Un giorno non saremo più noi a guidare i nostri veicoli, ma loro a guidare noi portandoci dove vogliamo. Il pilota non sarà più umano, ma piuttosto un ibrido fatto di sensori e database di mappe e, sebbene la sua diffusione sia meno rapida rispetto a quanto inizialmente, l’automazione dei veicoli rimane uno dei grandi trend tecnologici e sociali di questo decennio. Secondo i dati di Statista, infatti, si prevede che il mercato degli autonoumous veichles possa raggiungere i 2,3 mila miliardi di dollari entro il 2030.
Le sfide, tuttavia sono numerose: dall’avanzamento tecnologico meno rapido sino ai dubbi in materia di sicurezza sollevati da regolatori, sono ancora diversi i nodi da sciogliere prima che la guida autonoma possa diffondersi ulteriormente. Nel frattempo, gli investitori osservano lo sviluppo del segmento, chiedendosi dove, quando e come cogliere le opportunità che ne derivano. Alison Porter, Graeme Clark e Richard Clode, gestori di portafoglio del Team Global Technology Leadersdi Janus Henderson Investors ci offrono il loro punto di vista.
I vantaggi della guida autonoma
Oltre a una maggiore sicurezza stradale e produttività, i veicoli autonomi promettono anche vantaggi sotto il profilo ESG (fattori ambientali, sociali e di governance). Per quanto concerne l’ambiente, le auto a guida autonoma offrono un potenziale di riduzione del consumo di carburante in quanto creano meno ingorghi, riducono l’utilizzo del motore al minimo e incentivano il car sharing. Allo stesso tempo, l’accesso a trasporti sicuri, di buona qualità e a prezzi accessibili è un fattore che può contribuire alla riduzione della povertà e l’ineguaglianza, con vantaggi soprattutto per disabili e anziani.
Nonostante le potenzialità e i benefici che la guida autonoma può apportare alla società e all’economia la sua diffusione è ancora ai primi stadi. A rallentare quest’ultima sono in particolare diversi ostacoli di natura tecnologica e, soprattutto, regolamentativi, in quanto autorità e legislatori sono ancora diffidenti rispetto all’idea di un conducente che non guarda la strada né tiene le mani sul volante. “Detto questo – spiega Alison Porter – il progresso c’è stato, in particolare all’estremità inferiore dello spettro dei sistemi avanzati di assistenza alla guida (ADAS), una serie di livelli definiti dalla Society of Automotive Engineers che descrivono diversi gradi di automazione dei veicoli. In particolare, la penetrazione del mercato per le funzioni di base, come i sistemi di parcheggio o di autopilota autostradale, è aumentata costantemente negli ultimi anni”.
Uno spostamento dell’attenzione verso la formula “eyes-on, hands-off”
Solo cinque anni fa, il futuro “eyes-off, hands-off (senza mani al volante e senza occhi sulla strada, ossia tecnologie di guida totalmente autonoma) sia per i veicoli di consumo che per i robotaxi sembrava ormai dietro l’angolo, con l’entusiasmo degli investitori alle stelle. All’ International Consumer Electronics Show di Las Vegas (la più importante fiera dell’elettronica di consumo del mondo) di quest’anno è emerso chiaramente che quella visione è ancora lontana diversi anni e l’attenzione del settore per ora si concentra sul passaggio da “eyes-on, hands-on” a ” eyes-off, hands-on”, ossia a tecnologie di guida parzialmente autonoma. “Sebbene la penetrazione delle soluzioni di guida totalmente autonoma sia cresciuta negli ultimi anni – spiega Clark – IHS Markit prevede solo un livello molto ridotto di penetrazione delle soluzioni avanzate “eyes-off” come percentuale della produzione globale di veicoli leggeri nel prossimo decennio”. Per raggiungere i livelli superiori di autonomia del veicolo, infatti, sono necessari potenti chip di silicio personalizzati, combinati con una serie di telecamere, radar e lidar, gestiti da un software specializzato in grado di coordinare ed elaborare rapidamente i dati acquisiti dai sensori e guidare il veicolo. “Analogamente allo sviluppo degli smartphone, la strada da seguire è quella di un’elaborazione più centralizzata nel veicolo, con chip e software progettati con ampio margine di potenziamento delle prestazioni per consentire l’aggiornamento a un sistema completo “eyes-off, hands-off” in futuro”.
Il nodo della sicurezza
Ma la tecnologia non è l’unica barriera da superare. Tra i principali ostacoli da superare affinché i sistemi a guida autonoma avanzata abbiano maggiore diffusione, infatti, vi è il conseguimento di standard di sicurezza accettabili in tutti gli ambienti di guida. “Attualmente – spiega Clode – vediamo prodotti “eyes-on, hands-off” in uso sulle autostrade, che sono generalmente lunghe, diritte e prive di pedoni o altri pericoli imprevedibili (casi limite). Tuttavia, le cose si complicano quando ci si muove in ambienti urbani, dove i casi limite possono essere più comuni e il sistema ADAS deve imparare a gestirli”. Per superare questo problema, le aziende stanno sviluppando vasti database delle reti stradali del mondo, sebbene tanto gli organismi di regolamentazione quanto l’opinione pubblica non li considerano ancora sufficientemente sicuri. “In definitiva, ci aspettiamo di vedere proliferare alcuni livelli intermedi di autonomia nel medio termine, forse circoscritti alla guida in autostrada o in aree georeferenziate dove il conducente deve rimanere vigile”.
In conclusione
Il percorso della mobilità verso un futuro di guida totalmente autonoma è ancora lungo ed è per questo che coloro che intendono cogliere le opportunità del settore dovranno rimanere vigili e selettivi. “Le dinamiche del segmento ci portano ad avere una visione pragmatica: in quanto investitori tecnologici di lungo termine, siamo perfettamente consapevoli del ciclo dell’hype riguardo alla guida autonoma. Ciò significa che l’enfasi sui vantaggi competitivi di queste aziende e una forte disciplina di valutazione sono essenziali per identificare i fattori tecnologici chiave della prossima generazione di veicoli autonomi che possono accelerare l’avvento di un trasporto completamente autonomo”, concludono gli esperti di Janus Henderson Investors.