Sara Ricciardi è una delle designer italiane più riconosciute del momento a livello nazionale e internazionale. Nata a Benevento, vive e lavora a Milano dove ha avviato il suo studio “Pataspazio” che rappresenta a livello estetico e concettuale, la sua visione poliedrica e onirica.
Eccelsa collezionista di oggetti bizzarri e instancabile ricercatrice, Sara ha conseguito i suoi studi tra Milano, Istanbul e New York laureandosi nel 2015 presso la Naba – la Nuova Accademia di Belle Arti, nel dipartimento di Product Design.
Lo Studio Sara Ricciardi si occupa di progettazione di prodotto e creative direction, ma non solo. Grazie al suo approccio profondamente narrativo e poetico, la designer realizza infatti pezzi unici per gallerie di collectible design, performance, installazioni e progettazione di interni. Altro elemento caratterizzante dei lavori di Sara è la capillare ricerca sui materiali e sulle tecniche di lavorazione che spaziano con ampiezza in collaborazione con i grandi maestri dell’artigianato italiano.
Carriera
Nella sua carriera Sara ha ottenuto grandi riconoscimenti. Tra i suoi progetti di successo: i vasi realizzati con il ceramista Nicolò Morales per DoppiaFirma nel 2017, la collezione “Best of Italy” per Coin Casa e l’allestimento del concept store “Eden” nel negozio Luisaviaroma di Firenze durante Pitti 2019, in occasione del lancio della capsule collection del brand Attico.?Sara Ricciardi è stata inoltre selezionata da Wallpaper e Panerai tra i finalisti di Next Designer Generator, mentre La Triennale di Milano l’ha inserita nella lista delle “Donne del design contemporaneo italiano”, nella mostra “Women in Design”. Tra i brand per cui ha collaborato troviamo: Visionnaire, Houtique, Coin Casa, Culti, Giorgetti, Dolce & Gabbana Home. Sara Ricciardi fa parte del collettivo “The Ladies’ Room” insieme alle designer Agustina Bottoni, Ilaria Bianchi e Astrid Luglio con le quali crea progetti sensoriali per varie gallerie. Insegna inoltre design relazionale e pratiche di co-progettazione presso la NABA e Domus Academy di Milano, e tiene corsi di riqualificazione urbana e workshop internazionali sul “Design thinking”.
Sara Ricciardi, The Vogue Closet. Ph credits FTFOTO
Fuori Salone 2023
In questo Fuori Salone 2023 abbiamo trovato le meravigliose opere di Sara sparse un po’ ovunque: l’installazione progettata per “The Vogue Closet”, la “Luminaria” per Dolce e Gabbana Home, l’installazione performativa “Human Mandala” in 5Vie, fino a “La Grande Bellezza”, omaggio alla natura che si risveglia a Palazzo Litta nata dall’incontro fra OMA e Starhotels con l’obbiettivo di valorizzare il grande patrimonio italiano che ha portato Sara a realizzare una collezione di prodotti di altissimo artigianato, marchiati Starhotels.
Sara ci ha accompagnati così attraverso un viaggio esperienziali nelle forme, nei colori, nei materiali e nei movimenti. L’ approccio scenografico ed elegante di Sara, connotato da una naturale ironia e da un linguaggio empatico ci dona ogni volta, attraverso alle sue creazioni, una visione estetica che molto si avvicina al “racconto” veicolando un nuovo messaggio di ricerca poetica e formale. Abbiamo avuto il piacere di intervistare Sara per farci raccontare qualcosa in più sulla sua ultima esperienza durante la Design Week 2023 e sulla sua visione del design.
Camere x Karpeta Texturae. Ph credits Luca Rotondo
Cosa ti porti a casa dalla Milano design week 2023?
Molte nuove domande e grandi soddisfazioni! Sono felice che anche quest’anno con il mio studio siamo riusciti ad esplorare vari ambiti di progettazione come: il design relazionale attraverso l’installazione Human Mandala per 5vie, le performance dell’Accademia della Scala nonché i cori polifonici come le Virgo Vox e Alterati in Chiave. Con il progetto “Luminaria” per Dolce & Gabbana casa, curato da Federica Sala, ho esplorato la sperimentazione materica. Ho poi presentato l’installazione “La Grande Bellezza” per Starhotels in cui ho curato l’intera collezione per la tavola in collaborazione con le migliori eccellenze artigiane italiane. Ho progettato l’installazione “The Vogue Closet” per Vogue Italia e le nuove collezioni di carte da parati e tappeti per Texturae e Karpeta. Amo molto fondere interior, scenografia, prodotto e performance. E nel contempo mi pongo molti quesiti utili su come migliorare ed essere attuale, rendendo efficienti gli sforzi e riuscendo a creare un dialogo tra le persone.
Da dove e quando nasce il tuo legame/passione per il design?
Non avevo esattamente una passione per il design in quanto tale, non sapevo neanche che esistesse come parola nella mia vita da adolescente entusiasta a Benevento. All’età di 17 anni, intercettai questa persona che era venuta a parlare di “design” nella mia scuola e che ci disse: Il design è ciò che vi consente di mettere in una forma i vostri pensieri. Progettare significa gettare fuori – rendere comprensibile in maniera tridimensionale un pensiero e lì, proprio mentre stavo studiando il Demiurgo di Platone, mi innamorai di questa definizione. Sono molto legata a questa disciplina che ha fatto sì che una narrativa, un racconto diventasse iconico ovvero che prendesse vita formalmente. È un processo che amo.
Cos’è per te la creatività?
Un muscolo che va allenato quotidianamente, non è un talento, è proprio una maniera di guardare le cose. La creatività è lo sguardo che si allarga, si slabbra, ruota e ridefinisce, bisogna essere capaci di trasformarsi, mettersi in discussione, contrarsi, svilupparsi e così la creatività si alimenta e si ingrandisce. Ci vogliono molta energia, tempo, sforzo e dedizione. Tra sudore, passione e fiducia lei, la creatività, arriva a suggerirti sempre nuovi modi e soluzioni.
La grande bellezza x Starhotels. Ph credits Cartacarbone
Qual è la scintilla che accende il tuo fuoco creativo, la ghianda da cui si sviluppa la tua poetica e il tuo lavoro, come direbbe Hillman ?
Il mio fuoco viene alimentato costantemente dalle persone, amo pensare che se disegno quello spazio è perché sia “il tuo palcoscenico di vita”, quella carta da parati testimonierà il tuo diventare madre, la litigata in salotto, quel vaso che vorrai in camera da letto ti procurerà piacere quando apri gli occhi, quell’installazione pubblica metterà in relazione e contatto le persone. Tutto ruota intorno al pensiero che ogni progetto sia una dedica e mi infuoca pensare che ciò che disegno sia solo un palcoscenico per le relazioni tra comunità di persone.
Qual è il tuo rapporto con il mercato del design e i collezionisti?
Ho deciso di non volermi addentrare nel comprendere bene né il mercato del design, né i collezionisti. Elaboro in studio molti progetti, li comunichiamo autonomamente e in maniera organica e naturale, il mercato risponde così come i collezionisti. Ogni progetto è quasi sempre custom e dà vita a un racconto speciale per ogni esigenza e persona. Ho collaborato con varie gallerie creando collezioni in serie limitata e produco vari pezzi per case e boutique. Fortunatamente, quando ti poni in maniera comprensibile il mercato risponde bene.
Fra tutti i progetti che hai realizzato, qual è a oggi quello che ti sta più a cuore?
Potresti scegliere chi preferisci fra i tuoi figli? Ognuno ha una sua storia, aneddoti, dinamiche straordinarie di gestazione, quindi non sceglierei un progetto nello specifico. Potrei raccontarvi del mio progetto con le karma B e il mondo straordinario delle drag queen, potrei parlarvi dei miei carretti mobili per lavori urbani, potrei parlarvi delle mie lavorazioni in vetro a Murano con maestri incredibili, ma invece vorrei suggestionarvi con ciò che vorrei fosse un nuovo progetto da avere a cuore. Sarei molto felice di veicolare i budget per le installazioni effimere del Salone del Mobile su progetti co-partecipati orizzontali per la riqualificazione di spazi urbani pubblici, per una bellezza collettiva da progettare insieme agli abitanti delle aree individuate, in cui pubblico e privato dialoghino meglio per il miglioramento del territorio. Vorrei che i miei prossimi progetti vertessero su quest’aspetto, che richiede chiaramente gestazioni più lunghe in quanto volte a una progettazione comunitaria e non da studio.
Luminaria x Dolce e Gabbana
Se fossi un materiale, quale saresti?
Oggi mi sento un marmo che si chiama Brown forest, molto venato, dove si vedono gli strati della sedimentazione della terra. È un materiale duro che custodisce un intreccio di tonalità di marroni e verdi, come pietre e foreste che donano un valore ancestrale accumulato nel tempo. Oggi sono questo.
Cosa pensi possa fare il mondo del design per proteggere il pianeta?
Il pianeta è molto più potente di noi, il design non devo proteggerlo, ma rispettarlo. La risposta è rispettare noi stessi e il nostro ecosistema trovando un equilibrio che ci metta in profonda connessione con ciò che ci circonda. Bisogna fare scelte materiche affini ai nostri territori, saper consumare meno e far durare le cose nel tempo. Conferire valore ed essere partecipi nelle scelte politiche e sociali. Per me vivere con questa consapevolezza del presente e di ciò che ci circonda determina un enorme presa di valore di ciò che abbiamo e di ciò che siamo.
Credo sia fondamentale lavorare sulla formazione degli studenti in merito a questo argomento e sul design thinking. Nei laboratori che tengo a livello nazionale e internazionale, propongo pratiche situazioniste, psicogeografiche e socio-politiche con lo scopo di attivare un nuovo grado di ascolto e di consapevolezza, educando alla visione del “progetto” come gestionale della “complessità”, questo mi fa sentire partecipe del cambiamento quotidiano del mondo.
The Vogue Closet. Ph credits FTFOTO
In copertina: The Vogue Closet. Ph credits FTFOTO.