Multinazionali europee, l’elisir di lunga vita è vendere all’estero

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Prosperare in un contesto economico difficile non è affar semplice, ma alcune multinazionali europee sembrano esserci riuscite. Qual è il loro segreto?

Il ridotto potere d’acquisto dei consumatori europei potrebbe non essere un problema così rilevante per le multinazionali del vecchio continente. Molte di queste sembrano infatti aver scoperto l’elisir di lunga vita in un clima tutt’altro che facile per l’area (in ordine, una guerra a pochi chilometri da casa, il rialzo dei tassi di interesse, un’inflazione ostinatamente elevata e una recessione tecnica): intercettare l’interesse di clienti stranieri, così da non far dipendere interamente il proprio fatturato al mercato domestico. “Le multinazionali europee di maggior successo si sono dimostrate molto abili nell’intercettare flussi di entrate provenienti dall’estero, dall’Asia all’America Latina fino agli Stati Uniti” spiega Lara Pellini, Equity portfolio manager di Capital Group, e anche grazie alla competitività su scala mondiale sono state in grado di sviluppare expertise difficilmente replicabili dalla concorrenza. Un’abilità che nell’ultimo anno si è riflessa anche nei rendimenti dell’indice azionario MSCI Europe, che da giugno 2022 a giugno 2023 ha registrato una crescita del 22,60%, superiore persino rispetto alle controparti World (+19,13%) e ACWI (17,13%). 

Da LVMH a Novo Nordisk, il fatturato viene da Asia e Usa

Basta guardare alle stime di FactSet basate sui più recenti dati comunicati da alcuni dei principali costituenti dell’indice MSCI Europe per vedere come nel 2022 le multinazionali europee abbiano generato la maggior parte delle entrate all’estero. È ad esempio il caso del gigante del lusso francese LVMH Moët Hennessy Louis Vuitton, che lo scorso anno ha riportato entrate per 86 miliardi di dollari: un risultato record spinto soprattutto da una forte domanda proveniente dagli Stati Uniti (27% del fatturato totale) e dall’Asia (37%), in particolar modo dal Giappone. 

Gli Usa sono stati invece il principale mercato dell’azienda danese Novo Nordisk, colosso farmaceutico che detiene il brevetto per il semaglutide Wegovy, indicato nel trattamento dell’obesità negli adulti che sta attualmente spopolando nel paese a stelle a strisce (48% del fatturato aziendale). La domanda per questo farmaco è stata tuttavia forte su scala globale (17% delle entrate provenienti dalle vendite in Asia, 16% dall’Europa e 9% dall’Africa) e tale da portare le stime dell’azienda sulle proprie vendite per il trimestre in corso e per quelli futuri su livelli doppi rispetto al 2019. 

Sempre gli Usa sono stati il mercato di riferimento (32%) per le entrate di Nestlé SA, multinazionale svizzera attiva nel campo alimentare, che ha beneficiato in maniera significativa anche dalle vendite in America Latina (13% del totale). L’Asia ha rappresentato invece il mercato principale per l’olandese ASML, attiva nel campo dei semiconduttori (88% del fatturato), seguita dagli Usa (9%). 

Come individuare le società meglio posizionate

L’abilità di diversificare i propri mercati è stata chiave per il successo delle aziende europee nonostante tempi incerti. Ma basterà questo per decretarle delle interessanti opportunità per gli investitori? Secondo Pellini, il segreto è come sempre un’attenta selezione. Non tutte le società hanno infatti la capacità di prosperare in contesti economici difficili: è quindi centrale individuare le aziende meglio posizionate per una crescita di lungo periodo attraverso una rigorosa analisi bottom-up sui fondamentali dei singoli titoli.

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