L’hype, legato alla novità del fenomeno, tenderà a sgonfiarsi, “ma non nel senso che scomparirà l’utilizzo degli nft per quanto riguarda l’arte digitale, anzi. L’nft rappresenta l’evoluzione del certificato legale di proprietà dell’opera e in quanto tale permarrà, proprio in virtù della sua capacità di creare unicità nel digitale. Ma se oggi un’opera d’arte costa per il solo fatto di essere tokenizzata, domani dovrà valere di per se stessa”. A gennaio 2022, un manipolo di editor di Wikipedia a maggioranza ha deciso che gli nft non sono arte, scatenando una marea di polemiche.
“Hanno ragione”, commenta Fracassi. Si pensi alla fotografia d’autore: è fra i pleasure asset che maggiormente possono beneficiare dei certificati nft. Vale decine, centinaia di migliaia (e a volte anche milioni) di euro; ma li incassa grazie al suo spessore di opera d’arte. “Nel caso di Beeple c’è stato un fenomeno inflattivo non certo dovuto al valore intrinseco dell’opera. Oggi, molto del valore della digital art è dato dal suo prezzo crypto. È però anche vero che la quotazione di mercato dell’arte dipende dalla cifra cui uno è disposto a cedere / acquistare l’opera”. A tal proposito, si ricordi che secondo Metakovan, acquirente di “Everydays: The First 5000 Days” di Beeple, quel file arriverà a valere un miliardo di dollari (era partito da una base d’asta di 100 dollari sul sito di Christie’s).
L’accesso è gratuito. Per operarvi (creare gratuitamente il proprio nft, vendere e acquistare) serve avere un borsellino elettronico in ethereum. MetaMask e Coinbase sono fra i wallet più utilizzati. L’nft è lo strumento che rende liquida l’arte digitale. Ne prova chiaramente la provenienza e permette di farci trading. Ma il potenziale generale dell’nft è molto più ampio, e va al di là del mercato dell’arte. “Un nft fornisce modelli avanzati di proprietà frazionata (fractional ownership), già codificata”.
Fra pochi anni “potremo avere a disposizione formulari contrattuali ad hoc: al posto di un template si potrà usare un nft. Una proposta d’acquisto per un immobile, ad esempio, potrebbe avvenire attraverso uno scambio di nft. I non fungible token sono il primo ambito su larga scala in cui si utilizzano gli smart contract”.
Che, in quanto tali (frazionati in token), presentano una flessibilità estrema nella costruzione, rendendo anche possibile rivendere solo un pezzo dell’asset che rappresentano. Ciò apre prospettive immense anche per le fasi di passaggio generazionale e di divisione patrimoniale. Non si dimentichi – questo è il punto fondamentale – che la tecnologia abilitante degli nft è la blockchain, di cui essi costituiscono la prima applicazione operativa dopo le criptovalute. Per questo motivo, per qualunque tipo di asset o bene da collezione (che si tratti di figurine Nba, diamanti o quadri), gli nft permettono di dar vita a un pubblico registro decentralizzato, immodificabile, consultabile gratuitamente, in cui le transazioni vengono annotate solo se e quando avvengono.
Notai e avvocati andranno in pensione prima del tempo? “Personalmente non credo che verranno smantellate strutture contrattuali centralizzate già esistenti per passare alle decentralizzate: non è efficiente. Gli nft avranno successo dove non esiste un registro centrale delle transazioni”. Come in (quasi) tutti i comparti del mondo dei beni da collezione. Fracassi aggiunge poi un ulteriore modo di guadare ai token non fungibili. “Gli nft sono l’equivalente impersonale, al portatore e non trackabile, dello user name e della password. Per esempio io potrei cedere il mio abbonamento a Netflix, tramite nft. In tal modo il nuovo proprietario avrebbe la garanzia che io non vi acceda più. Con un nft trasferisco dei diritti collegati, non la mia identità”.
Non sappiamo ancora se, dopo “nft”, “metaverso” sarà la parola-simbolo del 2022. Ma sappiamo che in questi mondi virtuali discendenti da Second Life gli scambi avvengono tramite nft. I metaversi più importanti oggi sono Decentraland, Blocktopia, La Sandbox, Star Atlas. E naturalmente Meta, l’ex Facebook. Ma se gli altri sono già pienamente ed economicamente operativi, dell’ultima creatura di Mark Zuckerberg ancora nulla si sa. La scommessa economica del metaverso è che molta parte della nostra vita vi si trasferirà.
Un esito alienante delle nostre esistenze? “Non del tutto. Durante la pandemia, la tecnologia ha permesso un livello di interazione anche più forte e più efficiente di quello che immaginavamo. Non credo che il metaverso sostituirà il mondo reale, però dobbiamo riconoscere che ne abbiamo una versione molto italiana ed europea. In continenti diversi dal nostro, quella del metaverso potrebbe essere un’esperienza migliore, più interessante, più varia, più sana e culturalmente stimolante. L’unica. Si pensi a un americano nel suo truck che mangia junk food e guarda tv trash; o a un coreano nel suo appartamento-loculo”.
Controindicazioni degli nft? L’eccessivo consumo energetico. Lo stesso tallone d’Achille delle criptovalute. Una curiosità: perché le transazioni su blockchain consumano tanto? “Se ho un registro centralizzato, scrivo una volta sola la transazione. Nei registri distribuiti invece, ogni volta che avviene una transazione la si scrive tante volte quanti sono i partecipanti a quel registro (ethereum, nel caso degli nft). Tutti coloro che usano ethereum devono sapere contestualmente che è avvenuto un mutamento”. È come fare una mega fotocopia simultanea di tutti gli atti proprietà.
Ci sarà ancora spazio per nft fatti ad arte, nel mercato? Robert Adrian X (1935–2015), artista canadese pioniere nell’uso artistico delle reti radiofoniche e televisive, avrebbe qualcosa da dire in merito: “Quando le macchine sono accese e le tue dita sono sulla tastiera, tu sei connesso con uno spazio che è al di là dello schermo. E questo spazio esiste solo quando le macchine funzionano. È un nuovo mondo in cui puoi entrare. Non riguarda le cose, riguarda le connessioni”. L’arte digitale è sempre esistita dacché esiste la digitabilità. E continuerà ad esistere, se sarà capace di generare valore.