Siamo davvero certi che i Treasury statunitensi siano l’investimento più sicuro? Sono ormai mesi che il governo Usa si sta scontrando per capire se sia arrivato il momento di alzare o meno il tetto del debito federale e, ormai, il tempo per prendere una decisione è ridotto. Secondo gli esperti di Capital Group questa estate, probabilmente già intorno a giungo, si arriverà al punto di non ritorno, “quando il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti inizierà a non avere più i soldi per regolare i proprio crediti”.
La decisione di aumentare il limite del debito nazionale, che è stato fissato a circa 31.400 miliardi di dollari, già superato a gennaio, non è certo una novità, visto che è già accaduto in passato. Rimane però un problema oggettivo: negli anni in cui il Congresso è diviso, proprio come ora dove i repubblicani controllano la Camera dei rappresentanti e i democratici il Senato, anche decisioni che solitamente sono di routine, possono diventare molto complicate. Non per niente il prossimo 9 maggio è stata indetta una riunione straordinaria con il presidente Biden per discutere della questione.
Una questione che potrebbe surriscaldarsi ulteriormente anche per via delle turbolenze sul settore bancario che aumentano il rischio di ulteriori fallimenti e interventi da parte della Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC).
Quanto il rischio di default tecnico è reale?
Nel caso in cui gli Stati Uniti non fossero in grado di pagare un’obbligazione o lo facessero in ritardo, il risultato sarebbe quello di un default tecnico, con conseguenze oltre i confini statunitensi: i mercati finanziari globali potrebbero finire in subbuglio, senza contare che il dollaro Usa potrebbe perdere il suo status come valuta di riserva mondiale.
Ma si tratta davvero di un futuro imminente? Tom Hollenberg, gestore di portafoglio obbligazionario di Capital Group, spiega che “negli Stati Uniti la possibilità di default tecnico, o di un pagamento ritardato, si attesta tra il 5% e il 10%”. Certo, non uno scenario trascurabile, ma neppure quello più atteso. È inoltre fondamentale sottolineare che anche se questa possibilità diventasse realtà, gli effetti sul mercato sarebbero limitati nel breve periodo, con una volatilità più alta per pochi giorni. Quindi il rischio che corrono gli investitori sarebbe molto limitato, si tratterebbe di un default ben lontano da quello argentino, che tutti abbiamo in mente, dove gli investitori avevano perso i loro risparmi.
L’impatto maggiore invece sarebbe sul piano politico, ma se ciò accadesse, Hollenberg è sicuro che il Congresso si riunirebbe in fretta e furia per dare una risposta immediata, alzando finalmente il limite del debito.
Quali rischi? Attenzione al rating
Se quindi è chiaro che, dal punto di vista degli investitori, il dibattito sul tetto del debito statunitense non rappresenti un elemento così preoccupante, non si può neppure dire che il rischio di un default tecnico non avrà alcun impatto. Le agenzie di rating potrebbero, infatti, ridurre il rating degli Stati Uniti. Quali sarebbero le conseguenze di una situazione simile? Per prima cosa, “gli investitori potrebbero far salire il costo delle future emissioni del debito Usa e, forse la cosa peggiore, alcuni investitori potrebbero non considerare più i Treasury statunitensi come l’investimento più sicuro al mondo”, suggerisce l’esperto. Si tratta di una prospettiva che non si può semplicemente ignorare: il rischio di un declassamento a cascata avrebbe un effetto non indifferente su alcune istituzioni finanziare.
Non ci resta che sperare che una decisione venga presa il più presto possibile.
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