L’orientamento del mercato petrolifero nel 2024 non mette d’accordo gli analisti, anche se le chance propendono per un calo
L’oro, al contrario, potrà contare su tagli ai tassi e una domanda forte da parte degli investitori istituzionali e delle banche centrali
Un dollaro più debole e una riduzione delle scorte di greggio superiore alle attese negli Stati Uniti, pari a 6,67 milioni di barili nell’ultima settimana, hanno contribuito a sostenere il prezzo del petrolio nelle ultime ore, con un Brent poco oltre quota 80 dollari il 24 gennaio (+1,1%). Da qui in avanti sarà più probabile un rialzo o un calo delle quotazioni del barile?
La risposta non mette d’accordo gli analisti. Un rapporto di Goldman Sachs dedicato all’outlook sulle materie prime, pubblicato questo mese, indicava una forchetta compresa fra i 70 e i 90 dollari per il Brent nel 2024. L’agenzia di rating Dbrs Morningstar, che si era espressa lo scorso 17 gennaio nel suo ultimo outlook Oil&Gas, posiziona nettamente più in basso il suo range, fra i 68 e i 48 dollari al barile.
A inizio gennaio l’Agenzia internazionale dell’energia aveva previsto, andando avanti nel corso dell’anno, l’arrivo di un surplus di offerta di petrolio che sembrava coerente con uno scenario di indebolimento di prezzo. “La previsione è che l’offerta globale di petrolio aumenti di 1,5 milioni di barili al giorno a un nuovo massimo di 103,5 nel 2024, con le Americhe che guidano i guadagni”, si legge nel rapporto della Iea, “l’aumento nelle richieste globali di petrolio dovrebbe dimezzarsi dai 2,3 milioni di barili giornalieri del 2023 a 1,2 milioni quest’anno, con il recupero post-Covid ormai completato e il miglioramento dell’efficienza energetica ed elettrificazione del parco veicoli che limitano l’uso del petrolio”. E se, da un lato, le “politiche di gestione dell’offerta da parte di Opec+ potrebbero portare a un piccolo deficit all’inizio dell’anno”, dall’altro, “la forte crescita da parte di produttori non-Opec+ potrebbe portare a un surplus sostanziale se vengono revocati gli extra tagli volontari del gruppo” dei Paesi esportatori nel secondo trimestre.
Questa visione è in linea con lo scenario tracciato da Dbrs, che prevede un modesto surplus globale di petrolio nel 2024, con un equilibrio tra domanda e offerta suscettibile a improvvisi cambiamenti causati dalle tensioni geopolitiche.
Sotto quest’ultimo aspetto, come già approfondito in un precedente articolo, merita attenzione l’eventualità di un’escalation della crisi nel Mar Rosso che possa coinvolgere stretto di Hormuz nel Golfo Persico. Nel 2023, circa il 10% del commercio mondiale di petrolio via mare e l’8% del commercio globale di gas naturale liquefatto passavano attraverso la rotta commerciale del Mar Rosso, ha affermato la Iea, con impatti soprattutto sull’approvvigionamento dell’India.
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Oro, potrebbe luccicare anche nel 2024
L’oro continua a mantenersi saldamente sopra quota 2.000 dollari l’oncia, una soglia rimasta inviolata dal 14 dicembre in poi. Nell’ultimo aggiornamento del suo outlook, JPMorgan valuta l’oro come una delle commodity che potrebbero guadagnare terreno nel 2024. “Fra tutti i metalli, abbiamo la massima convinzione su una previsione rialzista nel medio termine sia per l’oro che per l’argento nel corso del 2024 e nella prima metà del 2025, anche se il momento giusto per entrare continuerà ad essere cruciale” ha dichiarato Gregory Shearer, responsabile della strategia sui metalli presso JPMorgan, con il suggerimento di acquistare in concomitanza con eventuali ribassi di prezzo nel corso dell’anno. “Al momento”, ha aggiunto, “l’oro sembra ancora piuttosto elevato rispetto ai tassi sottostanti e ai fondamentali dei mercati di cambio, e sembra ancora vulnerabile a un altro modesto ritiro nel breve termine” dal momento che il mercato sta prezzando più tagli ai tassi Fed rispetto a quelli attesi da JPMorgan.
Secondo Goldman Sachs il prezzo dell’oro resterà sostenuto dalla forte domanda degli investitori istituzionali, che stanno aumentando le loro posizioni in oro come copertura contro i rischi geopolitici. In più, molte banche centrali stanno aumentando le loro riserve auree come diversificazione delle loro riserve valutarie, come già osservato nei dati dello scorso anno.
L’oro è tipicamente collegato inversamente all’andamento del dollaro che, a sua volta, tende a indebolirsi quando la Fed taglia i tassi d’interesse. Quest’anno la Fed prevede di compiere tre tagli, ma il mercato ne sta prezzando almeno cinque.