Obbligazioni europee: nuove opportunità, basta cambiare mentalità

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Da una parte la Bce che ha proseguito anche a luglio la sua scalata dei tassi di interesse, dall’altra alcuni segnali di recessione all’orizzonte. Significa che non ci sono più grandi opportunità per il reddito fisso? Scopriamolo insieme a Lazard Asset Management

Gli investitori a reddito fisso stanno vivendo un periodo particolarmente emozionate. Questa è l’unica certezza che al momento il mercato sembra poter offrire. Che poi si tratti di una benedizione o di una maledizione, solo il tempo potrà dirlo. Nel frattempo, tenere d’occhio l’andamento del mercato potrebbe lasciare intendere qualcosa per il prossimo futuro.

Euro vs Dollaro, ancora testa a testa?

Se negli Stati Uniti l’inflazione si sta abbassando, anche se non con costanza, arrivando al 3,2% su base annua, lo stesso non si può dire di Regno Unito ed Europa, dove sta scendendo molto lentamente e rimane ancora ben lontana dal target del 2% (nel Regno Unito è al 7,9% a giugno e nell’Eurozona è al 5,3%, secondo l’ultima lettura di Eurostat). “Il nostro team per il reddito fisso globale si aspetta che alcune economie più piccole continuino ad aumentare i tassi d’interesse anche dopo che l’inflazione è stata riportata sotto controllo, nel tentativo di mantenere forti le loro valute”, sostiene Francois Lavier, Managing Director LFG Fixed Income di Lazard Asset Management.

Nell’ultimo mese l’euro ha testato un alto livello di cambio rispetto al dollaro statunitense, arrivando a 1,10 e, secondo le stime, potrebbe anche arrivare a un cambio di 1,14 se la Banca Centrale Europea (Bce) decidesse di mantenere una politica dei tassi aggressiva o, dall’altra parte, la Fed sospendesse il suo ciclo dei rialzi. In ogni caso, per i prossimi mesi, si vedrà un indebolimento del dollaro.

Eurozona: tra sfide e opportunità

Se da un lato è vero che i continui rialzi dei tassi di interesse della Bce hanno contribuito a sostenere l’euro, d’altro canto hanno anche creato sfide importanti per l’economia della regione.

Il primo problema è dato dal fatto che la Bce deve imporre un unico tasso su tutti gli stati che fanno parte dall’Eurozona, rischiando così di soffocare la crescita di quei paesi, anche se pochi, dove l’inflazione non è un problema. Sotto questo punto di vista il panorama europeo è molto diversificato: stati come Spagna e Svizzera hanno registrato tassi inferiori al 2%, quindi perfettamente in linea con il target, mentre alcune parti dell’Europa orientale hanno lottato con aumenti a doppia cifra.

La crescita della regione si sta già muovendo a rilento, infatti nonostante le stime al rialzo per la crescita del Prodotto interno lordo all’1,1% per il 2023, rimane un ritmo molto basso. Se a questo si aggiunge la probabilità che la Bce continui ad alzare i tassi per almeno i prossimi due mesi, la situazione non sembra particolarmente rosea. Secondo Lavier, l’obiettivo della Banca Centrale Europea non è più solamente quello di abbassare l’inflazione, bensì bisogna anche considerare che “la zona euro è sostanzialmente in piena occupazione per la prima volta nella sua esistenza, e il nostro team obbligazionario europeo ritiene che la Bce possa continuare ad aumentare i tassi fino a quando il mercato del lavoro non si raffredderà e le pressioni salariali si attenueranno, ovvero fino alla recessione”.

Investitori obbligazionari, è ora di preoccuparsi?

Dal momento che gli investitori prevedono altri rialzi dei tassi, i rendimenti dei titoli di Stato a breve termine sono rimasti ben al di sopra di quelli a lungo termine ed è probabile che i premi continuino ad aumentare. Gli analisti di Lazard AM credono che questo possa creare dei dilemmi: se da una parte l’inversione dei rendimenti obbligazionari in Europa è destinata ad aggravarsi e, in tale situazione, le curve dei rendimenti sembrano inviare chiari segnali di una imminente recessione, dall’altra parte le opportunità per gli investitori obbligazionari non sono scomparse. “Sulla base delle aspettative di inflazione e crescita a lungo termine, il rendimento del Bund tedesco a 10 anni riflette un fair value molto vicino a quello attuale e le obbligazioni societarie investment grade, con rendimenti medi del 4/5% si sono rivelate molto interessanti dal punto di vista del buy and hold (ovvero acquistare e detenere in portafoglio, ndr)”.

Guardare al bicchiere mezzo pieno non è dunque impossibile, fondamentale però è cambiare la prospettiva con cui si guarda ai mercati. Dopo un decennio in cui i tassi di interesse erano sui minimi storici, costringendo gli investitori obbligazionari a concentrarsi sull’apprezzamento dei prezzi, ora la situazione si è capovolta: le obbligazioni sono interessanti per le loro cedole, ovvero proprio per il loro reddito fisso.

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