Riscatto di laurea a fini pensionistici. Come beneficiarne?

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Convertire gli anni di studio in contributi, anticipando la pensione, è una soluzione che interessa molte persone. È opportuno comprendere, però, fino a che punto e in quali casi conviene fruire di questo servizio

Con una consulenza mirata, che tenga conto dei benefici e dei rischi, è possibile comprendere in che misura l’istituto del riscatto di laurea può soddisfare le proprie esigenze

Il riscatto della laurea consente di dire addio al mondo del lavoro in anticipo. L’onere di riscatto, inoltre, potrà essere detratto dall’Irpef

“Mi converrà riscattare la laurea e andare in pensione in anticipo? Il riscatto mi porterà ad avere una pensione più bassa?” chi si pone queste domande – e con ogni probabilità ciò accade alla maggior parte dei soggetti laureati – è consapevole di porsi di fronte ad un interrogativo interessante – in quanto l’istituto del riscatto di laurea conserva senza dubbio un’evidente efficienza economica – ma, per certi versi, insidioso, stante il fatto che sono molti i nodi da sciogliere e i punti da approfondire.
È complicato affermare, infatti, senza un approfondito studio (e magari una consulenza mirata) se e in che misura il sistema del riscatto di laurea ai fini pensionistici può essere, o meno, utile per la propria posizione; poiché la convenienza va valutata in concreto. In funzione dei propri obiettivi.
Ebbene, con questo contributo – a cui farà seguito un successivo articolo volto ad approfondire alcuni casi pratici ed evidenziare in quali circostanze conviene optare per il riscatto o per altri strumenti – intende offrire una panoramica degli aspetti principali dell’istituto del riscatto di laurea a fini pensionistici.

Entrando nel merito dell’argomento, conviene da subito specificare che detto istituto permette di valorizzare il proprio percorso di studi ai fini pensionistici, in quanto consente di trasformare in contributi il periodo trascorso per ottenere il titolo.

Possono beneficiare di questo strumento tutti i soggetti che hanno conseguito un diploma di laurea o un titolo considerato equipollente o equiparato alla stessa. Il riscatto si può esercitare su tutti i diplomi universitari (di 3 anni), di laurea (triennale, specialistica o magistrale), di specializzazione, sui dottorati di ricerca e sui titoli accademici: anche se ottenuti all’estero, purché aventi valore legale in Italia.

Possono essere, inoltre, riscattati ai fini pensionistici anche i diplomi rilasciati dagli Istituti di alta formazione (artistica e musicale) nella misura in cui diano luogo al conseguimento di titoli di studi accademici (di primo o secondo livello) o di specializzazione.

Con riferimento ai periodi utili per il riscatto è bene specificare che non rientrano nel calcolo i periodi di iscrizione fuori corso o i periodi già coperti da contribuzione obbligatoria o figurativa o, ancora, quelli coperti da altri regimi previdenziali quali, ad esempio, il fondo pensione.

Il diritto di riscatto del corso di laurea potrà essere esercitato o sull’intero curriculum studiorum o su un singolo periodo e, inoltre, sarà possibile procedere al riscatto anche di più titoli di laurea insieme.

Come chiarito dall’Inps, anche i soggetti inoccupati possono riscattare il percorso di laurea a condizione che questi non risultino, al momento della domanda di riscatto, iscritti ad alcuna forma di previdenza obbligatoria e che non abbiano intrapreso attività lavorativa in Italia o all’estero.

Tutto ciò considerato, delineati i potenziali beneficiari e i titoli riscattabili, è opportuno soffermarsi sulle modalità di calcolo dell’onere di riscatto.

A tal riguardo, preme specificare che il calcolo seguirà le norme che disciplinano la liquidazione della pensione; collocandosi tanto nel sistema retributivo – tenendo conto di fattori quali età, periodo da riscattare, sesso e retribuzioni percepite negli ultimi anni -, quanto nel sistema contributivo: determinato applicando l’aliquota contributiva in vigore alla data di presentazione della domanda di riscatto; vale a dire la percentuale applicata alla retribuzione, o al reddito pensionabile per calcolare il montante contributivo, ossia la somma dei contributi da accreditare e da rivalutare annualmente.

L’art. 20, c. 6 del DL 4/2019, inoltre, ha introdotto il riscatto di laurea cd. agevolato, il quale permette di fruire di un onere più leggero, applicando le regole del sistema contributivo. Stando ai chiarimenti resi dall’Inps con la circolare n. 6 del 2020, il riscatto in forma agevolata potrà essere esercitato (anche) in relazione ai periodi di studi precedenti al 1996, purché la determinazione della pensione risulti integralmente vincolata al sistema di calcolo contributivo.

Ebbene, se il soggetto interessato ha conseguito il diploma di laurea (o è in possesso di un titolo equiparato), ha individuato il periodo riscattabile – che non deve essere già coperto da contribuzione obbligatoria e figurativa –, se già – al momento della domanda – ha versato almeno un contributo obbligatorio, può fare domanda e accedere all’istituto del riscatto di laurea.

La domanda deve essere presentata dagli interessati in via telematica attraverso il portale Inps dedicato alle istanze di riscatto ai fini pensionistici e di ricongiunzione dei periodi contributivi.

Più nel dettaglio, il soggetto interessato dovrà accedere, fornendo le sue credenziali, all’interno del servizio “Riscatto di laurea”. Sarà necessario, successivamente, allegare una dichiarazione rilasciata dall’università frequentata dalla quale risulti l’avvenuto conseguimento del titolo di studi, il numero di anni accademici di durata del corso e gli anni non riscattabili (quando fuori corso).

Per quel che concerne i termini di pagamento, si evidenzia che l’onere di riscatto potrà essere saldato in un’unica soluzione o in un determinato numero di rate, non superiori a 120 (pari a 10 anni) senza l’applicazione di interessi.

Si segnala che il pagamento delle rate deve essere concluso prima del pensionamento: motivo per cui, se il riscatto avviene a ridosso della pensione, il versamento della somma residua dovrà essere effettuato in un’unica soluzione.

Per quanto riguarda i termini di pagamento, questi sono particolarmente rigidi, al punto che in caso di ritardo nel versamento della prima rata si verificherà la decadenza dal riscatto. Negli altri casi, il ritardo (ammesso per massimo 5 volte) gode di una tolleranza di 30 giorni.

In ultima istanza, è bene prendere in considerazione anche i benefici fiscali di cui si può godere accedendo al regime del riscatto di laurea a fini pensionistici.

Nel merito, l’onere di riscatto potrà essere dedotto dal reddito imponibile sia del soggetto interessato che del familiare che ha in carico il soggetto che ha presentato la domanda. Se si tratta di familiare a carico inoccupato, la detrazione Irpef sarà pari al 19% dell’onere.

Gli articoli pubblicati sono stati realizzati da giornalisti e contributors di We Wealth e vengono forniti a Poste Premium a scopo informativo.


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