Buchi viscerali, tagli, perforazioni
«La massima rappresentazione delle sue esplorazioni estetiche dello spazio»: introduce così Kelsey Leonard (responsabile delle aste serali di arte contemporanea di Sotheby’s New York) il Concetto Spaziale, La Fine di Dio di Lucio Fontana in asta nella Grande Mela il 15 novembre 2023, con una valutazione tra i 18 e i 22 milioni dollari. Quello che è indicato da Leonard come «lo straordinario apice del movimento spazialista, fondato dallo stesso Fontana alla fine degli anni Quaranta» è una monumentale tela ovoidale di colore bianco, raramente utilizzato nella serie del maestro italoargentino. Una superficie «bianca e pura» sulla quale Fontana dissemina «una rete di buchi viscerali, tagli e perforazioni» dando vita a «una sorta di tempesta meteorica». Così facendo, «sfida radicalmente la nostra tradizionale comprensione dei confini tra pittura, scultura e persino lo spazio stesso». Dei 38 dipinti di questa serie seminale, Concetto Spaziale, La fine di Dio è uno dei soli cinque esemplari realizzati in bianco – due dei quali fanno parte delle collezioni permanenti della Fondazione Prada a Milano e del Museo di Arte Contemporanea a Tokyo. Gli altri due risiedono in altrettante collezioni private europee.
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La purezza del bianco, l’intangibilità del vuoto: Concetto Spaziale, La fine di Dio
Fontana riteneva che il bianco fosse il «colore più puro, meno complicato, più comprensibile» e che «colpisse immediatamente la nota di pura semplicità, pura filosofia, filosofia spaziale [e] filosofia cosmica». Secondo parte della critica, è nello stridente contrasto tra la luminosità bianca e incontaminata della superficie e l’oscurità dei molteplici vuoti di Concetto spaziale, La fine di Dio che lo spazialismo concepito dall’artista trova la sua espressione più compiuta. Sempre nelle sue parole: «Oggi è certo, perché l’uomo parla di miliardi di anni, di migliaia e migliaia di miliardi di anni da raggiungere, e allora, ecco il vuoto, l’uomo è ridotto a niente… L’uomo diventerà come Dio, diventerà spirito».
L’influsso del progresso scientifico spaziale
Fontana realizzò questa serie di opere tra il marzo 1963 e il febbraio 1964, in occasione di tre mostre fondamentali a Zurigo, Milano e Parigi. Era il periodo in cui il mondo si apriva ai viaggi nello spazio. Solo nel 1961, il russo Yuri Gagarin per la prima volta aveva navigato lungo l’orbita terrestre, mentre gli Stati Uniti avevano espresso l’obiettivo di far atterrare un uomo sulla Luna (evento che si sarebbe verificato nel 1969). Il progredire spaziale della scienza colpiscono profondamente l’artista e il suo percorso di ricerca: le forature sulla tela – prodotte a mani nude – ricordano la superficie butterata della Luna, sono suggestioni che trasgrediscono la tradizione dell’immagine piana, diventano portali attraverso cui accedere a una nuova concezione dello spazio, più consona all’epoca nuova che si stava aprendo.
Non solo Lucio Fontana nella Evening Sale di Sotheby’s a New York
Sotheby’s fa sapere che Concetto Spaziale, La fine di Dio non appare sul mercato da cinque anni; nella tonalità bianca in particolare mancava dal 2004. Attualmente il record d’asta detenuto da Fontana è di 29,2 milioni di dollari. Dopo l’esposizione milanese (5 e 6 ottobre), l’opera sarà a Parigi (14-19 ottobre). La tappa di Milano è stata accompagna ad altri capolavori: un’imponente tela di 3 metri di larghezza della serie Aerei di Alighiero Boetti;
una Natura Morta di Giorgio Morandi, altri cinque pezzi di Lucio Fontana e opere di Alberto Burri, Jannis Kounellis, Enrico Castellani e Piero Dorazio. La presenza in catalogo di questo pregiatissimo pezzo di Lucio Fontana segna per Sotheby’s un grande successo; un anno fa il pezzo simbolo dell’analoga asta (16/11/2022) era stata la gigantesca mappa di Alighiero Boetti proveniente dalla collezione di Chiara e Francesco Carraro, aggiudicata per la cifra record di 8 milioni di dollari.