Dopo una prima causa aperta contro Vittorio Sgarbi dalla Procura di Macerata per riciclaggio di opere d’arte (avente ad oggetto il tanto chiacchierato quadro La cattura di San Pietro (1637-1639) di Rutilio Manetti), torniamo in questa sede a parlare di un secondo capo d’accusa mosso al critico d’arte dalla Procura di Imperia: quello di esportazione illecita di beni culturali legato al dipinto Concerto con Bevitore (1623-1624) di Valentin de Boulogne.
Il Concerto con bevitore di Valentin de Boulogne, storia del sequestro
L’opera del pittore francese – stimata 5 milioni euro – nel 2021 è stata bloccata dai Carabinieri del Comando Tutela del Patrimonio Culturale nel Principato di Monaco, dopo aver attraversato la frontiera di Ventimiglia senza l’attestato di libera circolazione e la licenza comunitaria necessarie all’esportazione. Ma come sono arrivati a Carabinieri a sequestrare il dipinto?
Questa seconda parte della “vicenda Sgarbi”, inizia in realtà con un’indagine effettuata dalla Procura di Siracusa nel 2019 a Noto. I Carabinieri avevano infatti sequestrato 26 delle opere esposte alla mostra “L’impossibile è Noto”, poiché ritenute false (il tutto grazie a una denuncia della Fondazione Giorgio e Isa de Chirico). Nel corso dell’indagine viene scoperto che l’impresario d’arte Gianni Filippini, organizzatore della mostra siciliana, è coinvolto nella vendita di un dipinto di elevato valore, il Concerto con Bevitore di Boulogne. Filippini avrebbe ricoperto il ruolo di intermediario, prendendo il quadro dalle mani del proprietario e affidandolo Mirella Setzu (mercante d’arte a Montecarlo e titolare della società Swiss Art basata in Svizzera), che lo avrebbe successivamente portato a TEFAF Maastricht per venderlo sul mercato internazionale dell’arte.
Com’è che Vittorio Sgarbi entra nella vicenda del Valentin sequestrato
La domanda che sorge qui spontanea è chi sia il proprietario dell’opera. Dagli atti della Procura di Imperia è emerso che la Swiss Art ha siglato un contratto per la vendita del dipinto con la Hestia S.r.l., la cui titolare è Sabrina Colle (manager e compagna di Vittorio Sgarbi). Sulla base di questo contratto, il Concerto con Bevitore sarebbe dunque partito dalla casa del critico a Ro Ferrarese in direzione Principato di Monaco. Sgarbi si è difeso spiegando che l’opera era stata a lui consegnata per una perizia dal “reale” proprietario del dipinto, l’imprenditore Augusto Agosta Tota, e che a suo parere il quadro non è che una copia dell’originale. In realtà la figlia dell’imprenditore emiliano, intervistata dai microfoni di Report, nega che il quadro fosse di proprietà del padre (deceduto nel febbraio 2023), grande collezionista di opere d’arte moderna e contemporanea e fondatore del Centro Studi Ligabue di Parma (ma non amante degli Old Masters).
Le inchieste giornalistiche sulle vicende Sgarbi
Dall’inchiesta condotta dai giornalisti di Report e Il Fatto Quotidiano, è emerso inoltre il nome del soggetto che avrebbe venduto il quadro di Valentin de Boulogne a Vittorio Sgarbi. Mauro Brognoli (ex marito della signora Patrizia Bignetti, figlia di un noto imprenditore della bassa bresciana) ha spiegato di aver ceduto nel 2014 il dipinto a “Jack” Giacomo Crotti (autista storico del critico d’arte e originario di Orzinuovi, proprio come il venditore) per 10.000 euro (pagati in contanti).
Le controversie relative la figura di Vittorio Sgarbi si sono molto accentuate negli ultimi giorni, complice anche l’inchiesta aperta dell’Antitrust sulle attività private (e pagate) svolte dal critico d’arte al di là del suo ruolo pubblico nell’attuale governo (attività tra cui ricadono anche quelle della Hestia S.r.l., che sembra essere stata il contenitore degli emolumenti pagati negli anni a Sgarbi), conclusasi con la delibera che conferma la violazione della legge sul conflitto d’interessi.
Nel frattempo, la scorsa settimana Sgarbi ha annunciato la rinuncia con “effetto immediato” al proprio ruolo di sottosegretario alla Cultura, salvo poi ritrattare due giorni dopo, spiegando di dover ancora negoziare con il governo le condizioni delle proprie dimissioni.
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