Il 2023 si è guadagnato un posto tra gli anni più complessi per gli investitori. Hanno dovuto affrontare l’inflazione più alta, la stretta monetaria più consistente degli ultimi 40 anni, la grande delusione della Cina, la spirale di stagflazione del Regno Unito, mentre le turbolenze geopolitiche hanno aggiunto pressione a un periodo già incerto. Ma anche il 2024 non si preannuncia semplice. All’orizzonte nuove sfide si affacciano sui mercati finanziari e gli esperti di Lazard cercano di metterle a fuoco per capire lo scenario che verrà nelle diverse aree del mondo.
Stati Uniti: pronti ad affrontare il 2024 con slancio, ma occhio alla politica
Gli Stati Uniti si affacciano al nuovo anno con un certo slancio, considerata la crescita sorprendente nel 2023, sostenuta dalla forza dei consumi e da un mercato del lavoro robusto. Intanto il processo di disinflazione sembra in corso. Ronald Temple, Chief Market Strategist di Lazard, si mostra ottimista e afferma che “l’inflazione negli Stati Uniti rallenterà con relativa velocità”, avvicinandosi sempre più quindi al target del 2%. La Federal Reserve sembra aver guidato gli States verso un atterraggio morbido, con la recessione ormai fuori dallo scenario base di Lazard. La politica industriale di Biden, sostenuta dall’IRA, potrebbe ancora riservare sorprese, con stime che indicano fondi previsti fino a 1.000 miliardi di dollari, secondo Brookings Institutions. Tuttavia, gli Stati Uniti non sono esenti da rischi nel 2024, con l’accesso al credito che potrebbe diventare più difficile per le imprese e le prossime elezioni presidenziali che potrebbero rappresentare un punto di svolta geopolitico. Non solo. Secondo Lazard un rischio importante per l’economia americana potrebbe essere rappresentato dai malfunzionamenti della politica. “Sebbene il Congresso abbia evitato la sospensione dei servizi federali e, in particolare, abbia schivato l’insolvenza innalzando il tetto del debito fino a gennaio 2025, la rimozione di Kevin McCarthy dalla carica di portavoce della Camera, e le tre settimane seguenti senza un sostituto, lasciano presagire un periodo di volatilità politica”.
La Cina uscirà dal letargo economico?
Un’altra incognita sul 2024 riguarderà la Cina, alle prese con una crisi immobiliare e una debolezza economica inaspettata. “Quando la carenza del credito ha iniziato a farsi sentire – spiega Temple – circa il 50% delle principali società immobiliari sono risultate insolventi, per cui i consumatori hanno perso la fiducia”. Ma questo non significa che Pechino si trova di fronte a una crisi finanziaria e il sentiment degli investitori nei confronti della Cina forse è troppo negativo. Già dal secondo semestre del 2023 il governo ha lanciato decine di misure a sostegno dell’economia e ci sono segnali che la fiducia dei consumatori e i consumi sono ormai vicini al fondo, per cui già nel breve periodo si potrà assistere a un miglioramento. A sostegno della ripresa economica della Cina, vi è anche il fatto che il Dragone è diventato il principale esportatore di prodotti strategici, come i veicoli elettrici e l’energia solare ed eolica. “Posizionandosi come produttore a basso costo in settori in forte crescita nell’economia globale, la Cina verosimilmente si è assicurata una buona crescita nei prossimi anni, anche se dovesse incontrare degli ostacoli nei mercati americani”, sostengono da Lazard.
Eurozona sull’orlo della recessione?
Sebbene nell’Eurozona l’inflazione abbia raggiunto il picco, la situazione potrebbe comunque peggiorare. Il vecchio continente non ha beneficiato della stessa dinamica di stimoli governativi degli Stati Uniti e le ripercussioni dello shock dei prezzi dell’energia correlate alla guerra in Ucraina persistono. Ecco quindi che le probabilità di una recessione nell’Eurozona nei prossimi 12-18 mesi sono, secondo l’esperto, del 50%, uno scenario quindi piuttosto probabile. Anche se l’Europa sta lavorando per ridurre la dipendenza dalle forniture di gas dalla Russia, il processo sarà lungo, con l’indipendenza stimata solo al 42,5% entro il 2030. La crisi energetica si aggiunge a un rallentamento dei consumi, ancora al di sotto dei livelli pre-pandemici. Inoltre, nonostante la discesa dell’inflazione, la Bce potrebbe mantenere i tassi invariati fino al secondo semestre del 2024. Infine, come negli Stati Uniti, l’anno nuovo sarà cruciale per l’Unione Europea, con le elezioni parlamentari. E l’esperto avverte: la stagnazione economica e la forte immigrazione potrebbero alimentare il sostegno per partiti politici estremisti.
Giappone: dove l’inflazione è benvenuta
In Giappone l’inflazione è benvenuta, considerato il record deflazionistico del paese. E finora è considerata sana. Il compito della Bank of Japan (BoJ) è però delicato. Nel 2024 i mercati si aspettano la fine della politica di controllo della curva dei rendimenti, e a quel punto l’attenzione si sposterà sulla fine dei tassi di interesse negativi. “La decisione su quando porre fine alla politica dei tassi di interesse negativi dipenderà in buona parte dalla valutazione della banca centrale sulla sostenibilità dell’inflazione che è correlata alla crescita dei salari in corso”.
Più nel lungo termine, il paese del Sol Levante deve affrontare la questione demografica. “Il problema principale nel lungo periodo per l’economia giapponese sono le dinamiche demografiche. – avverte Temple – Il governo di Shinzo Abe è riuscito a promuovere con
successo una maggiore partecipazione femminile alla forza lavoro, che è aumentata di 10 punti percentuali dal 2013 per le donne tra i 15 e i 64 anni, e anche l’immigrazione. Tali interventi hanno aiutato, però l’immigrazione resta assai inferiore a quanto sarebbe necessario per garantire la stabilizzazione dell’inflazione e la crescita nel lungo periodo”.
Insomma, in ogni regione del mondo si dovranno affrontare nuove sfide, ma le opportunità interessanti non mancheranno agli investitori disporti a cercarle. Un fattore da tenere in considerazione a livello globale riguarderà la situazione geopolitica, con il rischio di una escalation del conflitto in Medio Oriente e un aumento dei contrasti tra Cina e Occidente.
L’unica certezza? Imprese e investitori dovranno adattarsi a un panorama politico ed economico completamente nuovo.
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