Il 15 maggio, Sotheby’s New York offrirà all’asta Meules à Giverny di Claude Monet (1840-1926) durante la sempiterna Modern Evening Auction. Il quadro, dipinto da Monet nel 1893 nelle campagne di Giverny, verrà presentato al mercato con una stima di 30 milioni di dollari.
Monet iniziò ad inserire i “meules” (ovvero i covoni di fieno delle campagne francesi) tra i propri soggetti nel 1885 circa, rendendo quest’elemento bucolico uno dei più ricercati (ad oggi) dai collezionisti. I covoni erano una presenza costante al di fuori delle grandi città: il grano veniva infatti raccolto d’estate, ma non tutti i villaggi possedevano una trebbiatrice. Nell’attesa del macchinario (che poteva durare fino all’inverno successivo), il fieno veniva impilato in monolitiche strutture (alte fino a 6 metri) per prevenire la formazione della muffa prima della separazione del grano dal suo stelo. All’epoca, avere dei covoni di grandi dimensioni significava essere “benestanti”, e la buona riuscita del raccolto dimostrava le ottime capacità dei contadini.
Claude Monet, Meules à Giverny (1893). Courtesy Sotheby’s New York
I covoni nella storia dell’arte
La serie di “meules” del pittore – che vedono il covone al centro della composizione (soprattutto i quadri realizzati tra il 1888 e il 1891) – si inserisce dunque in una lunga tradizione pittorica che raffigura la vita rurale francese, partita con Jean-François Millet (e visibile ad esempio nel dipinto Meules de foin, automne del 1874 ca.) e i Barbisonniers (una corrente artistica legata al realismo e all’omonima città di Barbizon). Anche Camille Pissarro (con dipinti quali Paysans et meules de foin dans un champ, 1878), Paul Gauguin (con Les meules jaunes (le moisson blonde), 1889), Edgar Degas (con Quatre danseuses, 1899 ca.) e Vincent Van Gogh (con Stacks of wheat by a farm, 1888) raffigurarono a più riprese i covoni di fieno, ma Monet fu l’unico a rendere il soggetto il centro della composizione, senza ulteriori elementi. Nei “meules” di Claude non troviamo altri dettagli: non ci sono contadini, soggetti che camminano nei campi, uccelli nè altri animali. Lo stile di Monet era infatti ispirato alla “purezza della linea” tipica delle stampe giapponesi (in particolare quelle di Katsushika Hokusai), che si diffusero in Europa a metà diciannovesimo secolo.
Meules à Giverny di Claude Monet all’asta da Sotheby’s
Meules à Giverny (1983) – realizzato mentre il pittore terminava la serie di quadri (1892-1894) ispirati alla cattedrale di Rouen – è l’ultimo dei covoni della Normandia di Claude (il pittore trattò successivamente il tema solo dipingendo i meulettes, una fase preparatoria della raccolta del grano) e ha una particolare provenienza. Due anni dopo la sua creazione, fu infatti acquistato dall’artista Dwight Blaney durante un viaggio a Parigi. Dopo averlo portato negli Stati Uniti, il pittore americano prestò il dipinto al Museum of Fine Arts e successivamente alla Copley Society di Boston per una mostra su Monet (nel 1905). Blaney – che era amico di John Singer Sargent, a sua volta proprietario del quadro Bennecourt (1887) di Monet – tenne il dipinto fino alla sua morte nel 1944. Poco dopo i “meules” furono comprati da John Hay Whitney (ambasciatore americano in Inghilterra e presidente del MoMA) e sono stati conservati in una collezione privata negli ultimi vent’anni.
Il record di Monet all’incanto sarà battuto?
Con la Modern Evening Auction di metà maggio, Sotheby’s proverà a superare il record di Monet agli incanti, realizzato dalla stessa casa d’aste nel maggio 2019 grazie alla vendita di Meules (1890-1891) – con soggetto molto simile a Meules à Giverny (1983) – per 110.7 milioni di dollari (il quadro fu anche il primo dipinto impressionista mai aggiudicato per più di 100 milioni). Nella stessa serata sarà offerto anche il citato Bennecourt (1887) di Singer Sargent, con una stima compresa tra i 6 e gli 8 milioni di dollari. Il mercato si è comunque sempre dimostrato propenso al tema dei “meules” di Monet. Ricordiamo infatti che al terzo posto tra i quadri dell’artista più cari mai venduti all’asta (sul terzo gradino del podio dopo Nymphéas en fleur (1914-1917), battuto da Christie’s New York nel 2018 per 84.6 milioni di dollari) c’è un’altro Meule (1890-1891) aggiudicato sempre da Christie’s New York nel 2016 per 81.4 milioni.