Già dallo scorso mese di marzo i consigli degli ordini dei notai stimavano un significativo aumento dei testamenti, cui gli italiani, contrariamente ai cittadini di altri Stati, non fanno spesso ricorso. Sono inoltre aumentate le donazioni, anche della nuda proprietà di immobili o di aziende.
Le persone si interrogano sul futuro dei propri investimenti, sull’evoluzione dei mercati, sulle conseguenze di un possibile indebitamento, o ancora sulle esigenze attuali e future della propria famiglia e sulla sorte di soggetti che, a vario titolo, sono vulnerabili.
Testamenti, donazioni e trasferimenti di residenza in periferia o all’estero sono le prime, istintive, risposte a diverse preoccupazioni. Se, tuttavia, se ci si concentra sulla complessità di scenari che il virus ha disegnato è d’obbligo domandarsi se questi rimedi siano sufficienti o se esistano soluzioni più idonee a pianificare al meglio il proprio futuro.
Uno degli strumenti giuridici più flessibili e atti a conseguire più obiettivi contemporaneamente è rappresentato dal trust. L’utilizzo di questo strumento, al pari di altri, ha conosciuto un incrementato in concomitanza con la pandemia. Al trust tuttavia fanno ricorso anche le generazioni più giovani, che normalmente non pensano al testamento, ma desiderano ugualmente pianificare la successione del proprio patrimonio con l’obiettivo di affrontare le sfide in divenire con maggior serenità.
Tramite il trust, ad esempio, è possibile pianificare il futuro dell’impresa familiare, garantendo un passaggio generazionale privo di conflitti e in esenzione da imposte. Un trust con le dovute caratteristiche può infatti godere di tutte le agevolazioni del patto di famiglia, senza patirne le limitazioni.
È anche possibile separare la nuda proprietà e l’usufrutto di un bene immobile o di una partecipazione, permettendo al disponente di godere liberamente dei frutti del bene e di decidere come dovrà essere gestita la piena proprietà, in favore di generazioni future.
L’istituzione di un trust può anche essere attuata in combinazione con il testamento, o con una donazione ed anche con lo spostamento di residenza. Lo spossessamento che ne consegue, infatti, non solo permette di usufruire delle attuali, vantaggiose, aliquote e franchigie previste dal Testo unico sulle successioni e donazioni n. 346 del 1990, ma può agevolare chi istituisce il trust nella decisione di trasferirsi. In presenza di determinati presupposti, infatti, la parte di beni precedentemente vincolati in trust non viene inclusa nel calcolo totale del patrimonio personale, con un conseguente alleggerimento del carico fiscale generale del contribuente.
Grande fermento si nota infine nel settore dei trust filantropici. Quelli già esistenti si sono attivati per contribuire e sostenere l’economia, le istituzioni e le persone in difficoltà a causa del virus. Altri sono nati con simili finalità. Più flessibile delle fondazioni, grazie anche alla possibilità di conseguire obiettivi misti di scopo e per beneficiari, il trust permette infatti di avviare attività filantropiche in modo snello e, nel contempo, con le dovute garanzie di professionalità e controllo.
Sono molti, insomma, i vantaggi e le opportunità che un trust può offrire, sia nell’immediato che a lungo termine, in un’ottica di protezione e prevenzione.
Se c’è qualcosa infatti che la pandemia può insegnarci è che non basta parlare e preoccuparsi per il futuro, ma occorre agire e minimizzare i danni, per non trovarsi nuovamente impreparati e rendersi conto, troppo tardi, che si sarebbe potuto fare di più.
A cura di Barbara Demergazzi, Tep, lawyer, head legal and compliance at Capital Trustees