Cina tra crisi immobiliare e flop crescita, gli stimoli basteranno?

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La seconda economia mondiale ha stupito in negativo nel 2023, segnando una ripartenza sottotono. Pechino ha quindi deciso di implementare nuove politiche per la ripartenza, ma saranno sufficienti? La Cina rimane un’opzione interessante per diversificare il portafoglio?

All’inizio del 2023 sembrava che il Dragone avrebbe sorvolato su tutte le economie, segnando la vera ripartenza cinese dopo le chiusure per l’emergenza da Covid. E invece la realtà è stata ben diversa dalle aspettative. L’auspicata ripartenza economica ha mostrato dati modesti, se non addirittura deludenti. A cosa è dovuto tutto questo? Gli esperti di Jupiter Asset Management hanno analizzato da vicino la situazione per capire se la Cina può rappresentare ancora un’interessante opportunità di investimento per diversificare il portafoglio.

Se già la pandemia aveva indebolito le relazioni della Cina con l’estero, la riapertura non è riuscita a curare ferite che forse sono diventate troppo profonde: i rapporti tra Pechino e Washington sono particolarmente tesi al punto che, “per la prima volta in quasi 20 anni, la quota delle importazioni Usa dal Messico nell’ultimo anno è stata maggiore di quelle provenienti dal Dragone”, sottolineano da Jupiter AM. I problemi però non arrivano solo dall’esterno; all’interno degli stessi confini cinesi, le pressioni non sono mancate: da un lato la posizione fiscale delle amministrazioni locali è sempre più debole e, dall’altro, inizia a pesare la forte mancanza di fiducia dei consumatori sia guardando al settore immobiliare, sia a quello tecnologico e dell’istruzione.

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Pechino: è arrivato il momento di agire?

Dopo sei mesi di falsa ripartenza, lo scorso luglio il Politburo (ovvero l’ufficio politico del Partito Comunista Cinese) ha deciso che era arrivato il momento di cambiare tono, aprendo la strada per misure di sostegno più ampie per aiutare dall’interno l’economia. A spingere ulteriormente in questa direzione ci sono state le deludenti letture macro di agosto e le più recenti vicende sul settore immobiliare, che da solo regge il 20% del Pil cinese. Dopo il caso Evergrande, infatti, è scoppiato quello di Country Garden, la principale società nel settore, che nel giro di qualche giorno ha visto un tracollo del 18% sulla Borsa di Hong Kong.

Pechino ha colto la palla al balzo per dare il via a una stagione di misure ad ampio raggio: in pochi giorni abbiamo assistito a una riduzione a livello nazionale dei coefficienti minimi di acconto per i mutui, a una diminuzione dei tassi sui mutui e sui depositi, a detrazioni fiscali sul reddito e a riduzioni dei coefficienti di riserva per i depositi in valuta estera a sostegno del renminbi.

“Sicuramente le nuove misure implementate dal governo sono benvenute e hanno rappresentato un’ancora di salvezza per il settore immobiliare, ma questo non basta per guardare alla Cina unicamente con ottimismo”, commentano gli esperti di Jupiter AM, osservando come questo comparto continui a muoversi a rilento, le vendite annuali rimangano al ribasso e la fiducia delle famiglie si mantenga sui minimi storici. “L’economia cinese continua a mostrare profondi squilibri strutturali, al punto che gli interventi di Pechino potrebbero non essere sufficienti per ritrovare l’equilibrio perduto”.

È tempo di uscire dalla Cina?

Di fronte a questi sviluppi, il dubbio se entrare/rimanere investiti sulla Cina o uscire è comprensibile. Ma gli esperti di Jupiter AM rassicurano, in quanto ritengono che il Paese non ha ancora perso la sua attrattiva: “Le grandi aziende del settore consumer/internet ci sembrano ancora di qualità dal punto di vista del debito. Nel settore immobiliare, per il momento preferiamo evitare l’esposizione diretta agli sviluppatori privati, ma di recente siamo riusciti a trovare alcune interessanti opportunità in veicoli di proprietà del governo con un forte sostegno pubblico. Le obbligazioni del settore privato rimangono altamente volatili e soggette a modelli di negoziazione piuttosto irregolari che, per il momento, richiedono ancora un atteggiamento conservativo”.

Insomma, per il momento è meglio mantenere un’esposizione inferiore alla Cina rispetto agli altri Paesi emergenti, ma è importante sottolineare che il mercato delle obbligazioni societarie cinesi è molto ampio e diversificato, quindi nonostante una lenta ripartenza, alcuni ambiti continuano a offrire interessanti opportunità.

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