Solo il 15% dei Baby Boomers che continua a lavorare nonostante l’età matura indica le ragioni economiche come la motivazione principale a rimanere nel mondo del lavoro
Per il 50% degli intervistati è necessario mantenere viva “la voglia di imparare e di restare aggiornati”. Mentre il 45% dice che “si deve “guadagnare dimestichezza con la tecnologia”
I più maturi vorrebbero (41%) “trasmettere le proprie competenze” ai più giovani e a loro volta “apprendere quelle che non hanno, partendo dalle tecnologiche”(34%)
“Gli over 60 italiani sono carichi di desideri, ancor più che di bisogni, con voglia di futuro e di progettualità. E sono pronti a vivere con positività la contaminazione con le generazioni più giovani”
L’epoca delle transizioni
60 sono i nuovi 40? Forse ancora no, ma il massiccio invecchiamento della popolazione ha spostato in avanti le aspettative di vita tanto da far parlare di transizione demografica, al pari di quella climatica ed energetica. Come magnificato nella terza edizione del SingularityU Italy Summit, gli over 60 sono sempre più in salute e più attivi, con lo sguardo rivolto al futuro: la rivoluzione demografica può essere ed è un’opportunità.
Over 60: pensionati a chi?
Bva Doxa, in occasione dell’evento Seniors Impact Initiative nell’ambito del SingularityU Italy Summit 2019, ha realizzato una ricerca dedicata al lavoro degli over 60 italiani.
In Italia sono oltre 2 milioni gli over 60 che lavorano. Il 55% lo fa per scelta, anche se potrebbe smettere. Secondo la fotografia scattata da Bva Doxa, solo il 15% dei seniores indica i motivi economici come la motivazione principale a rimanere nel mondo del lavoro. Uno su 3 lavora ancora perché non può smettere, ma, se potesse, opterebbe per la pensione. Il mondo del lavoro richiede impegno continuo e dedizione. Per il 50% degli intervistati è necessario mantenere viva “la voglia di imparare e di restare aggiornati”. Il 45% dice che “si deve “guadagnare dimestichezza con la tecnologia”. Per il 41% bisogna “creare un legame tra i giovani e le diverse generazioni”. Lavorare è un modo per sentirsi giovani e attivi nel presente e per il (proprio) futuro. In particolare, il 12% degli over 60 italiani crede di avere ancora “tanto da dare”.
Le risposte degli intervistati sono coerenti con quanto emerso in un altro recente studio di Bva Doxa. Quivi, si diceva che gli italiani iniziano a sentirsi vecchi a 70 anni. La Finlandia è il solo paese al mondo in cui vi è la stessa percezione. Nel resto del mondo invece, la percezione di inizio della vecchiaia scatta mediamente al 56esimo compleanno.
Giovani per sempre con il tech
Tecnologia, non ti temo. Il tech può diventare un amico per migliorare la qualità della vita.
Oltre il 50% degli over 60 italiani ritiene che il tech possa apportare miglioramenti concreti alla qualità della vita. Gli ambiti sono la sicurezza in casa e fuori casa, la salute e il lavoro. In particolare, per quasi i quattro quinti (77%) degli attuali lavoratori senior “la tecnologia migliora la qualità del lavoro” e “ottimizza i tempi necessari per svolgere le attività lavorative” (60%). Inoltre “permette di fare cose che altrimenti non si riuscirebbe a fare” (58%).
Gli esami (e la scuola) non finiscono mai
Il 60% dei lavoratori ed ex lavoratori ha vissuto situazioni di difficoltà legate al cambiamento organizzativo. Le ragioni sono varie. In primo luogo, a causa della scarsa dimestichezza con le nuove tecnologie (38%), collegata alla “mancanza di una formazione adeguata da parte dell’azienda per l’uso dei nuovi strumenti”(31%). In seconda battuta, “il crescente utilizzo dell’inglese o di altre lingue non conosciute” (35%) e il “doversi rimettere ad imparare” (36%) per colmare il divario delle competenze. In questa evoluzione, solo 1 lavoratore senior su 3 crede che la propria esperienza sia stata valorizzata dall’azienda. Dai dati raccolti da Bva Doxa, emerge come i tre quarti (74%) vorrebbero partecipare a corsi per l’apprendimento delle nuove tecnologie. Il 49% inoltre auspica un maggior coinvolgimento nei momenti di confronto aziendale.
Baby Boomers e Generazione Z, una sinergia auspicabile
Gli over 60 desiderano confrontarsi con i lavoratori più giovani per affrontare il cambiamento, in una prospettiva di collaborazione doppiamente vantaggiosa. I più senior vorrebbero (41%) “trasmettere le proprie competenze” ai giovani e “apprendere (a loro volta) quelle che non hanno, partendo dalle tecnologiche”(34%). Nel 2020, i primi Gen Z –la generazione dei nati tra il 1997 e il 2010 –faranno il proprio ingresso nel mondo del lavoro. Nelle aziende saranno così presenti fino a quattro generazioni diverse. Non era mai accaduto prima.
Desideri, non bisogni
“Dal nostro osservatorio emerge come gli over 60 italiani siano carichi di desideri, ancor più che di bisogni, con voglia di futuro e di progettualità. E pronti a vivere con positività la contaminazione con le generazioni più giovani” dice Vilma Scarpino, ceo di Bva Doxa. «La sfida per aziende e istituzioni è iniziare a riflettere sull’evoluzione demografica come un’opportunità. Il capitale umano va considerato e valorizzato nel suo insieme e non in continue contrapposizioni (giovani versus vecchi). Si deve abbandonare il solo agire ‘qui ed ora’, il senso di urgenza continua, a vantaggio di una logica di più lungo periodo, che valorizzi ruoli e caratteristiche positive di ciascuna generazione. Per le aziende sarà sempre più importante fare evolvere il ruolo dei senior all’insegna di una sempre più proficua collaborazione fra generazioni”.