La riscrittura della legge ha un impatto notevole sui trustee neozelandesi ed esteri chiamati a rispettarla, i quali dovranno garantire, quotidianamente, un servizio specchiato, qualitativo e di chiara responsabilità, ma anche sui beneficiari, le cui aspettative assumeranno maggior concretezza.
La nuova legge esordisce con l’esplicitare i doveri dei trustee, suddividendoli in due gruppi: obbligatori (mandatory) o predefiniti (default).
I doveri obbligatori sono immodificabili e inderogabili, in quanto profondamente insiti nel ruolo di trustee: tra essi il dovere di conoscere i termini del trust e di agire in conformità con essi, l’obbligo di agire onestamente e in buona fede, il dovere di gestire i beni in trust a vantaggio dei beneficiari, o in conformità con lo scopo e, naturalmente, l’obbligo di perseguire scopi leciti.
I doveri predefiniti, normalmente vincolanti per il trustee, possono invece essere derogati nell’atto istitutivo di trust. Tra essi, a titolo d’esempio, il dovere di investire in modo prudente, il dovere di essere imparziale, il divieto di versare in conflitto d’interessi con beneficiari o l’obbligo di decidere all’unanimità tra co-trustee.
Tutti questi doveri sono accompagnati da una serie dettagliata di previsioni e indicazioni sulle facoltà e sui i poteri del trustee, sui soggetti che possono essere nominati per affiancarlo o consigliarlo, sui compiti delegabili o meno e, in caso di delega, su come deve comportarsi nel suo ruolo di supervisore dei soggetti delegati.
A latere di detti principi, la nuova legge esprime, per la prima volta, delle presunzioni sulla condivisione di informazioni tra trustee e beneficiari, evidenziando alcuni oneri informativi che, in determinati casi, possono creare delle difficoltà al trustee. Quest’ultimo sarà dunque tenuto a espletare una serie di valutazioni circa gli obiettivi del disponente, la natura delle informazioni richieste, le circostanze della richiesta, o l’impatto che la condivisione di determinati dati potrebbe avere sui soggetti del trust o su terze parti.
Si tratta di riflessioni di particolare rilievo, soprattutto se si pensa che, nel contempo, la nuova legge codifica la regola contenuta nella nota sentenza “Saunders v. Vautier”, per cui il trustee deve porre fine al trust su richiesta unanime dei beneficiari.
Le attribuzioni dei trustee si palesano, dunque, in tutta la loro complessità e vasta portata, che prescinde dalla qualifica di trustee professionale o non professionale, le cui differenze, anche in termini di responsabilità, vengono quasi completamente elise. La norma infatti chiarisce che non sono più ammissibili clausole che limitano o escludono responsabilità del trustee per dolo e per colpa grave e che ogni clausola che limiti le responsabilità del trustee deve risultare conosciuta e chiara al disponente, pena la sua inefficacia.
Con grande evidenza, dunque, il Trusts act 2019 impatta sensibilmente sui trustee, che dovranno dimostrarsi indiscutibilmente proattivi, e che saranno tenuti ad organizzarsi e ad adoperarsi al fine di salvaguardare la continuità dei trust e di garantire il corretto adempimento dei numerosi obblighi di cui sono gravati.
Ai beneficiari, invece, è inviato un messaggio esplicito: possono aspettarsi di ottenere molte più informazioni di quante ne abbiano ricevute in base alla legge attualmente vigente.
Insomma nel suo raccogliere, definire e valorizzare i frutti di anni di giurisprudenza, il Trusts act 2019 rappresenta un tassello importante per comprendere le reali incombenze, gli oneri ed il ruolo e che un buon trustee deve rivestire.
Garantendo una migliore e più generalizzata consapevolezza circa i parametri indispensabili per la buona amministrazione dei trust, la nuova norma permetterà di valorizzare l’operato di quei trustee che si dimostreranno adeguatamente preparati, organizzati ed efficienti e che dimostreranno appropriate capacità tecniche e un elevato standard sia etico che professionale.