Il dipinto della “terza mente”
Una terza mente, distintiva e unica: così Keith Haring definiva Andy Warhol e Basquiat quando dipingevano insieme. La collaborazione fra il padre della pop art e il giovane genio newyorkese brillò nel cuore degli anni Ottanta, dal 1982-3 al 1985. Due mondi distanti, i loro, per non dire opposti: quello pensato della riproduzione industriale in serie (Andy) e quello istintuale ed espressionista del giovanissimo talento. Una delle opere più rappresentative di quel periodo è Untitled (1984), gemma su cui ha messo le mani Sotheby’s per la sua asta newyorkese del 28 maggio 2024.

In asta l’opera frutto della collaborazione fra Warhol e Basquiat
Si tratta in realtà di un ritorno: la casa d’aste più antica al mondo (1744) aveva già battuto il dipinto nel 2010. Quell’anno incassò 2,89 milioni; nel 2024 dovrebbe raggiungere i 18 milioni di dollari, secondo le stime. Si tratterebbe di una rivalutazione sestupla. Attualmente, andy Warhol è il detentore dei due record assoluti di prezzo per un’opera del XX secolo: si tratta di due Marilyn, la Orange e la Shot Blue Sage. La prima, in trattativa privata, ha ottenuto pare 250 milioni di dollari. La seconda, in asta pubblica, ha raggiunto una quotazione di 200 milioni di dollari e con questa cifra è diventata l’opera più costosa del XX secolo transitata nelle asta. Il dipinto più costoso di Basquiat invece ha superato i 110 milioni di dollari nel 2018.

Nella foto di apertura (cortesia di Sotheby’s), da sinistra a destra: Francesco Clemente, Andy Warhol, Jean-Michel Basquiat.
Andy Warhol e Jean-Michel Basquiat: una conversazione a colori
Basquiat (New York, 22 dicembre 1960 – New York, 12 agosto 1988) era molto più giovane di Warhol (Pittsburgh, 6 agosto 1928 – New York, 22 febbraio 1987). Andy all’epoca era un mostro sacro dalla fama consolidata e creatività calante. La vicinanza con Basquiat rappresentò per lui nuova linfa.

Ancora ventiduenne, Jean-Michel Basquiat conquistava la scena artistica di New York. Era dagli anni sessanta, dallo sbarco di Andy Warhol nella Grande Mela, che non si assisteva a un simile fermento. In quegli anni l’anziano padre della pop art era in un certo senso l’eminenza grigia del sistema newyorkese dell’arte: a capo della sua Factory, produceva costantemente, con ritmi industriali. L’incontro fra i due, avvenuto nel 1982-3 darà vita a un proficuo periodo di collaborazione, il cui frutto saranno 160 opere.
Keith Haring ha avuto ragione dei critici d’arte
L’altra stella di quegli anni forsennati, Keith Haring, ebbe modo di assistere alla loro produzione artistica congiunta e raccontò che i due colleghi lavoravano «apparentemente senza sforzo». La loro «era una conversazione fisica che avveniva con la pittura invece che con le parole». I critici purtroppo non apprezzarono questo connubio. Molti accusarono Andy di aver manipolato Jean-Michel; in realtà il beneficio di quel lavoro congiunto fu reciproco (il giovane artista entrò definitivamente nel sistema dell’arte grazie alle reti relazionali di Warhol). Stroncarono la produzione Warhol-Basquiat nel 1985, visitando la loro mostra alla Tony Shafrazi Gallery. Fu così che terminò l’intensa collaborazione fra i due artisti.
Per ironia della sorte (o semplicemente, tardiva comprensione critica), fu proprio alla Tony Shafrazi che nel 1999 si tenne nuovamente una mostra che celebrava i due, Collaborations. Un successo. Che avrebbe lastricato le successive esibizioni al Brooklyn Museum, al Museum of Contemporary Art di Los Angeles e al Museum of Fine Arts di Houston. Gregoire Billault, presidente di Sotheby’s per l’arte contemporanea: «la critica non riuscì a vedere la vera visione artistica di quella che è senza dubbio la più importante collaborazione artistica del XX secolo. A quasi 40 anni di distanza, le opere della collaborazione sono riconosciute finalmente come punto di riferimento e parte integrante del lavoro di entrambi gli artisti, che sintetizzano i loro stili e le loro visioni contrastanti con totale iconoclastia».
Selvaggio, totemico, ribelle. Jean-Michel Basquiat e Andy Warhol, Untitled, 1984, in asta da Sotheby’s
Selvaggia e monumentale. Non può che essere definito così l’opera di Basquiat e Warhol inserito nel catalogo d’asta di Sotheby’s per il maggio 2024. Misura circa tre metri per tre metri e mezzo, e raccoglie a strati la creatività dei due artisti. Come accadeva nel loro modus operandi, Warhol per primo mette sulla tela le sue immagini. In questo caso, guantoni da baseball, racchette da tennis, scarpe da ginnastica, numeri e il logo della Zenith Electronics (il dipinto è anche noto come Zenith ½). L’autodidatta Basquiat si muove nel tracciato grafico definito dal collega più anziano, riempiendolo con i suoi graffi e il suo immaginario selvaggio, totemico, ribelle. La sua freschezza spinge Warhol addirittura a riprendere in mano il pennello.
Seppur in maniera apparentemente diversa, entrambi erano profondamente intrisi di cultura pop. Warhol in quella della pubblicità, dei giornali e delle star di Hollywood; Basquiat in quella delle stelle dello sport e del jazz. I due catturano lo spirito del tempo, lo zeitgeist a stelle e strisce degli anni Ottanta con il suo culto delle celebrità sportive, della cultura del consumo, della pop music (è a inizio anni Ottanta che a New York Madonna compie la sua ascesa, intrecciando con Basquiat una breve relazione). Sullo sfondo, lo spettro del degrado urbano e della violenza.
Guadagnare dalla vendita di un capolavoro: accortezze di mercato
La parte venditrice ha scelto il momento ideale per rimettere in asta l’opera frutto della collaborazione fra Warhol e Basquiat: è in atto una rivalutazione critica della collaborazione fra i due artisti; si è non molto tempo fa (agosto 2023) conclusa una retrospettiva di grande successo alla Fondation Louis Vuitton (Parigi), Basquiat x Warhol: Painting Four Hands. La mostra esponeva la più grande collezione di dipinti del duo mai esposta. Non solo, una sua versione è stata in seguito allestita (2023) alla Brant Foundation di New York. E questo Untitled è stato il punto focale di entrambe le mostre.
Chiosa Gregoire Billault: «La serie mette in mostra non solo il genio distintivo dei due artisti, ma anche una voce artistica completamente nuova, frutto di un lampo momentaneo che non sarebbe mai più stato replicato».