L’oro è il più antico sinonimo di ricchezza. Investire in oro, tuttavia, non è un metodo molto efficace per arricchirsi. Un portafoglio ampiamente diversificato in azioni, ad esempio, tende a valorizzarsi molto più in fretta, se si osservano i risultati nell’orizzonte di anni. Piuttosto, l’oro viene considerato come uno dei più importanti beni rifugio, perché questo metallo prezioso riesce a mantenere il suo valore anche negli scenari storici più difficili. Anzi, come vedremo, più è alto il timore su possibili sconvolgimenti politici o finanziari, più l’oro tende ad essere un riparo richiesto – il che tende ad aumentarne il valore.
A differenza di quanto comunemente si pensa, l’oro non è solamente un’opzione per conservare valore in una cassaforte.Negli ultimi 10 anni, il 42% della domanda di oro è stato destinato a utilizzi pratici: nella gran parte dei casi, è stato impiegato nell’oreficeria, oppure in dispositivi tecnologici o medici, si legge nella guida strategica sull’oro aggiornata a fine marzo dal World Gold Council (Wgc), un’associazione specializzata che fornisce alcuni dei report più seguiti mercato dell’oro a livello internazionale.
“Tutto questo tende a stabilizzare il valore di questo metallo, che oscilla meno della gran parte degli indici azionari (ad esempio, l’oro tende a calare quando c’è fiducia sul fatto che le azioni saliranno e viceversa), ma anche ai cicli economici (un aumento della domanda industriale sostiene l’oro). Tutto questo tende a stabilizzare il valore di questo metallo, che oscilla meno della gran parte degli indici azionari, anche se è bene essere consapevoli che l’oro può anche avere forti oscillazioni nel suo valore.
Perché investire in oro
Avere oro in portafoglio offre migliori garanzie di mantenimento del valore nelle circostanze più difficili, come recessioni globali, guerre o crisi inflattive. Chi dovesse aver bisogno di denaro in quei frangenti potrebbe veder protetto il potere d’acquisto delle somme investite in oro, al contrario di quanto accade con la liquidità, il cui potere d’acquisto si riduce con l’aumento del costo della vita, e al mercato azionario, che sconta sul valore dei titoli il fatto che le aziende incasseranno meno denaro per via della crisi.
Per dimostrare queste affermazioni, il Wgc ha presentato due dati a supporto. Dal 1971 in avanti (anno in cui la convertibilità del dollaro in oro è stata abbandonata) il prezzo dell’oro è cresciuto più infretta dell’inflazione statunitense e globale. In particolare, negli anni in cui l’inflazione è stata compresa fra il 2 e il 5%, l’oro ha guadagnato l’8% in media – con risultati ancor migliori negli anni in cui l’inflazione è stata superiore al 5%.
Per quanto riguarda gli anni contrassegnati da forti crisi, il Wcg ha confrontato le performance dell’oro con quelle dell’indice azionario globale e quelle dei Buoni del Tesoro Usa: i risultati hanno mostrato come l’oro tenda a “battere” sempre le azioni in questi particolari frangenti e quasi sempre anche i Treasury. L’esempio più recente si è osservato nel calo combinato di azioni e obbligazioni del 2022, che ha colpito duramente i portafogli: l’oro, in questo contesto difficile, ha quantomeno mantenuto e leggermente aumentato il suo valore (anche se non abbastanza da coprire l’inflazione anomala di quell’anno).
Il fatto che sulla lunga distanza l’oro possa coprire dall’inflazione e che si muova in controtendenza rispetto alle azioni e, ultimamente, anche alle obbligazioni, permette di ottenere un miglior rendimento corretto per il rischio. Con questo concetto si intende, in parole semplici, che a parità di rendimento il valore del portafoglio nel tempo è oscillato di meno – riducendo il rischio di venderlo in perdita.
Un investimento nell’orizzonte compreso fra il 2003 e il 2023 avrebbe avuto un rendimento corretto per il rischio del 63,3% in un portafoglio diversificato in cui l’oro fosse assente, mentre si sale al 66,9% se in portafoglio fosse stato inserito un 5% di oro. In assoluto, l’inserimento dell’oro avrebbe aggiunto mediamente un 0,1% di performance in più ogni anno. Questi dati indicano come l’oro, più che aiutare ad aumentare le performance in assoluto, dia una mano a ridurre la volatilità del portafoglio.
Di conseguenza, un portafoglio molto sbilanciato sull’oro tende a salire di valore in modo più lento, ma contiene i momenti di peggior ribasso: sta al singolo investitore decidere quanto può tollerare una perdita, anche temporanea, nel valore dei suoi investimenti.
In una logica più opportunista, l’oro diventa più attraente in condizioni di inflazione alta e forte tensione internazionale: una combinazione che, lo scorso marzo, ha spinto l’oro su livelli record.
Oro, azioni e obbligazioni: capire e sfruttare le differenze
Supponiamo di possedere fisicamente una moneta d’oro. In quanto oggetto, non esiste un rapporto che colleghi l’investitore al rischio di una controparte: l’unico rischio diverso da un suo possibile calo di prezzo è quello del furto o dello smarrimento. Il rovescio della medaglia è che, chi possiede oro non riceve alcun flusso di rendimento: dall’altra parte, infatti, non c’è una controparte che ricompensa l’investitore per aver partecipato al rischio dell’impresa (tramite il possesso di un’azione), o per averle prestato del denaro (obbligazione).
Nel caso del Btp, ad esempio, il rischio che lo Stato italiano possa rivelarsi insolvente viene compensato con il pagamento di cedole. La diversificazione attraverso investimenti in una varietà di azioni e obbligazioni, ad esempio attraverso fondi o Etf, consente di distribuire il rischio tra diverse controparti. Tuttavia, come osservato in precedenza, questo non esclude che il valore delle azioni o delle obbligazioni nel loro complesso possa scendere anche di molto in alcune circostanze. La maggioranza degli investitori, comunque, non rinuncia a queste due componenti fondamentali del portafoglio, che di solito pesano molto più dell’oro.
Ci sono momenti in cui l’attrattiva dell’oro diminuisce in favore di azioni e obbligazioni. E’ evidente, infatti, che durante periodi di ottimismo e crescita economica, le azioni diventano più allettanti. L’altro fattore da tenere in considerazione, poi, sono i rendimenti delle obbligazioni che, in modo simile all’oro, costituiscono una parte più tranquilla del portafoglio. In particolare, i momenti in cui i tassi d’interesse sono elevati e le obbligazioni offrono buoni rendimenti, gli investitori tendono a spostarsi dall’oro ai bond – in particolare verso quelli che non pongono particolari preoccupazioni sulla capacità di restituzione di chi li emette, come i Buoni emessi dal Tesoro americano.
Investire in oro, il senso strategico per punti
- L’oro è una componente difensiva del portafoglio, che storicamente ha protetto dall’inflazione e che tende mantenere o guadagnare valore quando le azioni e i bond lo perdono
- L’oro fisico non paga flussi di reddito come cedole e dividendi, ma non ha rischi di controparte: è un oggetto e per definizione non può fallire
- L’oro tende a guadagnare meno valore rispetto alle azioni nel lungo periodo e, per la maggioranza dei portafogli, ricopre una parte minoritaria del portafoglio rispetto ad azioni e obbligazioni
- I momenti in cui gli investitori preferiscono aumentare l’oro in portafoglio è quando si prevede un calo nei rendimenti delle obbligazioni, quando aumentano i rischi politici internazionali, quando l’aspettativa sull’andamento delle azioni è negativo per via di crisi economiche e finanziarie
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