Alexei Navalny era convinto che Vladimir Putin fosse “l’uomo più ricco al mondo” e la sua più importante inchiesta, quella che ha preceduto di poco la sua ultima carcerazione, si concentrava proprio sul “desiderio di lusso e ricchezza” che avrebbe portato il presidente russo “alla pazzia”. Il 19 gennaio 2021, circa sei mesi dopo l’avvelenamento che aveva messo a repentaglio la sua vita, Navalny pubblicava una video inchiesta su YouTube che svelava le trame di corruzione e le ricchezze che il presidente russo era riuscito ad accumulare in segreto. In quel rapporto, che a oggi ha totalizzato 129 milioni di visualizzazioni, Navalny e la sua Fondazione attribuivano a Putin la proprietà di una vasta residenza sulle coste del Mar Nero, il cui valore era stimato a 1,4 miliardi di dollari.
Nel momento in cui l’inchiesta vedeva la luce, Navalny era appena tornato in Russia al termine delle cure ricevute in Germania a seguito del suo avvelenamento. Di lì a poco sarebbe stato incarcerato per aver violato gli obblighi di firma in seguito a una precedente condanna. Di fatto, Navalny non avrebbe più riconquistato la libertà, fino alla morte riportata il 16 febbraio scorso, in circostanze ancora da chiarire.
Il Putin frugale dei dati ufficiali
Nessuna delle grandi ricchezze che Navalny attribuì a Putin compare nei documenti ufficiali. Secondo la più recente dichiarazione dei redditi e delle proprietà, inviata per legge in vista delle presidenziali del prossimo marzo alla Commissione per le elezioni centrali, Putin ha guadagnato nell’arco dei sei anni compresi fra 2017 e 2022 l’equivalente di 756.000 dollari, ha riferito l’agenzia turca Anadolu. I dieci conti in banca intestati al leader russo raccolgono complessivamente 610mila dollari, cui si aggiungono 230 azioni Sberbank del valore totale di 236 dollari, un appartamento e un garage a San Pietroburgo, rispettivamente da 77 e 18 metri quadri. Completano il quadro patrimoniale dichiarato da Putin tre automobili di fabbricazione russa e una roulotte.
Putin: è l’uomo è più ricco al mondo?
L’immagine di basso profilo economico che il presidente russo ha trasmesso in vista delle imminenti elezioni non potrebbe essere più distante dall’immagine che Alexei Navalny aveva descritto nelle sue inchieste. Il simbolo di questa opulenza nascosta è proprio la villa costruita vicino Gelendzhik, una cittadina affacciata sul Mar Nero non distante dalla penisola della Crimea, annessa illegalmente dalla Russia nel 2014. Si tratterebbe del “palazzo più costoso del pianeta”, affermava Navalny nella sua video inchiesta, e sarebbe stato finanziato attraverso “la più grande tangente della storia”.
La residenza si estende su 17.691 metri quadri, al cui interno sorgono una chiesa, un attracco portuale, un casino, un cinema, un teatro, vigneti e persino un campo da hockey, sport nel quale Putin si è spesso cimentato in favore di telecamera. Definita da Navalny come “uno Stato nello Stato”, la residenza di Gelendzhik sarebbe inaccessibile via mare e via terra, dal momento che la strada per raggiungerla è interrotta da vari checkpoint, mentre il cielo sovrastante la zona è interdetto al volo aereo. Il Cremlino ha smentito che il complesso descritto da Navalny sia di proprietà di Putin o di persone a lui riconducibili, bollando lo scoop come una vecchia storia già smentita in passato.
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Congelare i beni di Putin: un lavoro complicato
In seguito all’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022 i governi occidentali hanno provato a rintracciare le ricchezze di Putin per requisirle nell’ambito delle sanzioni contro la Russia: è stato un esercizio con pochi risultati concreti, dal momento che nessuna delle presunte proprietà del presidente russo sono a lui facilmente riconducibili. Nell’aprile del 2022 il governo americano aveva sanzionato due figlie di Putin, Maria Vorontsova e Katerina Tikhonova, oltre che l’ex moglie Lyudmila Shkrebneva, affermando per bocca di un alto funzionario che “molti degli asset di Putin sono nascosti fra i membri della sua famiglia”. Nel maggio 2022 il governo italiano, da parte sua, aveva bloccato uno yacht da 700 milioni di dollari presso il porto della Marina di Carrara, in quanto di proprietà potenzialmente riconducibile al presidente russo, anche se questo non è mai stato accertato.
Quanto è ricco Putin: le poche stime sul suo vero patrimonio
Considerata la complessità delle strutture utilizzate da Putin per nascondere le sue proprietà, non esistono stime certe sul valore del patrimonio complessivo in suo possesso. Fra le fonti più accreditate che si siano espresse sul tema spicca il finanziere anglo-americano Bill Browder, uno degli investitori stranieri più esposti agli asset russi fino a metà anni Duemila, poi diventato un aspro critico di Mosca. “Stimo che abbia accumulato 200 miliardi di dollari di guadagni illeciti… nei suoi 17 anni di potere“, aveva affermato Browder sotto giuramento, di fronte al Senato americano nel 2017.
Nel marzo del 2022 Elon Musk, aveva fatto sapere pubblicamente di non ritenersi l’uomo più ricco al mondo, in quanto preceduto di gran lunga dal presidente russo. Intervistato dal Ceo di Axel Springer, Mathias Döpfner, su come ci si sentisse a essere il più grande miliardario del pianeta, con una ricchezza allora stimata a 260 miliardi di dollari, Musk aveva risposto: “Credo che Vladimir Putin sia significativamente più ricco di me”. Potrebbe essere questa una delle verità per le quali Navalny è stato vittima di una persecuzione, forse culminata nella sua morte improvvisa.
Alexei Navalny non è l’unico oppositore di politico di Putin a essere morto in seguito ad accuse dirette sulle sua segreta ricchezza. Nel 2015 il leader dell’opposizione Boris Nemstov fu colpito da un’arma da fuoco alle spalle mentre attraversava un ponte a Mosca. Tre anni prima lo stesso Nemstov aveva ricostruito in un rapporto alcune delle ricchezze che il presidente russo era riuscito a costruire, sottraendo illegalmente denaro pubblico: 20 proprietà immobiliari, jet privati, quattro yacht e molti altri beni di lusso. Per l’assassinio di Nemstov furono condannati solo gli esecutori materiali, ma non è mai stata fatta chiarezza sui mandanti.