- Il primo trimestre si chiude con una crescita del +5,3% del pil cinese, a fronte di un obiettivo del governo intorno al 5% per l’anno in corso
- De Luca: “Accumulare Cina nei prossimi mesi potrebbe essere un buon investimento. Il rapporto rischio-rendimento è molto buono”
La Cina ha archiviato il primo trimestre dell’anno con una crescita oltre le attese: +5,3% per il prodotto interno lordo a fronte di un obiettivo fissato da Pechino per quest’anno “intorno al 5%”. Un balzo che lascia gli economisti divisi, tra chi crede che sia l’inizio di una nuova primavera e chi vede ancora nubi all’orizzonte. “Accumulare Cina nei prossimi mesi potrebbe essere un buon investimento”, dichiara a We Wealth Carlo De Luca, responsabile asset management di Gamma Capital Markets. “Nei valori attuali, gran parte della crisi immobiliare che stanno cercando di risolvere da agosto 2022 è già stata prezzata. A differenza di quanto accaduto negli Stati Uniti nel 2008, le aziende hanno un price/earning talmente basso che in alcuni casi arriva sotto il 10”, racconta l’esperto.
“Il rapporto rischio-rendimento è molto buono e i flussi degli investitori stranieri sono ai minimi, in quanto negli Adr cinesi sono usciti tutti gli istituzionali americani dal mercato e adesso che Pechino ha vietato gli short non vedo come possano arrivare nuove vendite”, dice De Luca. In più ci sono i cosiddetti “snowball”, ovvero derivati del mercato cinese in scadenza a giugno che – nella strategia di redistribuzione della ricchezza del presidente Xi Jinping – sono stati venduti anche alle classi non abbienti. “Questi titoli sono a un livello più alto dell’azionario in questo momento, soprattutto per quanto riguarda le small cap”, afferma De Luca. “Secondo noi, uno dei motivi del QE sulle small cap da 300 miliardi delle ultime settimane da parte del governo cinese è proprio cercare di portare gli indici sopra entro giugno, perché altrimenti si perderebbe il vantaggio di tutta la strategia attuata da Xi”, aggiunge.
Cina: tasso su mutui a 5 anni al 3,95%
“Se pensiamo che il Nasdaq che ha attualmente un price/earning ratio di 27 e arriverà a 19 con utili futuri sia un ottimo investimento, come non possiamo guardare alla Cina che ha un price/earning di 8 e a tre anni di 2?”, si domanda De Luca. “Certo, se ci saranno problemi di default o occupazionali potremo vedere nuovi minimi, ma al momento tecnicamente gli indici stanno accumulando e non penso sia una distribuzione ma più un’accumulazione per poi assistere a una rialzo”, osserva l’esperto. Intanto, la banca centrale cinese ha annunciato a febbraio una sforbiciata del tasso di riferimento per i mutui a 5 anni di 25 punti base, dal 4,2% al 3,95%. Il debito al 150%, secondo De Luca, non rappresenta invece un problema.
De Luca: “Il vero problema è la fiducia”
“Il vero problema della Cina è la fiducia”, afferma l’esperto. “Quando il governo decide che le società di istruzione non saranno più profit a mercati aperti, per esempio, perde totalmente la fiducia dei mercati. I cinesi però non sono degli scellerati, era quello che volevano: ripulire totalmente il mercato (anche quello di Hong Kong) dagli investitori stranieri. Dopodiché, attrarre nuovamente i flussi non è semplice, perché riconquistare la fiducia richiede tempo”. Riaprire i loro bilanci ai revisori americani non è bastato per riportare su gli indici, dice De Luca, anche considerando il tema geopolitico. “Le schermaglie ci saranno sempre, ma quello che conta sono i numeri e la ricchezza”, dice tuttavia De Luca. “Fino a quando la Cina avrà debito Usa in pancia, non scoppierà nessuna guerra”.
Cina: 7 titoli da tenere d’occhio
Guardando ai titoli da tenere d’occhio nell’attuale contesto di mercato, Gamma Capital Markets segnala Tencent (+17,26% da inizio anno), BYD (+13,90%), Trip.com (+40,02%), Meituan (+46,22%) e Alibaba (+0,94%). “Giganti come Alibaba, Tencent, Pinduoduo e JD.com sono tutti titoli oggi molto economici, nonostante si stia assistendo a una ripresa economica cinese sostenuta dai consumi interni”, aggiunge Kevin Carter, ceo di EMQQ Global, società partner di HANetf. “Queste società hanno avviato operazioni che riflettono la fiducia in una costante crescita del mercato. Alibaba, per esempio, ha recentemente approvato un ampliamento di 25 miliardi di dollari del suo programma di riacquisto di azioni, estendendone inoltre la durata fino a marzo 2027. Una mossa che aumenta il totale disponibile per i riacquisti a 35,3 miliardi di dollari nei prossimi tre anni fiscali”, ricorda Carter.
Il direttore finanziario della multinazionale di e-commerce, Toby Xu, ha sottolineato che questa decisione riflette la fiducia dell’azienda nelle prospettive commerciali e nel flusso di cassa atteso. Tra l’altro, la mossa arriva anche dopo un altro importante annuncio che vede la società protagonista di una spesa pari a 2,5 miliardi di dollari per il suo primo dividendo annuale. Guardando ai mercati, secondo Carter è difficile affermare come si comporteranno le Borse nel prossimo futuro. “Tuttavia, possiamo ipotizzare che vi siano ancora nubi all’orizzonte, ma che assisteremo nuovamente a qualche tipo di rally sporadico, così come accaduto nell’ultimo periodo”, dichiara Carter. Poi conclude: “In ogni caso, l’opinione più diffusa oggi tra gli investitori che guardano a questi mercati è che la Cina sia ancora in difficoltà e, di conseguenza, che i suoi titoli siano oggi ancora a buon mercato”.