Azionario al massimo, che succederà poi?
Per la terza volta nel 2019, i mercati azionari sono vicini ai livelli record degli ultimi anni e alcuni stanno persino raggiungendo i massimi storici. La maggior parte degli indici hanno più che compensato le proprie perdite nell’ultimo trimestre del 2018 e sono nuovamente aumentate di quasi il 20%. La tendenza delle obbligazioni, nel frattempo, continua anche quest’anno con guadagni eccezionali sia in termini di prezzo che di numero di titoli che offrono rendimenti negativi. Persino l’oro sembra essere uscito dalla depressione dopo aver guadagnato il 15%. In effetti, raggiungere prestazioni assolute insoddisfacente nel 2019 sarebbe un’impresa …
Mentre le perfomance dell’azionario assomigliano a quelle del 2017, quest’anno è abbastanza diverso dalla situazione favorevole in quel momento. Ad esempio, si sta assistendo a una maggiore volatilità, una maggiore sensibilità ai fatti di cronaca e a una più frequente inversione di tendenze sia per i mercati azionari sia per le politiche monetarie delle principali banche centrali.
Mancanza di alternative dopo l’azionario al massimo?
Le notizie contrastanti relative alla Brexit, ai negoziati commerciali Cina-Usa e all’instabilità della situazione in Medio Oriente hanno avuto un impatto immediato sulla percezione degli investitori, ma alla fine hanno avuto un impatto molto limitato sui livelli degli indici.
Ogni correzione ha portato rapidamente ad un ritorno ai livelli più alti, anche se gli indici hanno lottato a lungo per superarli. Le banche centrali hanno svolto un ruolo non trascurabile in questi rimbalzi allentando le loro politiche monetarie – i tassi chiave sono stati ridotti quasi cento volte in tutto il mondo nel 2019 – fornendo così una base per ogni crisi. Va, inoltre, osservato che la domanda strutturale di azioni rimane elevata a causa della mancanza di alternative. Nella maggior parte delle regioni i tassi di dividendo azionario si mantengono ampiamente superiori ai rendimenti obbligazionari. Le correzioni sono quindi viste come opportunità di acquisto.
Il posizionamento del mercato è però difensivo, e poche persone stanno promuovendo una posizione di sovrappeso nelle azioni. Fondamentalmente, vi sono ragionevoli motivi per un posizionamento prudente, in quanto stiamo assistendo a un rallentamento della crescita globale a livelli che rendono la crescita più vulnerabile agli shock esterni. I settori manifatturieri stanno soffrendo (e c’è addirittura da temere che possano abbattere i servizi con loro), il motore economico cinese sta rallentando e le incertezze geopolitiche rimangono elevate, creando una palese mancanza di visibilità. Si nota quindi una certa dicotomia tra le condizioni economiche e l’andamento del mercato azionario.
Migliore visibilità?
Detto ciò, si tratta di fattori noti e prezzati dal mercato. I principali punti interrogativi riguardano il possibile innesco in grado di rigenerare le prospettive di crescita e come spingere in alto i mercati azionari nel lungo termine. Il sostegno iniziale potrebbe derivare da una migliore visibilità in termini di prospettive economiche, aspetto che rassicurerebbe sia le imprese che gli investitori. La conclusione di un accordo tra l’Unione Europea e il Regno Unito o la ratifica di un accordo commerciale, anche parziale, tra la Cina e gli Stati Uniti sono due esempi di tali fattori positivi.
Ma le rassicurazioni non bastano. Una politica di stimolo fiscale in Europa, e anche in Cina, darebbe maggior peso a politiche monetarie che, pur essendo accomodanti, si stanno esaurendo. Un annuncio estremamente importante in termini di politica fiscale europea sembra improbabile a stretto giro e l’attuazione di una tale politica rappresenterebbe un ulteriore ostacolo. Tra i fattori negativi che potrebbero invertire la tendenza vi sono il rallentamento della crescita economica globale e gli indicatori anticipatori che continuano a puntare a sud (ad esempio in Cina). Anche un semplice tweet potrebbe minare i fragili progressi verso una parziale risoluzione della controversia commerciale tra Cina e Stati Uniti.
Azionario: non vendere
In fin dei conti, secondo Gilles Prince, i mercati sembrano fragili e prossimi ad un bivio, mentre gli indici di borsa sono vicini ai massimi. Ridurre l’esposizione all’equity può sembrare una scelta logica per realizzare una presa di profitto quest’anno. Ma, alla luce degli elementi analizzati, una scelta del genere può rappresentare un costo opportunità. Di conseguenza, è meglio mantenere gli investimenti in azioni. Il posizionamento settoriale e la gestione attiva del rischio di correzione faranno la differenza.