Investimenti ESG e “bolla verde”, ecco quello che c’è da sapere

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Megatrend o mega bolla? Oltreoceano il tema della finanza ESG divide la politica, creando ripercussioni sui mercati finanziari. Come sempre, per fugare i dubbi occorre guardare ai dati. Ecco l’analisi di Carmignac

Gli investimenti sostenibili dividono la politica americana. Oltreoceano, infatti, quello della finanza ESG (che tiene conto cioè di fattori ambientali, sociali e di governance) è diventato un tema politico scottante e le controversie sorte intorno ad esso stanno avendo una ricaduta sugli investitori istituzionali e sull’intero settore della gestione patrimoniale. Sebbene la necessità di considerare attentamente gli aspetti ESG nei processi decisionali di investimento sia innegabile, sono altresì note le preoccupazioni degli operatori finanziari e degli investitori rispetto a una possibile “bolla verde”. Per evitare che il dubbio possa portare a decisioni impulsive occorre definire le ragioni del dibattito e, come sempre guardare ai dati. Lo abbiamo fatto con Lloyd McAllister, Responsabile degli Investimenti Sostenibili di Carmignac.

ESG, sulle definizioni occorre fare chiarezza

“A prescindere dalle dinamiche politiche statunitensi, occorre tenere presente che quello del rischio percepito di una possibile green bubble non è un problema solamente americano. Al contrario, tale problematica tocca questioni cruciali che interessano il settore finanziario e gli investitori di tutto il mondo”. A creare grande confusione nel dibattito politico ed economico sembra contribuire in particolar modo la confusione relativa all’esatta definizione di investimenti etici, investimenti sostenibili, impact investing  e ‘integrazione ESG’.

“Partiamo da quest’ultima, con la quale si fa riferimento a un approccio di investimento che  raccoglie informazioni su elementi ambientali, sociali e di governance societaria e le affianca a fonti tradizionali, come i bilanci societari o i report di settore. Il report dei Principi per l’Investimento Responsabile delle Nazioni Unite (UNPRI) sul dovere fiduciario ha riaffermato la posizione che l’integrazione dei criteri ESG nelle decisioni di investimento è parte del dovere fiduciario, riconoscendo che è basata sulla premessa che le valutazioni ESG sono finanziariamente rilevanti”.

A ciò si potrebbe però obiettare che la rilevanza finanziaria della tematica ESG è un elemento soggettivo. “Questo tuttavia non confuta l’utilità delle valutazioni dei criteri di sostenibilità: seguendo la stessa logica, infatti, potrebbe considerarsi soggettiva anche la valutazione della misura con cui il deprezzamento di una moneta, un ciclo economico o una variazione di liquidità influiscono sul prezzo di un titolo. Tuttavia, sono proprio le divergenze di veduta, e quindi di valutazione, a fare il mercato”.

Le cose si complicano però quando l’approccio all’investimento si concentra sull’utilizzo degli aspetti ESG anche per evitare danni importanti o per aumentare l’esposizione alle società che esercitano un impatto positivo, per esempio in settori quali l’istruzione, le energie pulite o healthcare. “In tal caso, l’analisi dei criteri di sostenibilità può essere utilizzata per individuare rischi e opportunità finanziarie, oppure può anche essere già integrato nel processo di investimento o semplicemente corrispondere a un desiderio di investimento del cliente finale”.

I dubbi di una bolla finanziaria sono legittimi…

Oggigiorno l’integrazione dei criteri ESG è ampiamente diffusa nell’industria dell’asset management. “Uno studio condotto a livello globale presso primarie case di gestione, ha rilevato che l’82% degli intervistati tiene conto delle informazioni ESG nei propri processi di investimento e la maggior parte lo fa perché ritiene che si tratti di un fattore di performance o di un ambito di interesse per il cliente”.
Ciononostante è lecito porsi dei dubbi sul fatto che l’ESG come fenomeno economico-finanziario stia dando origine a una “green bubble” nei processi di valutazione. Questa, infatti, sarebbe sostenuta dal crescente interesse degli investitori per questi aspetti, dal moltiplicarsi di normative in materia e dal rapido susseguirsi di innovazioni sulle tecnologie pulite. La tesi del fronte “anti-ESG” è che una valanga di “denaro” si riversi in un numero ristretto di titoli considerati “sostenibile”, osservazione sostenuta anche da un’istituzione di primaria importanza come la Banca dei Regolamenti Internazionali che ha dichiarato a settembre 2021 come che le valutazioni degli asset ESG potrebbero essere troppo elevate.

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…ma l’analisi dei dati sembra dissiparli

Come sempre, per fugare i dubbi occorre guardare ai dati e secondo l’esperto di Carmignac,
l’idea di una bolla green non è supportata dalle analisi del rapporto prezzo/utili (PER) e prezzo/patrimonio netto (P/B). “Il PER medio dei titoli che compongono l’indice MSCI ACWI, tra i principali indicu azionari globali è di 35. Per i titoli con una performance ESG più elevata è ugualmente di 35, mentre per i titoli ESG con performance meno elevate, il PER medio è di 42. Questo significa che i prezzi di mercato sono più alti per quei titoli che sono meno attraenti sotto il profilo ESG. Anche per quanto riguarda il rapporto prezzo/patrimonio netto si riscontra un’analisi simile. I titoli del MSCI ACWI registrano un valore medio del 6.2: i migliori sotto il profilo ESG registrano un valore medio pari 5.7, mentre quelli peggiori riportano un valore pari a 4.9. Ciò a sua volta significa che i titoli con una performance ESG media presentano valutazioni più elevate, mentre sono ugualmente prezzati a un valore inferiore sia i titoli con performance ESG superiori alla media che quelli con valori inferiori”.

Mantenersi vigili

“Tutti questi diversi aspetti legati alle valutazioni faticano a convincerci che si stia preparando una bolla verde sistemica. Questo non significa però che il timore di una speculazione finanziaria legata al megatrend della sostenibilità sia totalmente infondato. Per questo motivo restiamo del parere che la migliore strategia un continuo monitoraggio attivo”, conclude l’esperto di Carmignac.

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