other flowers
in an aerthenware vase, with a pot of carnations and a
butterfly on a ledge (1612). Courtesy Christie’s NY
In copertina: Clara Peeters, Still Life with Flowers, a Silver-gilt Goblet, Dried Fruit, Sweetmeats, Bread sticks, Wine and a Pewter Pitcher. Courtesy Museo Nazionale del Prado Madrid