Elezioni Usa: Biden vs Trump, sfida aperta anche sui mercati

Chi vincerà le prossime elezioni presidenziali statunitensi? Ma soprattutto, quanto peso hanno le elezioni americane sull’economia? Mentre prevedere il vincitore è impossibile, il passato può suggerire come si muove il mercato in queste situazioni

Il 2024 sembra un anno spartiacque a livello globale dal punto di vista politico, con più di 4 miliardi di elettori che si recheranno alle urne. Ma i cambiamenti politici, soprattutto quelli più inaspettati, hanno spesso un impatto sul mercato. Il 5 novembre si terranno le elezioni più attese dell’anno, ovvero le presidenziali statunitensi che vedranno da una parte il presidente in carica, Joe Biden, e dall’altra l’ex presidente Donald Trump.

Speculare su chi potrebbe vincere ha un’utilità solo limitata, per gli investitori potrebbe invece essere più interessante capire cosa potrebbe succedere agli asset prima, durante e dopo le elezioni, basandosi su quello che è accaduto durante le sessioni elettorali precedenti.


Democratici o repubblicani, azionario o obbligazionario: qual è l’accoppiata vincente?

Guardando ai rendimenti reali annualizzati degli asset chiave negli ultimi 100 anni, sembra chiaro che il partito che è al potere definisce il vantaggio o lo svantaggio di un asset sull’altro.

Dalle analisi di Man Group risulta, infatti, che i democratici favoriscono il mercato azionario, mentre i repubblicani quello obbligazionario. Questo perché il Partito repubblicano ha la fama di portare avanti politiche da falco, in quanto il suo principale obiettivo è quello di pareggiare il bilancio. D’altro canto, i democratici sono conosciuti per investire ingenti quantità di denaro in incentivi sempre nuovi.

In tal senso, anche il settore delle materie prime tende a sovraperformare sotto un governo blu, basti pensare agli investimenti nell’Inflation Reduction Act che ha promosso con forza Biden. Ad esempio, guardando alla storia, per il settore delle commodity, i primi giorni del nuovo governo democratico sono particolarmente buoni, con rendimenti del 33% dopo vittorie risicate e del 22% in vittorie più ampie.


Cosa succede prima e dopo le elezioni ai mercati?

È interessante analizzare i movimenti del mercato in periodi di elezioni e, dalle analisi del team di Man Group, a fare davvero la differenza non è il partito che vince, bensì, quanto la competizione è serrata e il risultato inaspettato.

Infatti, sembra che quando la vittoria è scontata, raramente il mercato ha dovuto affrontare grandi sconvolgimenti. Questo perché l’unica cosa che spaventa il mercato è l’incertezza, sapere chi vincerà prima le elezioni, permette di trovare un nuovo equilibrio, senza particolari sconvolgimenti.

Questo è chiaro guardando agli ultimi cento anni: quando i repubblicani vincono senza grandi sorprese, il mercato obbligazionario cresce, ma debolmente, quando la vittoria è inaspettata, la crescita è invece molto più rapida.

Ovviamente esistono eccezioni che confermano la regola, come il marcato sell-off obbligazionario avvenuto subito prima e subito dopo la vittoria di Reagan nel 1980. In questo caso, gli ultimi splendori inflazionistici degli anni ’70 si sono dimostrati un forte vento contrario per il mondo dei bond.

In ogni caso, spiega Henry Neville, Portfolio Manager di Man Solutions, “in un’elezione incerta è più probabile che la bilancia del mercato penda in un senso o nell’altro una volta definito il risultato. L’esempio delle borse all’indomani delle vittorie di misura dei democratici è particolarmente degno di nota, con un movimento dal 2% al 31%”.

Per quanto riguarda il segmento value, questo tende a registrare buone performance nei sei mesi successivi alle elezioni, indipendentemente da chi vince e con quale margine. Probabilmente questo dipende dal sollievo che segue le votazioni e la transizione, solitamente pacifica, al potere.

Mercato azionario rally pre elezioni, per quanto durerà?

Sembra che in periodo di elezione, i titoli azionari siano destinati a salire nei sei mesi precedenti e, anche quest’anno, non sta deludendo le aspettative, con un super rally partito a gennaio. Ma, basandoci sui dati storici, l’umore per questo asset dovrebbe rimanere alto anche nei sei mesi subito successivi al voto.

Nello specifico, solo in sei dei ventiquattro casi presi in analisi (dal 1925 ad oggi), i titoli azionari sono scesi nel semestre successivo al risultato. Inoltre, in tutti questi casi erano presenti motivazioni di fondo: dalla bolla DotCom, al crollo del secondo dopoguerra, passando anche per lo scandalo del Watergate.

La volatilità, da essere abbastanza alta e imprevedibile prima del voto, si abbassa drasticamente una volta che i risultati sono resi pubblici, come in preda ad un sollievo post-elettorale. La volatilità non si abbassa però così drasticamente con i governi democratici, secondo l’espero questa eccezione “ha a che fare con l’aumento delle incognite in cui un partito che, almeno per reputazione, è più attivista, tenta di attuare in cambiamento attraverso una burocrazia divisa”.

Elezioni 2024: chi vincerà?

Le elezioni presidenziali che si terranno il 5 novembre sembrano molto combattute, con margini particolarmente stretti. Ad oggi, sembra che Trump abbia una probabilità di vittoria del 45,5% contro il 44,4% di Biden. Insomma, sulla base della situazione odierna, la gara potrebbe essere particolarmente serrata.

Una sconfitta per Biden lo porterebbe ad aggiungersi alla lista molto esigua di presidenti che hanno preso l’elezione per il secondo mandato. Basti pensare che dal 1854, solo nove candidati si sono fermati ad un solo mandato e, in tutti questi casi, vi era una recessione a fare da sfondo. Quest’anno sarà differente? I candidati sono pronti, i risultanti incerti, ma il mercato sembra essere pronto.

VUOI SAPERE COME POSIZIONARTI SUI MERCATI E PROTEGGERE IL TUO PORTAFOGLIO IN MOMENTI INCERTI?

Compila il form ed entra in contatto gratuitamente e senza impegno con l’advisor giusto per te grazie a YourAdvisor.

Articoli correlati