Il collezionismo è un animale dinamico che si muove ed evolve nel tempo: se addomesticarlo è un’ardua impresa, conoscerlo a fondo è essenziale per comprenderne il valore. Non solo storico-artistico, ma anche sociale, emotivo e – ultimo ma non per importanza – patrimoniale. E sempre più spesso anche ambientale. Così il punto di vista degli artisti, le vicende del mercato dell’arte e il funzionamento del sistema stesso, oltre che le storie personali di collezionisti appassionati, rappresentano testimonianze degne di essere raccontate (e udite). Anche nel caso in cui si desiderasse stimare l’impatto di questa singolare pratica su società, ambiente ed economia, atto sempre più importante anche in ottica di sostenibilità. Tematiche, queste, al centro della tavola rotonda Collezionare l’arte contemporanea, organizzata da Banca Generali durante l’ultima Milano Art Week alla GAM Galleria d’Arte Moderna e moderata da Maria Ameli, Head of wealth advisory della private bank del Leone. Ospiti d’eccezione: Luca Bombassei, Collezionista, architetto e Direttore di Venice International Foundation, Vincenzo De Bellis, Direttore fiere e piattaforme espositive di Art Basel e Renato Pennisi, International senior specialist, Director modern and contemporary art di Christie’s Italia. Ecco di cosa di è parlato.
Dove viene prodotta (e apprezzata) l’arte contemporanea?
È una domanda sempre più presente, nel mondo del collezionismo contemporaneo, quella circa l’indebolimento della capacità di innovare degli artisti occidentali, come se essi avessero perso la propria voce – e rilevanza – a favore di culture e luoghi non ancora così esplorati dal sistema dell’arte. È anche la domanda posta da Ameli a De Bellis, da anni viaggiatore del mondo per lavoro, secondo cui “anche per ragioni storiche il Sud del nostro globo è un territorio poco frequentato e considerato, nonostante sia ricco di artisti straordinari. Le cose stanno fortunatamente cambiando, ma volente o nolente il sistema dell’arte è tutto occidentale: suoi sono i parametri con cui viene definita la qualità e, di conseguenza, spesso anche il valore delle opere. Vi è quindi forte necessità di esperti capaci di raccontare e promuovere la nuova arte senza incorrere nel pericolo di importazione culturale”. Concorda Pennisi, il quale ricorda come l’Asia e soprattutto Hong Kong rappresentino oggi “il terzo polo più importante per Christie’s. Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito a una forte crescita del mercato e del collezionismo nell’area, che attualmente possiedono un’attitudine fortunatamente slegata dallo spirito colonialista che li caratterizzava in passato”.
Dove fruire (e acquistare) l’arte contemporanea?
Cambiano così i luoghi dell’arte, ma si trasformano anche i canali attraverso cui essa viene fruita e acquistata. È ad esempio il caso delle fiere d’arte, “che rappresentano oggi veri e propri catalizzatori culturali e non più semplici occasioni di scambio commerciale” continua De Bellis. “Si pensi alla Biennale di Venezia, ma anche al Fuorisalone e all’Art Week milanese, divenuti spazi di aggregazione tra pubblico e privato in cui i confini tra la fiera e la città si dileguano grazie a palinsesti ed eventi offsite sempre più ricchi. Con il risultato di espandere l’influenza e l’importanza della cultura sul tessuto economico del territorio”.
Courtesy Banca Generali
Chi colleziona l’arte contemporanea?
A mutare, inoltre, non sono più solo i luoghi dell’arte, ma anche i collezionisti stessi, sottolinea Ameli. Sia in quanto a preferenze che a identikit: “il collezionismo è un animale dinamico, che si muove ed evolve nel tempo” precisa Pennisi. “Si pensi all’incremento delle aste online, che ha aperto un nuovo canale di compravendita per gallerie e case d’aste, oltre al crescente interesse nei confronti di beni da collezione come gli orologi o il vino (e in generale tutto il comparto luxury), categorie che hanno reclamato la propria indipendenza e si affiancano oggi a quelle più storiche”.
Una dinamica in parte causata anche dal trasferimento di ricchezza in corso a favore delle nuove generazioni, per cui il collezionismo rappresenta un atto per differenziarsi dalle proprie famiglie. Esemplificata alla perfezione da Bombassei: “ho respirato il gesto del collezionare fin da bambino, ma all’antiquariato e all’arte antica che impreziosiva la casa dei miei genitori ho sempre preferito la creatività contemporanea. Attraverso la mia professione di architetto ho poi l’occasione di lavorare con molti collezionisti appassionati di questo genere e anche grazie a loro scopro nuovi artisti. Sempiterno il mio interesse per Francesco Vezzoli (la cui opera Comizi di non amore – The prequel (Contestant n.3: Marianne Faithfull è appena stata acquisita da Banca Generali nell’ambito del progetto BG ARTALENT, ndr), un’artista dall’invidiabile cultura capace di destabilizzare il pubblico e stimolarlo sempre. È proprio in questa diversità, dal mio punto di vista, che risiede la bellezza del collezionismo. Anche nell’approccio verso la propria collezione e la scelta di condividerla con il mondo esterno, di nasconderla o di valutarne l’impatto anche dal punto di vista dell’investimento, oltre che da quello puramente estetico e sociale” precisa Bombassei.
Da sinistra a destra: Luca Bombassei, Renato Pennisi, Maria Ameli e Vincenzo De Bellis.
Courtesy Banca Generali
Come comprendere se l’arte contemporanea può essere un investimento?
Un discorso valido sia per i singoli cittadini che per le imprese. Quanto ai primi, “osserviamo un interesse sempre maggiore da parte dei nostri clienti verso i servizi di advisory offerti da Banca Generali, in partnership con società di elevato standing nel settore” spiega Ameli. In questo senso, l’Art & Passion Investments Advisory di Banca Generali si fonda sull’esigenza di supportare il cliente in una decisiva e trasparente operazione di consapevolezza del proprio patrimonio artistico di cui spesso si conosce il valore estetico ma non quello economico. Patrimonio artistico che non riguarda esclusivamente le opere d’arte in senso stretto, ma che comprende un ampio spettro di beni collezionabili, dal vino al design fino alle auto d’epoca”.
Qual è l’impatto dell’arte contemporanea?
Non solo: “notiamo un crescente interesse da parte delle organizzazioni che detengono beni culturali o promuovono iniziative culturali per la misurazione e la comunicazione dell’impatto sociale ed economico derivante dalle proprie attività” continua Ameli. “Su questi temi si concentra l’Osservatorio sull’Arte e Iniziative Culturali come Risorse per la Sostenibilità Sociale, importante iniziativa condotta dall’ITIR – Institute for Transformative Research dell’Università di Pavia insieme a ARTE Generali e Deloitte Private e sostenuta anche da Banca Generali. I dati delle prime indagini mostrano come solo il 38% delle organizzazioni intervistate conosce (e solo il 7% applica) il framework del quadro UNESCO Cultura | 2030, che promuove la definizione del valore dei beni artistici e la loro integrazione all’interno delle asset class delle aziende nell’ottica dell’Agenda europea per lo sviluppo sostenibile. Tuttavia, sempre queste indagini mostrano che il 74% di queste organizzazioni sarebbe interessato a misurare il proprio impatto sociale e il 60% quello economico. In questo scenario, il focus di Banca Generali è promuovere tra gli imprenditori l’adozione di una rendicontazione sulla sostenibilità che valorizzi le iniziative ambientali, sociali e di buona governance. È infatti essenziale aumentare la comprensione e la consapevolezza degli Obiettivi di sviluppo sostenibile per aiutare le organizzazioni culturali ad apprezzarne l’importanza” conclude l’esperta della private bank del Leone.
In copertina: Luigi Ontani, Gigante et Gigolos (1990). Courtesy Sotheby’s.