Investimenti strategici in cultura: monitoraggio e valutazione

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Una riflessione sul monitoraggio e la valutazione degli investimenti per strategie e politiche culturali efficaci, anche alla luce delle risorse del Pnrr

Da un lato, è possibile affermare che sia assodato il ruolo della cultura quale driver dello sviluppo sostenibile, nel contesto del raggiungimento dei Sustainable Development Goals (o “SDGs”) che compongono l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile definita dall’ONU; dall’altro, sono ancora poco diffuse metodologie universalmente applicabili alle progettualità culturali in grado di determinare quale sia effettivamente il contributo della cultura allo sviluppo sostenibile e al benessere della società nel suo complesso.
Tali metodologie sono necessarie per testimoniare fattualmente in che misura gli investimenti in cultura siano in grado di rispondere alle esigenze delle comunità di riferimento e conservare il patrimonio materiale e immateriale a beneficio delle generazioni future, nonché mantenere alto il livello di qualità e attrattività dell’offerta culturale del territorio, in grado di generare indotto economico e benessere sociale. I risultati di tali analisi garantirebbero anche valutazioni in merito alla capacità della cultura stessa di promuovere diversità, inclusione sociale e coesione, attraverso progettualità variegate e accessibili, soprattutto nell’odierno contesto sociale, ancora fortemente influenzato dagli effetti della pandemia.

Queste considerazioni valgono ancor di più alla luce delle politiche e strategie definite per la ripresa dalla crisi sociale ed economica innescata dalla pandemia. Con particolare riferimento all’Unione Europea, la risposta alla crisi pandemica è arrivata con il Next Generation EU (NGEU), strumento temporaneo ideato per “riparare i danni economici e sociali immediati causati dalla pandemia di coronavirus per creare un’Europa post COVID-19 più verde, digitale, resiliente e adeguata alle sfide presenti e future.. Il NGEU, per cui sono stati previsti fondi per quasi 807 miliardi di euro (750 miliardi di euro a prezzi del 2018), rappresenta un’opportunità imperdibile per orientare i flussi di capitali a strategie maggiormente sostenibili, per favorire non soltanto la ripresa, ma anche e soprattutto un cambio di passo a livello internazionale. Nell’ambito del NGEU, l’Unione europea ha stanziato 191,5 mld di euro per il PNRR italiano, di cui quasi 6,7 miliardi di euro sono stati destinati alla cultura, sommando le risorse previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e dal Piano strategico Grandi attrattori culturali nel Fondo Complementare per “incrementare il livello di attrattività del sistema turistico e culturale del Paese attraverso la modernizzazione delle infrastrutture, materiali e immateriali. Il PNRR riconferma che il patrimonio culturale è veicolo di crescita economica e sociale.

Altro elemento da considerare è la Riforma del Terzo Settore, che ha reso obbligatoria la redazione di un Bilancio Sociale per determinate categorie di Enti del Terzo Settore, che devono seguire le linee guida adottate con il Decreto del Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali del 4 luglio 2019. Il Bilancio Sociale mette a disposizione degli stakeholder dell’organizzazione informazioni circa le attività svolte e i risultati sociali conseguiti dall’ente nell’esercizio, rappresentando un prezioso strumento di dialogo e trasparenza nei confronti dell’esterno, adottabile anche volontariamente dagli Enti non obbligati da normativa.
Anche alla luce della rilevanza attribuita alla cultura dal PNRR e alla trasparenza informativa sempre più richiesta dal Legislatore, si stanno creando le condizioni per approfondire il rapporto con i propri stakeholder e misurare gli impatti generati sul territorio in relazione allo sviluppo sostenibile. Infatti, a causa delle limitate risorse a disposizione di molte realtà del settore, tuttavia, sono ancora poche le organizzazioni culturali che avviano strategie di monitoraggio e valutazione degli investimenti e di comunicazione del proprio ruolo sociale che vadano oltre quanto previsto da normativa o a documenti sintetici di reportistica finanziaria.

Eppure, l’analisi degli impatti generati attuali e potenziali può non soltanto consentire di indirizzare le risorse verso quelle iniziative che portano maggior beneficio al contesto di riferimento, ma anche contribuire ad attrarre finanziamenti degli investimenti.

Per effettuare analisi sugli impatti generati, le organizzazioni culturali e creative possono ispirarsi alle Linee guida per la redazione del Bilancio Sociale degli Enti del Terzo Settore, ma trarre anche spunto dal settore profit. Primario obiettivo può essere l’avvio, anche in forma sintetica, di attività di reporting volte ad analizzare le performance “ESG” dell’organizzazione, ossia gli impatti generati da un punto di vista Environmental, social e governance. L’analisi delle variabili connesse a temi quali le risorse umane, le comunità locali, i rapporti con la pubblica amministrazione o con i fornitori, nonché l’impegno nei confronti dell’ambiente, possono accrescere la consapevolezza su quale sia il valore (diretto, indiretto e indotto) generato a beneficio delle comunità locali e degli stakeholder di riferimento, favorendo così processi di miglioramento continuo.  

Per tali attività di reporting possono essere adottati standard riconosciuti a livello internazionale per il reporting non finanziario (prevalentemente del settore profit), tra cui i GRI Standards, pubblicati dal GRI (Global Reporting Initiative). Si tratta di veri e propri standard di reporting (o linee guida) volti a definire un linguaggio comune con cui presentare agli stakeholder le informazioni utili a prendere decisioni maggiormente informate. I GRI Standards conducono alla pubblicazione di report che vadano ad approfondire le modalità di gestione e le performance relative ai temi ESG “rilevanti” (i “temi materiali”). Esempi di temi materiali per il settore culturale potrebbero essere la “Qualità e sicurezza di prodotti e servizi”, la “Gestione responsabile della catena di fornitura”, la “Valorizzazione delle risorse umane” e la “Mitigazione degli impatti ambientali”, da analizzare secondo le richieste degli indicatori GRI associabili a questi temi.

Questi Standard possono essere arricchiti da KPI specifici, sviluppati in base alle caratteristiche dell’organizzazione, traendo anche spunto da altri framework riconosciuti a livello internazionale, come Culture 2030 Indicators”, framework di indicatori tematici definiti con l’obiettivo di misurare e monitorare il contributo della cultura agli obiettivi dello sviluppo sostenibile. Nonostante tale framework sia destinato prevalentemente a decisori politici, è infatti possibile trarre ispirazione dai suoi indicatori tematici, per andare a considerare la cultura sia come settore di attività a sé stante, sia come elemento trasversale agli stessi SDGs. “Un esempio applicativo, che unisce il framework UNESCO ai GRI Standards, è quello adottato per la redazione di un report volto ad illustrare gli impatti generati da Parma Capitale Italiana della Cultura 2020+21. Grazie al lavoro congiunto del team di Parma 2020+21 e Deloitte, è stato infatti creato un framework di indicatori ispirati all’UNESCO ma ove possibile allineato a specifiche richieste dei GRI Standards, con l’obiettivo di rendere intelligibile e comparabile la performance del programma culturale cittadino”, precisa Valeria Brambilla presidente del Consiglio di Amministrazione di Deloitte & Touche S.p.A.

È inoltre utile ricordare che le attività di reporting non finanziario possono essere migliorate mediante analisi condotte con metodologie di misurazione dell’impatto, come il Social Return on Investment, che può essere utilizzato per misurare l’impatto di un’intera organizzazione, ma anche su progetti e iniziative specifici, fornendo un modo per stimolare sostenitori e donatori a sostenere le attività dell’organizzazione.

Tutte queste metodologie si basano su confronto, engagement e dialogo con tutti gli stakeholder, creando occasioni per indagarne e approfondirne i legittimi bisogni e le aspettative, favorendo il rafforzamento delle capacità della cultura di generare impatti positivi per la società e per lo sviluppo sostenibile.

In conclusione, quindi, la pubblicazione periodica di dati e informazioni favorisce il rafforzamento delle relazioni con gli stakeholder, contribuisce al miglioramento delle performance sociali e accresce la trasparenza delle organizzazioni, costituendo un possibile stimolo agli investimenti in cultura, ossia un elemento di possibile attivazione di circoli virtuosi a favore della crescita della collettività, in termini sia economici che sociali.

È quindi opinione di chi scrive auspicare ad un ulteriore diffusione di metodologie di reporting volte ad accrescere la capacità della cultura di costituire un driver per lo sviluppo sostenibile.

Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), 2021.

Fonte: https://europa.eu/next-generation-eu/index_it.

Ministero della Cultura, CULTURA – Next Generation EU – Recovery and resilience plan, 2021, https://www.governo.it/sites/governo.it/files/PNRR_CULTURA.pdf.

Il Codice del Terzo Settore prevede tale obbligo per tutte le imprese sociali, le cooperative sociali e imprese sociali di diritto, devono adempiere a tale obbligo; nonché per gli altri enti del Terzo settore con ricavi, rendite, proventi o entrate comunque denominate superiori ad 1 milione di euro e per i centri di servizio per il volontariato, indipendentemente dalle dimensioni economiche della loro attività.

Gli articoli pubblicati sono stati realizzati da giornalisti e contributors di We Wealth e vengono forniti a Poste Premium a scopo informativo.

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