Tassi di interesse bassi, inflazione bassa – fin troppo – e una politica fiscale molto accomodante. Questo era l’ambiente a cui gli investitori si erano abituati negli ultimi quindici anni. Ma sono bastati due anni a stravolgere questo equilibrio: dopo lo scoppio di una pandemia globale, a cui sono susseguite anche importanti tensioni geopolitiche, la rapida scalata dell’inflazione ha posto gli investitori di fronte a un panorama completamente nuovo. Possiamo aspettarci un ritorno al contesto di inflazione sotto controllo o è necessario abituarsi a un nuovo mondo caratterizzato da un’inflazione volatile?
Inflazione al 2%: necessità o sogno?
Subito dopo la crisi del 2008 è risultato chiaro che l’inflazione ideale non poteva essere allo 0%, ma era necessario fosse più alta per permettere una sana crescita economica. Il target del 2% è stato sempre ribadito con forza e negli ultimi anni sono sempre di più gli articoli di economisti che sostengono che sia tollerabile un livello di inflazione più alta, considerando anche la situazione in cui ci troviamo oggi, dove l’inflazione sembra molto più ‘appiccicosa’. Basti pensare che l’ex presidente del Fondo monetario internazionale, Olivier Blanchard, si è espresso a favore di una modifica, alzando il nuovo target al 3%, se non addirittura al 4%.
Secondo Katharine Neiss e Ritush Dalmia, rispettivamente Chief European Economist e European Economist di PGIM Fixed Income, “quando l’inflazione è al di sotto dell’obiettivo non ha senso aumentarlo, quando è al di sopra non è una buona idea alzarlo perché rischia di disancorare le aspettative di inflazione e quando l’inflazione è al livello target non ha senso apportare una modifica piccola che invita a pensare che le banche centrali abbiano un controllo preciso nell’indirizzare l’inflazione”. Insomma, sembra che gli investitori si troveranno a convivere con il target del 2% ancora a lungo. Questo però non significa che l’inflazione debba sempre essere perfettamente allineata con l’obiettivo: la deviazione dal target è prevista, l’importante è che nel lungo termine l’inflazione si trovi il più vicina possibile al 2% e anzi, sembra che le sfide persistenti abbiano convinto i policymaker a tollerare un’inflazione più elevata.
Tassi di interesse bassi, inflazione bassa – fin troppo – e una politica fiscale molto accomodante. Questo era l’ambiente a cui gli investitori si erano abituati negli ultimi quindici anni. Ma sono bastati due anni a stravolgere questo equilibrio: dopo lo scoppio di una pandemia globale, a cui sono …