La notizia è arrivata in una torrida domenica del luglio 2023. Il 16 del mese. Jane Birkin, ineguagliata icona del femminino sensualmente androgino del ‘900, è scomparsa a Parigi all’età di 76 anni. Al di là della sua carriera cinematografica e musicale (non è questa la sede per percorrerla), è inevitabile ricordare che l’attrice britannica naturalizzata francese da dato il nome a una delle uniche due borse considerabili davvero un (pleasure) asset: la Birkin, appunto. Di Hermès. L’altra borsa-asset è quella – della medesima maison – dedicata a Grace Kelly. Ma come fu che la leggenda ebbe inizio?
Hermès Birkin, un po’ di storia
Era il 1984. La versione ufficiale della leggenda racconta che Jane Birkin fosse sullo stesso volo di Jean-Louis Dumas, presidente di Hermès (1978-2006), seduta di fianco a lui. L’attrice aveva una con sé una borsa Hermès, ma si lamentò con il creativo di non trovarne una adatta alle sue esigenze di eleganza e comodità. Fu così che Dumas ne creò una pensata appositamente per lei: capiente, rettangolare, morbida e spaziosa, “con un profilo levigato e cuciture a punto sellaio”, battezzandola con il suo cognome – che del resto pareva fatto apposta. In un’intervista la stessa Birkin raccontò che il designer prese la di lei borsa e gliela rese qualche settimana dopo, modificata. Come che sia andata, era nata la Birkin. Una borsa che nella sua versione base è fatta di un cuoio (liscio o grainé) trattato con concia interamente vegetale, elemento che conferisce alla vache naturale una finitura trasparente, che con il tempo assume la caratteristica patina.
Rendimenti e quotazioni della borsa dedicata a Jane Birkin
Il modello base ben presto diventò tela per la creatività degli stilisti di Hermès e degli artisti. E il cuoio spesso dovette lasciare posto a coccodrillo, rafia, tela di jeans. Attualmente il prezzo di partenza in boutique – per i modelli basici e di minori dimensioni – è di 8000 euro. Ma a salire praticamente non esistono limiti. Più i modelli si fanno preziosi o ricercati per il design, più i prezzi salgono, fino ad arrivare a centinaia di migliaia di euro. La borsetta Birkin più costosa mai battuta in asta è ancora oggi una Birkin Matte White Himalaya Niloticus Crocodile Diamond in coccodrillo e oro 18 carati con diamanti, aggiudicata da Christie’s Hong Kong nel 2016 per il corrispettivo di 380.000 dollari. Quando si tratta di acquistare una Birkin però, la questione principale non è il prezzo, ma il tempo di attesa, che può variare dai due ai cinque anni. Quando si ha la fortuna di possederne una allora, è bene sapere come prendersene cura o se è il caso di metterla all’asta, giacché solo lei e la sua “collega” Kelly sono le borsette degne di nota nelle aste più prestigiose, quelle che registrano rendimenti da vero asset alternativo: il luxury investment index di Knight Frank identifica per il 2022 quotazioni in aumento del 15% a 12 mesi e del 74% a 10 anni.
Birkin Matte White Himalaya Niloticus Crocodile con metalleria in palladio
3 punti di attenzione quando si acquista una Birkin da collezione
Alice Léger, specialista delle borse Hermès, Artcurial, ci aveva ribadito nella sede milanese della casa d’aste che quando si parla di borsette Hermès ai fini del collezionismo e/o dell’investimento si parla «solo di Birkin e Kelly, i pezzi più iconici della maison». Quando si acquista una di queste borse sul mercato secondario, data la quasi impossibilità di acquistarne una in negozio, è fondamentale «prestare attenzione alle condizioni della borsa, naturalmente. Poi, al suo anno di fabbricazione: più l’anno è recente, più l’articolo sarà costoso. Alle dimensioni: in questo momento le borsette più ricercate e costose sono quelle più piccole. Anche la tipologia del pellame conta, ma qui entra in gioco il gusto personale».
È possibile utilizzare una Birkin anche se da collezione?
«Certamente: è, appunto, una borsa. Bisogna farlo con estrema cura, evitando i giorni di pioggia e in generale l’acqua. Poi, quando non la si indossa, è bene riporla nella sua scatola, nel suo sacchetto, facendo in modo che non perda la forma».
Vale la pena mettersi in lista d’attesa in boutique sperando che poi il nostro acquisto aumenti di valore negli anni successivi?
«Dipende, non sempre è così. Se si tratta di una capsule collection allora sì, ne vale la pena».
Birkin Hermès: quali colori conviene acquistarne ai fini della rivendita?
«Le rosa e le verdi si vendono facilmente. Il marron e il giallo risultano invece leggermente meno facili da rivendere».
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