- Ray Dalio: “Se Washington dovesse imporre sanzioni ad altri paesi la domanda estera di Treasury potrebbe subire una contrazione”
- Per Jamie Dimon le probabilità che la politica monetaria resti invariata o addirittura si inasprisca sono più alte di ciò che si crede
I guru della finanza lanciano l’allarme sugli Stati Uniti, tra debito fuori controllo, alti tassi di interesse e tensioni geopolitiche. Primo fra tutti Ray Dalio, fondatore dell’hedge fund Bridgewater Associates, che in un’intervista rilasciata al Financial Times ha manifestano i suoi timori sulle potenziali conseguenze dell’elevato indebitamento sui Treasury. Ma non solo.
A turbare Dalio è anche l’indebolimento della domanda a fronte dell’offerta, in particolare da parte degli investitori internazionali “preoccupati dal quadro del debito e dalle possibili sanzioni”, dichiara al quotidiano economico-finanziario britannico. Se Washington dovesse imporre sanzioni ad altri paesi – dopo averlo fatto con la Russia successivamente all’invasione dell’Ucraina – la domanda estera di Treasury potrebbe subire una contrazione. Tra i rischi identificati da Dalio c’è poi la crescente probabilità di quella che definisce una “guerra civile”, indicata come un’accelerazione della polarizzazione politica americana radicalizzatasi negli ultimi decenni. Per il miliardario le elezioni di quest’anno saranno le più importanti della sua vita e determineranno se i rischi da lui individuati, che includono anche il cambiamento climatico e l’impatto di un uso più diffuso dell’intelligenza artificiale, andranno fuori controllo. Le presidenziali, in altre parole, saranno “un test” per capire “se la democrazia può ancora funzionare bene”.
Jamie Dimon: “Mercati troppo ottimisti”
Anche il numero uno di JpMorgan, Jamie Dimon, si unisce al coro di voci che mettono in guardia dai pericoli del debito pubblico americano. Intercettato mercoledì da Sky News, l’amministratore delegato ha affermato di sperare che il governo a stelle e strisce si concentri sulla riduzione del deficit prima che i mercati finanziari lo costringano a farlo. In altre parole, a un certo punto il problema andrà affrontato, ma se lo si farà dopo la reazione del mercato probabilmente le condizioni per farlo saranno “molto più scomode”, avverte Dimon. A Bloomberg Tv ha poi dichiarato che i mercati sono troppo ottimisti sull’inflazione, sui tassi di interesse e sull’economia statunitense. “Penso che l’inflazione di fondo (che misura l’aumento dei prezzi escludendo energetici e alimenti freschi, ndr) potrebbe non scomparire nel modo in cui le persone si aspettano”, ha detto Dimon in occasione della JpMorgan global markets conference. “Ci sono molte forze di fronte a noi che potrebbero mantenere l’inflazione un po’ più alta di quanto ci si attende”: tra queste, la transizione energetica, le tensioni geopolitiche, l’aumento delle restrizioni commerciali e la situazione fiscale.
Usa: S&P 500 e Nasdaq ai massimi storici
Intanto, S&P 500 e Nasdaq hanno toccato i massimi storici mercoledì, dopo che i dati sull’inflazione Usa hanno alimentato le speranze di vedere più di un taglio dei tassi da parte della Federal Reserve quest’anno. Per Dimon si tratta però di “un sacco di chiacchiere”. A suo avviso, le probabilità che la politica monetaria resti invariata o addirittura si inasprisca sono più alte di ciò che si crede. In più, l’ottimismo su un atterraggio morbido dell’economia è eccessivo, secondo il ceo. Fatte queste premesse, tenuto conto dei rischi in aumento che Washington dovrà affrontare, secondo Dalio gli investitori dovrebbero iniziare a diversificare i loro portafogli oltreoceano. “I paesi che guadagnano più di quanto spendono, che hanno ottimi bilanci, che vantano un ordine interno e sono neutrali nei conflitti geopolitici appaiono interessanti”, osserva, indicando India, Singapore, Indonesia, Malesia, Vietnam e alcuni Stati del Golfo. Anche l’oro, conclude Dalio, potrebbe rappresentare una buona componente di diversificazione.