L’arte, un tempo considerata acquisto “passionale”, è oggi riconosciuta come potenziale investimento alternativo di liquidità. Opere d’arte e oggetti da collezione possono rappresentare, infatti, opportunità d’investimento significativo, seppur la rischiosità e la illiquidità del loro mercato, che ne rendono altamente fluttuante il valore, li rendano investimenti a rischio e quindi non li rendano etichettabili come “beni rifugio”.
Anche per questo, dal 2011, Deloitte Private analizza i trend che caratterizzano il rapporto tra arte e finanza, pubblicando ogni due anni, in collaborazione con ArtTactic, un Report di caratura internazionale che esamina il ruolo e la rilevanza dell’arte nella gestione patrimoniale, nonché i principali trend che caratterizzano il mondo dell’arte e della cultura. Per esaminare il rapporto tra arte e gestione patrimoniale, Deloitte e ArtTactic coinvolgono collezionisti, operatori e stakeholder del settore in una breve survey, i cui risultati evidenziano come, dal 2011, si rilevi una crescita nella percentuale di gestori patrimoniali che hanno integrato l’arte nella propria offerta di investimento di liquidità.
L’Art & Finance Report 2023 di Deloitte & ArtTactic
In particolare, da quanto emerge dalla survey condotta nel 2023 i cui risultati sono esposti nell’ottavo Deloitte Private and ArtTactic Art & Finance Report, pubblicato nel mese di novembre 2023, emerge che l’89% degli stakeholder del mondo “arte e finanza” ritiene che l’arte e i beni da collezione debbano far parte di un’offerta di gestione patrimoniale, la percentuale più alta nella storia dell’Art&Finance Report.
Dalla survey sono emersi anche altri trend d’interesse, tra cui una crescita nella quota di stakeholder che ritengono che il modello di investimento in arte più interessante è quello da cui derivano impatti sostenibili. Questo trend è in linea con il graduale riconoscimento internazionale di quanto i settori culturali e creativi (CCS) possano costituire un motore importante per lo sviluppo sostenibile.
Grazie all’expertise maturata nella misurazione degli impatti della cultura, Deloitte Italia ha contribuito al Report Art&Finance globale con relativi approfondimenti. Negli ultimi anni, la cultura è infatti stata riconosciuta come un elemento fondamentale per lo sviluppo sostenibile, con apertura di nuove strade per cercare di quantificarne gli impatti generati in ambito ESG – Environmental, Social, Governance.
Come misurare l’impatto sociale della cultura?
A tal proposito, la misurazione dell’impatto sociale della cultura può essere effettuata attraverso diverse metodologie. La prima è relativa alle valutazioni econometriche, che prendono spunto dalle metodologie per la valutazione degli asset a fini bilancistici, permettendo di determinare il valore economico e sociale dei beni culturali. Un recente studio di Deloitte , per esempio, stima che il Colosseo contribuisca per 1,4 miliardi di euro al PIL italiano, con un valore sociale stimato a 77 miliardi di euro. Una seconda metodologia, la metodologia SROI (Social Return on Investment), quantifica invece gli impatti sociali di attività e progetti specifici, cercando di riassumere in un indice quale sia il ritorno sociale dell’investimento di un’organizzazione. Una terza metodologia è infine riconducibile al framework degli indicatori Culture|2030 dell’UNESCO che analizza come la cultura contribuisca al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile (o “Sustainable Development Goals” – SDGs) dell’Agenda2030, considerando la cultura sia come settore di attività che come elemento trasversale degli SDGs.
Una misurazione che può garantire numerosi benefici per un’organizzazione culturale, con particolare riferimento al miglioramento della trasparenza nei confronti degli stakeholder, delle relazioni sociali e dell’attrattività verso nuovi (e “vecchi”) sostenitori e donatori. Inoltre, può fornire un punto di partenza per l’auto-analisi, la definizione di obiettivi e l’allocazione di risorse a progetti con un impatto significativo sugli stakeholder di riferimento, in particolare quelli pubblici che possono meglio assumere decisioni di allocazione di risorse a supporto delle iniziative a maggior ritorno di impatto.
L’Osservatorio di Deloitte per il monitoraggio dell’impatto di arte e cultura
Sono tuttavia ancora poche le organizzazioni del mondo dell’arte e della cultura, oltre che le istituzioni pubbliche, che misurano i propri impatti in maniera sistematica, con una metodologia internazionalmente riconosciuta, secondo quanto emerge dal nuovo Osservatorio promosso dall’Istituto per la Ricerca sull’innovazione trasformativa (ITIR) dell’Università di Pavia, da Deloitte Private, ARTE Generali e Banca Generali. L’Osservatorio, l’unico al momento dedicato a questa misurazione, si propone di monitorare continuamente l’evoluzione dell’analisi dell’impatto delle arti e della cultura, tenendo in considerazione i recenti sviluppi legislativi europei, come la Direttiva sulla Corporate Sustainability Reporting, e framework rilevanti per la materia, come il Framework UNESCO “Culture| 2030 Indicators”, prima menzionato.
La prima indagine, condotta tra maggio e ottobre 2023, ha coinvolto 25 organizzazioni europee che sostengono la cultura e detengono beni da collezione, di diversa tipologia, includendo non solo beni artistici, ma anche beni dei settori della fotografia, musica, manufatti e altri oggetti da collezione. Gli impatti culturali, secondo gli indicatori dell’UNESCO, possono essere suddivisi in quattro aree tematiche: ambiente e resilienza; benessere economico; conoscenze e competenze; inclusione e partecipazione. La survey e le interviste che hanno consentito lo svolgimento dell’indagine si ponevano l’obiettivo di esaminare come le organizzazioni promuovano e sostengano le iniziative culturali in quanto fattori determinanti per la sostenibilità, e nello specifico come e se sia misurato e comunicato il loro impatto sociale.
Nonostante si rilevi l’interesse nella misurazione degli impatti, con il 78% degli intervistati interessato a misurare il proprio impatto sociale e il 57% quello economico, un numero ancora limitato di operatori culturali e artistici persegue quest’attività con metodologie riconosciute: solo il 40% degli intervistati conosce gli indicatori della dell’UNESCO e solo l’8% li utilizza. Aumentare la comprensione e la consapevolezza degli SDGs è fondamentale per aiutare le organizzazioni a comprendere la loro importanza per lo sviluppo sostenibile.
I risultati dello studio evidenziano in sintesi che le organizzazioni artistiche e culturali hanno ampi spazi di miglioramento in relazione alla misurazione e comunicazione degli impatti generati, con risvolti strategici positivi. Esiste infatti l’opportunità, per queste organizzazioni, di ripensare i modelli di governance e direzionare le iniziative artistiche e culturali a favore della generazione di impatti sociali positivi, in grado di contribuire allo sviluppo sostenibile. I nostri risultati empirici suggeriscono un obiettivo primario: passare dal paradigma del “trade-off” (sociale contro economico, libertà contro governance) a una prospettiva complementare, in cui le dinamiche sociali ed economiche generano sinergie reciproche. In questo contesto, la governance e la misurazione della cultura sono viste come strumenti potenti per preservare le arti e la cultura per le generazioni future. L’importanza dell’Osservatorio cui partecipa Deloitte Private risiede proprio in questo: fornire una visione chiara e dettagliata di queste dinamiche, contribuendo a guidare le organizzazioni verso un futuro sostenibile e culturalmente florido, con trasparenza e univocità di misurazione.
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