Il lusso è parte del soft power, e una delle chiavi dell’identità di Italia e Francia, leader globali nel settore, che sia per la qualità dell’alto artigianato o per i modelli di business. Il 31 gennaio 2023 si è tenuto a Roma l’incontro “Sostenibilità e innovazione: nuove sfide e opportunità per il settore”. Protagonisti, vertici di Altagamma, Bottega Veneta, Bulgari, Fendi, Gucci, Hermes Italia, Idee Partners (Gruppo Pattern), LVMH, Tod’s, alla presenza del ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso e dell’ambasciatore di Francia in Italia Christian Masset. Oggi impegnati nella lotta alle emissioni con il supporto della trasformazione digitale. We Wealth a latere della tavola rotonda ha intervistato Stefania Pompili, ceo di Sopra Steria Italia, multinazionale francese con sei sedi in Italia, leader europeo nella consulenza, nei servizi digitali e nello sviluppo di software.
A che punto le imprese italiane operanti nel lusso si collocano sul sentiero della transizione digitale?
«La filiera produttiva del settore moda è una delle più interessate dalla transizione digitale, non solo in termini di efficientamento dei processi, ma anche e soprattutto in relazione al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità. Il digitale, infatti, è un alleato imprescindibile per abbattere le emissioni e rispettare gli impegni richiesti dai regolatori».
Cosa resta da fare?
«Lavorare in sinergia, creando piattaforme di condivisione del know how e degli strumenti che possano accelerare il processo a beneficio del business, del consumatore e dell’ambiente in cui viviamo».
Crede che l’impulso dato dai lockdown sia in esaurimento?
«Al contrario. Penso che il lockdown abbia aperto nuovi scenari che possono migliorare le opportunità di crescita dell’ecosistema innovativo. Prendiamo ad esempio l’esperienza di acquisto. È normale voler tornare alle “vecchie abitudini”, alla relazione, alla dimensione fisica, ma ci torniamo potendo contare su nuove possibilità, vantaggiose sia per il consumatore sia per chi produce e vende. Un altro esempio è lo smart working, che riguarda un altro aspetto della sostenibilità quello sociale: se usato con equilibrio, incentiva il worklife balance e migliora la produttività».
Quanto la sostenibilità ambientale e sociale impatta in termini di redditività?
«Lo European Green Deal è un segnale importante che non si può più tornare indietro. Non solo, si tratta anche di possibilità di accesso al credito: secondo Morgan Stanley, il 57% degli investitori istituzionali allocherà investimenti solo su asset formalmente sostenibili. A questo si aggiunge che il 60% dei consumatori, concentrandoci sulle nuove generazioni, dichiara di scegliere un brand in base all’impegno nei confronti dell’ambiente: un dato particolarmente sensibile per il settore della moda. È ormai chiaro, quindi, sia in termini di richieste dei regolatori sia in termini di business, che un forte impegno nell’ambito della sostenibilità sia ormai imprescindibile».
Siamo ancora troppo frammentati rispetto alla Francia?
«La Francia è da sempre apripista e maestra in materia di “fare sistema”. Anche in Italia, però, ci stiamo muovendo in questa direzione. Tavoli di confronto, come quello che si è svolto oggi presso l’Ambasciata di Francia in Italia, sono occasioni fruttuose per implementare sinergie tra i due mercati di riferimento per il settore della moda e del lusso».
Le voci istituzionali
Le fa eco il ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso. Quella con la Francia è «una catena di valore che ci fa più forti nella competizione globale consegnandoci una leadership indiscussa», grazie anche a nuovi strumenti come «il passaporto digitale dei prodotti, la riciclabilità e l’aumento della loro durata di vita», imprescindibili nel perseguimento di una reale politica di sostenibilità. Nelle parole dell’ambasciatore Masser: «Il tema della riduzione delle emissioni di questo settore è di grande interesse per noi, in quanto siamo due paesi impegnati a promuovere un nuovo percorso di sobrietà. Questo impegno, Francia e Italia lo hanno assunto a livello europeo con Fit for 55, un nuovo obiettivo europeo per il clima».
Conclude Stefania Pompili: «A questo proposito, la transizione digitale ricopre un ruolo nevralgico in quanto abilitatore di efficientamento energetico e misuratore dei risultati raggiunti in materia di compensazione. In questo senso, un’alleanza tra Italia e Francia, che sono mercati di riferimento per il settore, può favorire l’integrazione digitale tra le filiere di produzione e dare vita a una piattaforma di misurazione europea che promuova una visione integrata. L’innovazione si pone, dunque, al servizio della sostenibilità per creare sinergie tra mercati diversi ma vicini».