Ubs ha archiviato il secondo trimestre del 2024 con un utile netto di 1,1 miliardi dollari, che porta il bilancio del semestre a un profitto di 2,9 miliardi. Il risultato del trimestre surclassa la previsione del consenso, a 528 milioni di dollari, trainando una robusta apertura di Borsa in Svizzera, con un rialzo arrivato a superare il 3%. Anche sul fronte dei ricavi il gruppo guidato da Sergio Ermotti ha realizzato 11,904 miliardi di dollari, superando la stima Lseg a 11,522 miliardi.
La banca svizzera ha sottolineato il “continuo slancio” nella clientela nella divisione Global Wealth Management con afflussi netti di asset pari a 26,9 miliardi di dollari. Nel mentre, gli asset investiti sono aumentati di 15 miliardi di dollari, raggiungendo un totale di 4.038 miliardi di dollari. Le spese operative della divisione sono aumentate del 27%, raggiungendo 5,183 miliardi di dollari, “principalmente a causa dell’inclusione delle spese di Credit Suisse e di un aumento delle compensazioni per i consulenti finanziari, dovuto ai maggiori ricavi che generano commissioni”.
L’integrazione con Credit Suisse è stata ufficialmente completata lo scorso maggio e il processo di riduzione dei costi collegati alla fusione è in corso: la previsione è di risparmiare 7 miliardi dollari nel 2026, in leggero rialzo rispetto al precedente obiettivo di 6,5 miliardi di dollari e in linea con l’obiettivo di arrivare a quota 13 miliardi entro il 2026. I costi collegati all’integrazione avevano generato due trimestri in rosso per Ubs, prima del ritorno all’utile registrato nella prima parte del primo trimestre. Ora, ha affermato il ceo Ermotti, l’obiettivo è recuperare la redditività che Ubs aveva prima della fusione d’emergenza con Credit Suisse, orchestrata dalle autorità elvetiche per evitarne il fallimento.
Nonostante il risultato complessivamente superiore alle attese, gli analisti hanno messo in luce come siano attività non ricorrenti e non-core ad aver trainato i profitti nel trimestre, mentre il wealth management e il corporate banking, le due divisioni cruciali per il modello di business di Ubs, hanno mancato le previsioni.
Le previsioni
Nel terzo trimestre Ubs prevede di spendere circa 1,1 miliardi di dollari per costi di integrazione, parzialmente compensati da 0,6 miliardi di “effetti di contabilizzazione degli acquisti”. Nell’ambito della strategia, Ubs, ha segnalato che nei 12 mesi al secondo trimestre 2024 le attività ponderate per il rischio non collegate alla strategia principale (non-core) sono state ridotte del 42%, attraverso la loro proattiva dismissione.
“Entrando nel terzo trimestre, stiamo osservando un sentiment positivo degli investitori e un continuo slancio nell’attività dei clienti e nelle transazioni”, si legge nella presentazione di Ubs, “si notano anche lievi venti contrari sul margine d’interesse a causa dei cambiamenti in corso nel wealth management e degli effetti del secondo taglio dei tassi della Banca Nazionale Svizzera, non ancora riflessi nei prezzi dei depositi nel settore Personal & Corporate Banking”.
I conti del Wealth
Nel dettaglio della divisione Global Wealth Management, Ubs ha registrato un utile pre-tasse di 871 milioni di dollari, con ricavi totali in aumento del 15% a 6,053 miliardi di dollari “grazie soprattutto all’inclusione dei ricavi di Credit Suisse per l’intero trimestre”. Una volta depurati dagli effetti dell’integrazione con Credit Suisse, i ricavi totali sottostanti sono stati pari a 5,820 miliardi di dollari.