L’Italia si conferma potenza aurea mondiale, con un tesoro di 2.451,8 tonnellate d’oro nei suoi forzieri. Alla quotazione record di inizio agosto, questo patrimonio varrebbe circa 179,44 miliardi di euro alla quotazione (record) del 2 agosto 2024, posizionando il Belpaese al terzo posto globale per riserve auree, nonostante sia solo l’ottava economia mondiale per Pil.
Contrariamente alle aspettative, l’oro mantiene un ruolo cruciale nelle strategie delle banche centrali. Il World Gold Council riporta che nel secondo trimestre 2024, gli istituti centrali hanno incrementato i loro acquisti del 6% su base annua, aggiungendo 184 tonnellate alle loro riserve. Polonia, India e Turchia guidano questa corsa all’oro, con acquisizioni rispettivamente di 18, 18 e 14 tonnellate.
La Cina, dopo un’intensa attività nel primo trimestre, ha rallentato gli acquisti. Pechino aveva aumentato le sue riserve auree al 4,6% del valore totale delle riserve della banca centrale nei primi tre mesi dell’anno, in netto aumento rispetto al 3,2% dell’ottobre 2022.
Questo trend riflette una strategia più ampia di diversificazione delle riserve, particolarmente evidente tra le economie emergenti che cercano di ridurre la dipendenza dal dollaro statunitense. L’oro, nonostante non generi interessi e comporti costi di custodia, resta un baluardo di stabilità finanziaria, soprattutto in periodi di incertezza economica.
Per le banche centrali, disporre di robuste riserve auree è sinonimo solidità e capacità di gestione monetaria. In scenari di crisi, l’oro può fungere da ancora per la valuta nazionale, similmente alle riserve in valute estere “pregiate”. Per questo, una banca centrale che ha più oro nei caveau, è considerata più capace di governare il valore della moneta nazionale che emette in caso di emergenza.
La classifica dei Paesi con più riserve d’oro
Nella classifica aggiornata delle riserve auree, continuano a dominare gli Stati Uniti. Seguono con notevole distacco Germania e Italia.
A paragone con la ricchezza netta degli uomini più facoltosi del pianeta, il valore delle riserve auree italiane, pari a 179,44 miliardi di euro ai prezzi del 2 maggio 2024, si troverebbe al secondo posto dietro Elon Musk e Jeff Bezos (secondo i dati del Bloomberg Billionaire Index aggiornati il 2 agosto 2024).
Per fare un altro confronto, se fosse legalmente possibile farlo, vendere oggi un decimo delle riserve auree della Banca d'Italia consentirebbe di finanziare ampiamente il costo previsto per la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina (13,5 miliardi di euro secondo l'ultima stima del governo italiano).
Alcuni Paesi, poi, nonostante abbiano un Pil notevolmente superiore a quello dell'Italia posseggono riserve auree nettamente più scarse. L'esempio più evidente è quello del Giappone, che vanta un Pil più che doppio rispetto a quello italiano, pur detenendo riserve auree pari a poco più di un terzo di quelle della Banca d'Italia.
Un aspetto da considerare sulle riserve auree è che non tutte si trovano fisicamente nel Paese “proprietario”. Ad esempio, il 55% dell'oro della Banca d'Italia si trova depositato presso banche centrali altri Paesi: in particolare, Stati Uniti, Svizzera e Regno Unito, ricordava l'Osservatorio dei Conti Pubblici dell'Università Cattolica. Una scelta di convenienza per diversificare i rischi e minimizzare i costi di trasporto, facilitando eventuali vendite all'estero.
Oro, quale utilizzo ha per le banche centrali
Potrebbe sembrare fuori dal tempo che in un mondo di denaro smaterializzato gli Stati si preoccupino di acquistare e accumulare oro. Che cos'ha di speciale questo metallo rispetto alle valute più credibili come il dollaro, la sterlina, l'euro, lo yen o il franco svizzero? E' la stessa Banca d'Italia a fornire alcune risposte sul perché l'oro resti ancora un valore importante. “Le riserve auree hanno lo scopo di accrescere la fiducia nella stabilità del sistema finanziario italiano e della moneta unica”, scrive Palazzo Koch, “questa funzione diventa ancora più importante quando le condizioni geopolitiche o la situazione economica internazionale potrebbero mettere i mercati finanziari a rischio, come nel caso di una crisi valutaria o finanziaria”.
“Le riserve auree fanno parte delle riserve ufficiali in valuta estera dell'Italia e costituiscono una garanzia per la Banca d'Italia nell'esercizio delle sue funzioni pubbliche... L'oro non comporta alcun rischio di solvibilità perché non è "emesso" da un'autorità (come un governo o una banca centrale)”, ha aggiunto Bankitalia, “grazie alle caratteristiche e alle funzioni dell'oro, le banche centrali lo utilizzano per diversi scopi: lo comprano e lo vendono per motivi finanziari o per aggiustare il livello delle riserve; lo depositano per ottenere un reddito e lo usano come garanzia per ottenere prestiti”.