L’anno nero dell’arte
Se è vero che per investire, anche in beni da collezione, bisogna attendere che i prezzi siano convenienti, allora forse questo potrebbe essere l’anno buono per cominciare. La considerazione emerge guardando al Wealth Report 2025 di Knight Frank, agenzia immobiliare di lusso che ogni anno dirama un dettagliato rapporto (anche) sull’andamento dei rendimenti dei beni da collezione su cui investire, altrimenti detti pleasure asset. La consueta tabella dei rendimenti illustra senza ombreggiatura alcuna che la metà degli attivi presi in considerazione ha restituito un ritorno negativo. E il Knight Frank Luxury Investment Index (KFLII), l’indice che riunisce i rendimenti medi di tutti i collezionabili di anno in anno, ha registrato un calo del 3,3%. La motivazione di fondo è che i tassi di interesse sono saliti, con la conseguenza che gli investitori hanno dirottato le loro preferenze su asset più liquidi, come azioni e bond.
L’altra faccia della medaglia è che potrebbe essere il momento di comprare.
La maglia nera spetta al segmento delle opere d’arte: il rendimento a un anno è stato del -18,3%. Peggio della crisi Covid, quando la contrazione era stata del 17%. Il volume delle vendite delle case d’asta (Christie’s, Sotheby’s, Phillips) si è ridotto, segnando un -48% rispetto al favoloso 2022. Nel comparto dell’arte, si sono registrati alcuni movimenti degni di nota. La quota di arte contemporanea sul totale è salita 38% (dal 31% del 2021), mentre l’arte ultra contemporanea giovane è salita dal 10% al 13% nello stesso periodo. Cresce la rilevanza delle artiste donne, che nel 2024 hanno rappresentato il 33% delle vendite in asta di arte post-bellica e il 56% delle vendite di arte ultra contemporanea.
Geograficamente, è New York che continua a dominare il mercato dell’arte, cui accorre il 62% del valore totale delle vendite d’asta nel 2024. Segue Londra con il 21%, la sua quota più elevata negli ultimi quattro anni.
(e degli spiriti)
Sostanziosa anche la battuta d’arresto del vino e dei distillati, benché non a doppia cifra: -9,1%, simile a quella del whisky (-9%), per il quale però il trend discendente era iniziato nel 2023. Il whisky da collezione ora vale il 19,3% in meno rispetto a quanto non valesse nel 2022. Fermo restando il contesto di minor appetibilità finanziaria dei pleasure asset, Tom Burchfield di Liv-ex (principale piattaforma di scambio del vino da investimento), individua la discesa in: un eccesso di offerta; un rallentamento della domanda cinese; un cambiamento nelle abitudini di consumo delle nuove generazioni, meno inclini delle precedenti a collezionare bottiglie pregiate. Motivazioni condivise in parte con il segmento dei whisky, che scontano stock eccessivi.
Raffreddamento in corso anche per i mobili d’epoca (-2,8%) e i diamanti colorati (-2,2%).
I migliori beni da collezione per investire (performance 2024)
Prime della classe sono state le borse di lusso (+2,8%). In particolare la Hermès Birkin in pelle nera Togo si è confermata regina, uno degli investimenti più solidi tra i beni di lusso a detta degli analisti di Art Market Research, sulle cui analisi si basa il Wealth Report di Knight Frank.

Seguono poi gioielli (+2,3%), monete da collezione (+2,1%) e i sempre amatissimi orologi (+1,7%). A sorpresa, rialzano timidamente la testa le auto d’epoca (+1,2%) dopo aver attraversato un mercato fortemente orso nel 2023 e nella prima metà del 2024.
Investire nei beni di lusso e da collezione è una scelta che paga nel lungo periodo?
Storicamente, investire in beni da collezione ha offerto rendimenti addirittura superiori ai mercati azionari, essendo questi attivi scarsamente correlati con le crisi finanziarie. In particolare, secondo il luxury index di Knight Frank, un ipotetico investimento di un milione di dollari nel 2005 in pleasure asset, sarebbe valso a fine 2024 5,4 milioni di dollari. La stessa cifra investita nell’S&P 500 avrebbe raggiunto i 5 milioni di dollari. Partita chiusa allora, sul lungo periodo vincono i pleasure asset? Niente affatto. I dati mostrano che la crescita dei rendimenti si è concentrata nei primi anni del periodo analizzato, con un netto rallentamento negli ultimi cinque anni. Si pone un tema di sostenibilità.
Certo il principale motore dell’acquisto di oggetti da collezione non è il ritorno economico, ma la passione personale. Almeno per la maggior parte degli acquirenti. L’unica zona del mondo in cui è preponderante la volontà di investire è l’Asia. Non a caso era stata proprio la domanda asiatica a foraggiare la crescita sensazionale dei rendimenti da pleasure asset, whisky, vino, arte (e borsette) in primis.
Cosa succederà ai pleasure asset nel prossimo futuro?
Si assisterà a una maggiore selettività negli investimenti, privilegiando quei beni che dimostrano una domanda sostenibile e una reale scarsità. Se in passato dominava la speculazione, asserisce il report, oggi si sta facendo largo un approccio più conservativo. Ulteriori riduzioni di esposizione ai beni di lusso potrebbero aversi in settori come l’arte e il whisky. Il boom delle piattaforme digitali sta modificando profondamente il mercato del collezionismo grazie ad accessibilità e trasparenza. Soprattutto le piattaforme stanno spingendo nuovi investitori a entrare nel settore, e nuovi segmenti di investimento potrebbero nascere. Si rafforzerà il gusto per collezionabili alternativi come nft, sneakers rare e memorabilia legati alla cultura pop. Alla fine, la dimensione del piacere e dell’esperienza personale potrebbe prevalere su quella di investimento. Questa attitudine corroborerebbe una stabilità dei prezzi nel lungo termine, lasciando al margine gli intenti speculativi.