Investitori esteri, niente paura: è ancora possibile essere azionisti di un’azienda cinese. E lo sarà anche in futuro. Le rassicurazioni arrivano da Haiyan Li-Labbé, Fund manager di Carmignac. Il giro di vite normativo attuato nell’estate del 2021 dal governo cinese su alcuni settori e i conseguenti provvedimenti presi dalle autorità statunitensi hanno sollevato molte incognite tra gli investitori, che percepiscono il bisogno di approfondire la conoscenza delle riforme sociali in Cina al fine di comprenderne gli obiettivi di lungo termine. Ne parliamo in un’intervista con l’esperta.
Come è stata accolta la notizia di un terzo mandato per il Presidente in carica Xi Jinping, sia tra la popolazione cinese che tra gli investitori esteri?
“Anzitutto, è importante sottolineare come Xi Jinping goda di molta popolarità tra la popolazione cinese, in particolare nelle campagne” spiega Li-Labbé. Il nuovo mandato per il Presidente, confermato a novembre 2021, riafferma quindi la volontà di stabilità e continuità delle autorità cinesi oltre alla garanzia di un proseguimento delle riforme, specie in seguito ai giri di vite normativi della scorsa estate. “La decisione, perciò, che non ha sorpreso chi segue con attenzione la Cina”.
Anche in seguito a tali nuove normative adottate dal paese, le autorità statunitensi hanno inasprito i requisiti di trasparenze delle società cinesi quotate a Wall Street. Quale è stata la reazione degli investitori esteri?
“Questa decisione ha sollevato molti timori tra gli investitori stranieri: alcuni si sono persino chiesti se per un soggetto estero fosse ancora possibile continuare a essere azionista di un’azienda cinese. Non c’è da preoccuparsi: gli investitori esteri potranno continuare a investire nelle società cinesi, attraverso i mercati finanziari locali o la borsa di Hong Kong” rassicura l’esperta.
I timori degli investitori nascondono la scarsa comprensione del Dragone e del suo mercato finanziario?
“Sì, vi è anzitutto la necessità di comprendere bene le riforme condotte nel paese, soprattutto sociali, per valutare meglio la trasformazione che sta avvenendo in Cina. Le misure introdotte sono infatti volte a correggere gli eccessi legati al rapidissimo sviluppo di alcuni settori di attività, ridurre ulteriormente la povertà e le disuguaglianze, rendendo la crescita economica più sostenibile e rispettosa dell’ambiente. Nonostante un Prodotto interno lordo previsto oltre i 16 mila miliardi di dollari al 2022, secondo dati Statista, e il fatto di essere la seconda piazza finanziaria a livello globale in termini di capitalizzazione (20 mila miliardi di dollari per Bloomberg), il Dragone è ancora sottorappresentato negli indici di borsa mondiale” continua l’esperta di Carmignac. L’origine di tale discrepanza? “Probabilmente, una comunicazione errata da parte delle aziende. Di conseguenza, le società cinesi stanno introducendo anche una seconda lingua nelle comunicazioni ufficiali, pubblicando relazioni in inglese e assumendo manager fluenti in questa lingua, al fine di comunicare meglio con gli investitori esteri”.
Tenuto conto di tutte le riforme già realizzate o in cantiere, quali sono le vostre prospettive di lungo termine per il paese? Possiamo continuare a investire in Cina?
“La Cina potrebbe confermarsi un mercato irrinunciabile a lungo termine, al patto di essere selettivi e di seguire un’ottica di lungo periodo” continua Li-Labbé. A sostenere tale affermazione sono le stime di Carmignac, secondo cui il Pil cinese potrebbe raddoppiare entro il 2035, permettendo verosimilmente al paese di superare gli Stati Uniti e alle sue borse di offrire opportunità di investimento per i prossimi 10-15 anni. Con le sue riforme, il paese accelera l’indipendenza tecnologica e grazie alle trasformazioni strategiche emergono nuove opportunità di investimento, come innovazione tecnologica, transizione ecologica, evoluzione delle modalità di consumo, salute e ricerca in ambito medicale.
“È però necessario studiare il paese e le sue aziende” conclude l’esperta. “Bisogna anche interessarsi ai futuri vettori di crescita dell’economia cinese e mondiale, che saranno sicuramente diversi da quelli di oggi”.