Tutte le aziende sono soggette alla disruption causata dalla digitalizzazione e dall’automazione. La digitalizzazione ha portato con sé l’analisi dei big data e l’e-commerce, che a loro volta hanno dato il via a una crescente personalizzazione della domanda. L’automazione ad esempio ha migliorato l’efficienza dei laboratori. I tempi di adozione di nuovi prodotti sono molto più veloci di prima. In questo scenario, solo le società agili e innovative possono avere successo.
Ogni impresa dovrebbe investire in innovazione per crea- re un vantaggio competitivo sostenibile, che supporti la crescita e la redditività dell’azienda stessa.
Quanto dovrebbero investire in innovazione i risparmiatori e gli investitori istituzionali? A mio avviso, entrambi gli investitori dovrebbero considerare l’innovazione un pilastro della propria asset allocation. In un’Europa con una crescita anemica e una situazione politica sempre più complessa, ogni investitore con un orizzonte temporale di lungo periodo dovrebbe puntare sull’innovazione.
Quali sono i settori innovativi più interessanti in cui investire?
Sicuramente il settore sanitario: attrezzature, farmaci, soluzioni per incrementare l’efficienza di ospedali e laboratori. Ma vale la pena segnalare anche il settore alimentare e degli ingredienti per preparare il cibo, in particolare i prodotti salutistici, senza glutine e in generale più sani. Un altro settore ad alto tasso di innovazione è quello industriale: l’automazione delle fabbriche, i big data, l’industria 4.0, il segmento delle aziende green, attive nel riciclo, nell’economia circolare. Senza dimenticare la tecnologia, in particolare i software, la stampa 3D e le soluzioni IT per lo smartworking, la cybersecurity e la banda larga.
Quali paesi ospitano le aziende più innovative? Ha senso favorire quelle economie?
Siamo agnostici sulla provenienza geografica delle aziende, anche perché le società innovative tendono a essere leader globali nel loro settore. A livello di portafoglio, siamo esposti in particolare su Scandinavia e Germania.
Quali sono i criteri in base a cui scegliete le società innovative in cui investire?
Adottiamo un’analisi sia qualitativa che quantitativa. Sotto il profilo quantitativo, ci avvaliamo di parametri misurabili, quali intensità della Ricerca e sviluppo, capex, numero di brevetti e scienziati. Poi analizziamo ogni settore, nel dettaglio, identifichiamo le determinanti della crescita e infine scoviamo le società che non solo sono più innovative, ma che innovano nella giusta direzione con i loro prodotti o servizi.
Da un punto di vista tattico, quali settori potrebbero beneficiare maggiormente della crisi innescata dalla pandemia?
Nel breve e nel lungo periodo, ritengo ne beneficeranno il settore sanitario e la tecnologia. La prima per ovvi motivi: nel breve periodo serviranno vaccini e strumenti diagnostici e di monitoraggio sempre più sofisticati. Nel lungo periodo sarà necessario incrementare l’efficienza di ospedali e laboratori. Anche il settore tecnologico nel breve periodo sarà avvantaggiato: mi riferisco soprattutto alle società che offrono soluzioni per lo smartworking, come la banda larga, il controllo da remoto, la geo-localizzazione e i big data. Credo che questi due trend positivi nella tecnologia e nel settore sanitario siano destinati a restare protagonisti ancora a lungo.