Tre importanti Basquiat andranno in asta a maggio. Si tratta di Untitled (Portrait of a Famous Ballplayer), 1981; Untitled (ELMAR), 1982; e di Native Carrying Some Guns, Bibles, Amorites on Safari, 1982. I primi due saranno messi in vendita il 14 maggio a New York, l’ultimo due settimane dopo, a Hong Kong.

Jean-Michel Basquiat, Untitled (Portrait of a Famous Ballplayer), 1981
Tutte le foto sono cortesia di Phillips
La casa d’aste affidataria è Phillips. È la prima volta che queste tele andranno pubblicamente in vendita. Provengono dalla collezione di Francesco Pellizzi, antropologo e collezionista, cofondatore ed editore della rivista Res, Anthropology and Aesthetics. A sua volta Pellizzi le aveva acquistate dalla gallerista Annina Nosei.
Basquiat, opere seminali in asta
Nel 1981 l’arte del giovanissimo Jean-Michel Basquiat (22/12/1960 – 12/08/1988) era a un punto di svolta. Untitled (Portrait of a Famous Ballplayer), di quell’anno, ne è esempio. Emergono sulla tela i temi razziali e identitari che non abbandoneranno più l’artista fino alla sua precoce scomparsa. Basquiat vi giustappone i simboli dello sport a stelle e strisce e la rappresentazione di una figura nera centrale in divisa da baseball, unitamente a motivi testuali e simbolici. Quest’opera fu inclusa nella storica mostra Jean-Michel Basquiat Basquiat Memorial Exhibition del 1988, inaugurata pochi mesi dopo la morte dell’artista, in coincidenza con il suo 28esimo compleanno.
Un quadro dall’anno d’oro di Jean-Michel Basquiat
Pellizzi acquistò Untitled (ELMAR), dipinto nel 1982, nel 1984. Largo quasi due metri, il quadro può considerarsi una pietra miliare dell’anno d’oro di Basquiat, quello durante il quale passò dalla street art al successo in galleria.

Jean-Michel Basquiat, Untitled (ELMAR), 1982
Un’opera iconografica, ricca di immagini autoreferenziali. Sulla sinistra, una figura di angelo caduto, di uccelli, ornata dal motivo ricorrente della corona di spine. Quest’ultimo elemento funge anche da aureola, sovrastando un mare blu luminoso di onde a scarabocchio, con il testo “Untitled (ELMAR)”, quasi una suggestione di moderno Icaro. Sulla destra compare un radioso arciere che scocca due frecce. Un’opera dal pedigree eccellente, come le altre due. Ha fatto parte di una mostra dedicata alla collezione di Francesco Pellizzi presso l’Hofstra Museum di New York nel 1989. Successivamente, presentato da Gagosian a Los Angeles nel decimo anniversario della morte di Basquiat. Nel 2018, alla Fondation Louis Vuitton di Parigi.
Il mercato asiatico
Farà parte dell’asta di Hong Kong del 31 maggio invece Native Carrying Some Guns, Bibles, Amorites on Safari, 1982. Quello asiatico è un mercato estremamente florido per il “Picasso nero”. La sua opera più costosa (110,7 milioni di dollari nel 2018) fa parte infatti della collezione di un imprenditore giapponese, Yusaku Maezawa. L’opera è una critica all’imperialismo bianco: una figura di colore con le braccia alzate domina la tela, di fronte a un bracconiere coloniale. Ridotte a caricature, le figure simboleggiano un “nativo” e un “colonizzatore”.

Jean-Michel Basquiat, Native Carrying Some Guns, Bibles, Amorites on Safari, 1982
Dando annuncio alla stampa della vendita, Robert Manley, vicepresidente e co-responsabile mondiale del dipartimento, ha comunicato che «Phillips è orgogliosa di essere diventata la casa di Basquiat negli ultimi dieci anni. Dalla vendita di Flexible per 45 milioni di dollari dalla proprietà dell’artista, alla vendita per 85 milioni di dollari di Untitled, 1982 (nel 2022, ndr) proveniente dalla collezione Maezawa, al nostro ruolo di sponsor principale della mostra King Pleasure della famiglia Basquiat, la celebrazione del genio dell’artista da parte di Phillips si estende oltre la sala delle aste». Quelle in asta a primavera sono «alcune delle opere più immagini più iconiche di Basquiat, dalla provenienza e dalla storia espositiva impeccabile. Il signor Pellizzi era un collezionista ispirato: acquistò opere senza tempo che sottolineano l’importanza e la visione artistica di Basquiat, che continua a propagarsi a distanza di quarant’anni».