Prestare arte in cambio di liquidità

Teresa Scarale
Teresa Scarale
12.5.2023
Tempo di lettura: 3'
Il patrimonio degli hnwi non è fatto di soli titoli, cash, immobili. Si compone anche di pleasure asset. Beni di lusso acquistati per passione, simbolo di una robusta capacità reddituale ma spesso non adeguatamente sfruttati nel loro potenziale. Il wealth management evoluto deve tenerne conto, saperne estrarre valore. Ne abbiamo parlato con Kruso Kapital (e Art-Rite), prima società in Italia ad aver messo a punto una versione strutturata dello strumento dell’art lending, denominato “Art-Kredit”

Ottenere credito dando in garanzia opere d’arte. È, in estrema sintesi, la pratica dell’art lending, strumento che consente di finanziarsi a fronte della collateralizzazione di una o più opere d’arte. Ancora poco diffuso in Italia, potrebbe essere prossimo a una forte espansione, secondo quanto emerso da varie indagini condotte fra gli hnwi nostrani (non ultima, Art&Finance di Deloitte, dalla quale emerge che i tre quarti dei collezionisti sono interessati a utilizzare la propria collezione come strumento di garanzia). E un wealth management che voglia definirsi evoluto non può non tenere conto. “I pleasure asset possono essere un ottimo collaterale per la garanzia di prestiti erogati ai collezionisti”, conferma Giuseppe Gentile, direttore generale di Kruso Kapital Spa, denominazione nata nel novembre 2022 (ma la società era operativa dall’agosto 2019 come ProntoPegno Spa), posseduto per il 75% da Banca Sistema Spa e per il 25% dalle Fondazioni Bancarie Cassa di Risparmio di Cuneo, Cassa di Risparmio di Alessandria e Fondazione Pisa. 

La società per prima in Italia ha lanciato, a fine marzo 2023, una forma strutturata di art lending, denominandola Art-Kredit, forte anche della presenza nel gruppo della casa d’aste Art-Rite (controllata al 100% da Banca Sistema tramite la stessa Kruso Kapital dal novembre 2022). “Una felice confluenza di competenze”, interviene Attilio Meoli, ad di Art-Rite, “un incontro fra sistema delle banche e mercato dell’arte mai avvenuto prima”. Meoli è stato già responsabile dell’attività di erogazione di credito su pegno in Finarte, una trentina di anni fa; allora le case d’aste potevano operare in tal senso senza l’intervento di operatori autorizzati dalla Banca d’Italia. “Non si tratta di credito su pegno”, prosegue Giuseppe Gentile, “preferiamo parlare di art credit”. È un finanziamento della durata di sei mesi che ha come collaterale un’opera d’arte o numismatica non in oro, il cui possesso passa a noi (la proprietà no)”. 


Attilio Meoli, ad Art Rite


Il necessario trasferimento del possesso dell’oggetto a chi eroga il credito rende impossibile estendere la pratica a beni mobili registrati quali auto e moto da collezione, specifica Gentile. L’oggetto viene conservato in speciali caveaux per tutta la durata dell’operazione; aspetto questo che amplia lo spettro dei portatori di interesse: oltre a collezionista, banca ed esperto d’arte / casa d’aste, è necessario considerare anche compagnie assicurative, società di deposito, custodia e logistica.


Gli scacchi di Enrico Baj, Pedone nero. Tutte le foto sono courtesy Art-Rite


Quali le differenze con il pegno? “Il normale credito su pegno ha una durata differenziata di 3-6-12 mesi ed è quello che eroghiamo – tramite il marchio ProntoPegno (attivo come Banca Sistema dal 2017, ndr) – per ori, argenti, orologi di marca, gioielli, beni preziosi”. La definizione di Art-Kredit sposta l’attenzione sulla capacità di generare credito del pleasure asset, piuttosto che su quella di garantire un finanziamento. Qual è il tasso di rimborso sulla somma erogata, quale l’importo finanziabile rispetto al valore di stima dell’opera d’arte? “Sul credito concesso applichiamo il 6% su base annua, decisamente competitivo visti i tassi oggi applicati sui prestiti personali. Finanziamo fino al 30-40% del valore dell’opera, che non è mai collaterale dell’intera somma. Per il credito su pegno l’importo è più elevato”. 

Il comunicato ufficiale del lancio parla di “finanziamento a breve termine concesso (…) nel rispetto del valore massimo concedibile previsto dalla normativa, pari ai 2/3 del valore di stima”. Ciò dipende dal fatto che “l’opera d’arte presenta logiche di valutazione soggettive – a differenza dell’oro, che è sempre lo stesso dappertutto. A tal proposito, Kruso Kapital ha in programma varie giornate di valutazione”. Quali i vantaggi e le potenzialità dello strumento? Risponde Attilio Meoli: “Spesso i collezionisti necessitano di somme in anticipo, che le case d’asta in quanto tali non possono giuridicamente concedere. Per esempio, un collezionista può dare in garanzia un quadro per acquistarne un altro (capitale addizionale, ndr); oppure ottenere un anticipo su una futura vendita (il cosiddetto bridge to sale, ndr)”. O, ancora, procedere a una monetizzazione delle opere d'arte in portafoglio per poter effettuare altri investimenti. Conclude Gentile: “Non bisogna dimenticare che in Italia esiste anche tutto un mercato di opere sotto ai 10mila euro, sicuramente sfruttabile per ottenere liquidità”. 

Tutto dipende dalla stima corretta, “dalla perizia dell’esperto”, sottolinea Attilio Meoli: “In tal modo il rischio finanziario si riduce. Fatta 100 l’opera d’arte, se il credito erogato è pari 30, il margine per poter estinguere il finanziamento tramite la vendita è pari al 70%. Lo scarto di garanzia è sufficientemente ampio”. Ma non è detto che il collezionista non rinnovi il prestito in prossimità della scadenza. Chiediamo ad Attilio Meoli a che cosa deve prestare attenzione il collezionista, se vuole avvalersi di questo mezzo di liquidità. “Le opere d’arte che intende proporre devono essere corredate da una documentazione impeccabile e completa, soprattutto se si tratta di arte moderna e contemporanea. Ancora meglio i documenti sono stati validati e/o provengono dalle fondazioni. Questo velocizza l’istruttoria”. Nella sua esperienza, quali sono state le opere maggiormente oggetto di art lending? “Sicuramente quelle di arte moderna e contemporanea. Ricordo in particolare che tanti anni fa un collezionista sfruttò benissimo la sua bella collezione di Vasarely (il pittore ungherese Victor Vasarely, 1906-1997, ndr) per ottenere molta liquidità”.


Giuseppe Gentile, direttore generale di Kruso Kapital Spa


Articolo apparso originariamente su We Wealth Magazine n. 57

Caporedattore Pleasure Asset. Giornalista professionista, garganica, è laureata in Discipline Economiche e Sociali presso l'Università Bocconi di Milano. Scrive di finanza, economia, mercati dell'arte e del lusso. In We Wealth dalla sua fondazione

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