- Nei primi anni alla Berkshire, investimenti come Mastercard, Visa e DaVita hanno consentito ai Weschler e Combs di battere l’S&P 500. Poi, i loro portafogli sono rimasti più indietro (anche rispetto a quello di Buffett)
- Buffett gestisce un portafoglio più concentrato, soprattutto grazie alla presenza di Apple, mentre la selezione di Combs e Weschler si concentra su circa 24 titoli alla volta, spaziando tra più settori economici
Sabato Berkshire Hathaway terrà la sua assemblea annuale senza il vicepresidente Charlie Munger, la cui scomparsa (avvenuta lo scorso novembre all’età di 99 anni) ha intensificato le domande sul futuro dell’azienda quando Warren Buffett non sarà più al timone. A ereditare la gestione dell’importante portafoglio azionario da 354 miliardi di dollari della holding statunitense, quando il “guru” di Wall Street ora 93enne si dimetterà, dovrebbero essere Ted Weschler e Todd Combs. Il modo in cui investono sta attirando dell’attenzione di azionisti come Christopher Rossbach della J Stern & Co. Buffett, ha dichiarato Rossbach al Financial Times, ha costruito “uno straordinario track record di investimenti e, attraverso le sue comunicazioni, ha stabilito principi e linee guida chiari che hanno guidato generazioni di investitori”. Quella che potrebbe cadere sulle spalle di Weschler e Combs, ha aggiunto, è “una responsabilità enorme”. Ma facciamo un passo indietro.
Chi sono Ted Weschler e Todd Combs
Come raccontato dal quotidiano economico-finanziario britannico, il background di Combs è assicurativo: il 53enne ha iniziato la sua carriera in Progressive, poi uno stage in Blue Ridge Capital e l’ingresso in Copper Arch Capital, fino a fondare il suo fondo (Castle Point Capital) nel 2005. Weschler, 61 anni, ha iniziato come analista finanziario junior in Wr Grace, per poi co-fondare il gruppo di private equity Quad-C Management e lanciare un suo hedge fund nel 2000. Entrambi, come Buffett, si definiscono lettori voraci di giornali, pubblicazioni di settore e relazioni annuali di aziende. Condividono tra l’altro un’etica di investimento simile alla sua: scovare buone aziende con team di gestione solidi e scambiate a prezzi interessanti.
Buffett: non sono obbligati a consultarmi
Buffett ha definito la loro assunzione come “una delle migliori decisioni” che abbia mai preso, definendoli “brillanti”. Operano in modo indipendente rispetto a lui, che continua a gestire la maggior parte del portafoglio della Berkshire (ovvero il 90%). “Non sono obbligati a consultarmi prima di acquistare o vendere qualcosa”, ha dichiarato Buffett nel 2017. “A volte mi avranno raccontato ciò che stavano facendo. Altre volte mi limito a osservare il riepilogo mensile che ricevo per osservare i loro movimenti”.
Come investono gli “eredi” di Buffett
Nei primi anni alla Berkshire, Combs e Weschler hanno accumulato quelli che il Financial Times definisce come “guadagni spettacolari”. Investimenti come Mastercard, Visa e DaVita hanno consentito ai due gestori di battere l’S&P 500 nel 2012 e nel 2013. Tuttavia, negli anni successivi i loro portafogli sono rimasti più indietro non solo rispetto alle performance dell’S&P 500 ma anche dello stesso Buffett. Quest’ultimo si è posto da tempo l’obiettivo di battere l’indice: durante la sua carriera ha sovraperformato l’S&P 500 di oltre 4,3 milioni di punti percentuali. Dopo la pandemia, però, i risultati dei suoi protetti sono peggiorati. Secondo quanto risulta al FT, analizzando i dati Morningstar, sia nel 2021 che nel 2022 hanno mancato l’S&P 500 di due cifre. Complessivamente, la coppia Combs-Weschler ha generato un rendimento annuo totale medio di circa il 7,8% nell’ultimo decennio. Un risultato inferiore al 12% dell’S&P 500 e al 10,2% di Buffett. I loro portafogli, che valgono circa 27 miliardi di dollari sul totale di 354 miliardi, sono cresciuti del 113% nello stesso periodo, a fronte del 165% guadagnato da Buffett e al 211% dell’S&P 500.
Fonte: Financial Times
Buffett, Combs, Weschler: in quali settori investono
L’analisi del FT ha rilevato tra l’altro che i futuri “guru” di Wall Street detengono azioni per un periodo di tempo più breve rispetto a Buffett. Dal 2010 l’oracolo di Omaha ha infatti venduto la totalità delle sue partecipazioni in 63 posizioni con una durata media di quattro anni e tre mesi; Combs e Weschler sono invece usciti da 48 titoli, detenuti per soli due anni e 10 mesi. In più, Buffett gestisce un portafoglio più concentrato, soprattutto grazie alla presenza di Apple, mentre la selezione di Combs e Weschler si concentra su circa 24 titoli alla volta, spaziando tra più settori economici rispetto a Buffett.
Fonte: Financial Times
Quest’ultimo, per esempio, ha evitato i titoli tecnologici per quasi tutta la sua carriera, dichiarando di non essere in grado di valutarne le prospettive e di non sentirsi a suo agio con flussi di cassa imprevedibili e con una durata di vita spesso breve di questi titoli, essendo tanto dipendenti dall’innovazione. Nel 2011 ha fatto un’eccezione per Ibm, investendo 10,9 miliardi di dollari, investimento poi rivelatosi fallimentare. Nel 2016 Combs e Weschler sono stati invece i primi a investire in Apple, poi seguiti da Buffett. Da allora, le azioni dell’azienda di Cupertino hanno reso più del 600%, inclusi i dividendi annuali. I due hanno anche tratto profitto dagli investimenti nella sopracitata DaVita, di cui Berskshire detiene una quota del 41%. Inoltre, le scelte di Combs nel settore dei servizi finanziari si sono rivelate corrette, se si guarda a Visa e Mastercard.
Fonte: Financial Times
A pesare sulle performance più recenti di Combs e Weschler è stata la loro “scommessa” sul settore delle reti via cavo, inclusa quella su Charter Communications e Liberty Media, colpite dall’aumento dei tassi di interesse. I due, dice il FT, potrebbero anche essere dietro al “disastroso investimento in Paramount Global” da 2,6 miliardi di dollari nel 2022 (da allora il titolo è sceso di oltre il 60%) di cui Buffett non si è assunto la responsabilità, come spesso è solito fare. Si dice inoltre che Combs sia dietro a un investimento in Viacom, il predecessore di Paramount. Combs e Weshler hanno poi subito il peso di operazioni che alla fine hanno venduto con un lieve profitto, come quella del 2019 sul marchio di lifestyle di lusso Rh.
Il futuro di Berkshire e dei suoi “guru”
Fatte queste premesse, in un mondo senza Buffett, secondo il quotidiano britannico i due beneficeranno comunque di una serie di vantaggi: non dovranno trovare investitori disposti a impegnarsi in un fondo Berkshire né saranno costretti a fare distribuzioni agli azionisti (se si considera che l’ultima volta che Berkshire ha pagato un dividendo è stato nel 1967). Ma la coppia si troverà anche a gestire uno svantaggio strutturale che Buffett non aveva nei suoi primi anni. Rientreranno di fatto nella cerchia dei più grandi gestori del Pianeta e, insieme al successore scelto da Buffett come amministratore delegato (Greg Abel), decideranno come allocare una liquidità record di 168 miliardi di dollari. Una somma, scrive il FT, talmente ampia “che il tentacolare conglomerato di investimento potrebbe acquistare tutte le società tranne una manciata”. Una potenza di fuoco mai vista a Wall Street. Lo stesso Buffett ha in passato lamentato la scarsità di opportunità a lungo termine adatte a somme così importanti. Intanto, il palco resta ancora a lui.