Prezzo oro: a rischio il consolidamento? Le prospettive
Da giugno, il prezzo dell’oro è avanzato in modo stabile di oltre 250 dollari l’oncia, per toccare il massimo su sei anni di 1.557 dollari il 4 settembre. Poi, per il resto del mese, si è consolidato intorno ai 1.500 dollari. Fed e Bce dal canto loro hanno supportato il prezzo dell’oro con le loro politiche accomodanti. La Bce ha ridotto i tassi di deposito a -0,5% e inizierà ad acquistare debito per 20 miliardi di dollari a partire da novembre per cercare di evitare una recessione nell’Eurozona. Gli attacchi dei droni contro il petrolio saudita hanno parimenti contribuito alla spinta del prezzo.
Il prezzo dell’oro è rimasto salvo anche quando le tensioni commerciali con la Cina si sono in qualche modo allentate, dato che le due parti in causa hanno concordato nuovi negoziati a ottobre. L’oro ha invece fronteggiato nuove difficoltà quando l’S&P 500 ha quasi raggiunto un nuovo record storico il 19 settembre e l’U.S. Dollar Index (DXY) ha raggiunto un nuovo picco (imbattuto da 28 mesi) il 30 settembre.
L’oro si è mostrato resistente fino al 30 settembre, quando è sembrato che la forza del dollaro schiacciasse il metallo. L’esperto si domanda se una correzione momentanea del prezzo dell’oro sarebbe arrivata a 1.500 dollari o a livelli superiori. Ora c’è la risposta, dato che a settembre il prezzo è sceso di 47,91 dollari (3,2%), raggiungendo i 1.472,39 dollari e ottobre si profila come un mese di correzione. Anche i titoli auriferi hanno registrato una flessione, con il NYSE Arca Gold Miners Index (GDM) in calo del 10,0% e il MVIS Global Junior Gold Miners Index (MVGDXJ) diminuito dell’11,2%.
Ma l’oro continua a superare le attese
L’aumento del prezzo dell’oro registrato quest’anno ha sorpreso molti investitori. Ci sono stati forti afflussi negli Etp sull’oro fisico, anche se si sono visti pochi flussi nei fondi azionari auriferi.
Gli investitori azionari sono ora comprensibilmente cauti e prudenti. Con la correzione in atto, probabilmente presto si scoprirà se il 2019 è stato un altro fuoco di paglia o l’inizio di un nuovo mercato rialzista. Lo scenario macroeconomico odierno è molto più favorevole rispetto al 2016. Sia la fase di espansione sia quella di rialzo del mercato azionario generale sono diventate le più lunghe della storia. La crescita globale è in netto rallentamento. I tassi reali diminuiscono e dovrebbero continuare a diminuire nel prossimo futuro. Il debito a rendimento negativo ha raggiunto la cifra astronomica di 15.000 miliardi di dollari e continua a crescere.
Un po’ di storia (recente) sul prezzo dell’oro
Prima del 2019, 1.365 dollari era il livello di resistenza al rialzo stabilito per l’oro. Una volta che la resistenza al rialzo viene oltrepassata, spesso si trasforma in supporto al ribasso. Quindi, nella correzione attuale, l’oro potrebbe tornare a 1.365 dollari e mantenere ancora una forte tendenza per un mercato al rialzo. Analogamente è possibile che l’oro si consolidi a livelli superiori, diciamo nell’intervallo compreso tra 1.400-1.450 dollari.
Questa correzione potrebbe durare solo un mese o continuare sino alla fine dell’anno. I forti elementi macro trainanti suggeriscono che la correzione rappresenterà soltanto una fermata, non il capolinea. Inoltre, vista la performance dell’oro nel 2019, non sorprenderebbe se le prospettive del prezzo dell’oro continuassero a superare le attese.
Una gradita sorpresa
Dal Denver Gold Forum di settembre sono emerse delle buone prospettive per il prezzo dell’oro. Alcuni produttori pensano di ridurre ulteriormente il debito, altri stanno valutando di implementare politiche dei dividendi adeguate. Ci si aspetta ora l’aumento dei budget per l’esplorazione e alcuni reinvestimenti a supporto dell’attività. Le aziende prevedono di far fronte ai costi mantenendo i tenori limite e mantenendo come riferimento un prezzo di 1.200 dollari per pianificare le proprie operazioni. Pertanto i margini di profitto potrebberp aumentare insieme ai prezzi dell’oro.
Una delle priorità è la crescita organica attraverso l’espansione delle aree industriali dismesse e/o l’aumento della vita residua delle riserve. Le società non hanno parlato di espansione tramite fusioni e acquisizioni o lo sviluppo di vaste aree incontaminate. Sono state queste le cause principali della distruzione del valore nell’ultimo ciclo rialzista quando le società hanno pagato eccessivamente per le acquisizioni e hanno sviluppato strutture che richiedevano troppo capitale.