Un 2023 anomalo in tutto, ecco da dove ripartire dopo pausa estiva

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Sono tante le anomalie che stanno caratterizzando il 2023 e tra queste spiccano i segnali discordanti che vengono dal mercato, con le diverse attività d’investimento che non assegnano un pricing uniforme al rischio di recessione. Donatella Principe di Fidelity International sottolinea l’importanza della gestione del rischio in un contesto così fragile

Di certo fino ad oggi questo 2023 non è stato avaro di eventi, buona parte inattesi. I mercati azionari hanno mostrato estrema resilienza digerendo in poco tempo la crisi bancaria scoppiata a marzo negli Usa e partita dal settore tecnologico. E proprio l’IT ha fatto da traino all’azionario in questo 2023 sulla scia di un entusiasmo per l’IA. 

Donatella Principe, Director – Market and Distribution Strategy di Fidelity International, nel fare il punto su quello che fino ad oggi ci ha riservato questo 2023 a dir poco ‘anomalo’, rimarca come l’inflazione e l’azione delle banche centrali sono sempre rimaste al centro dell’attenzione, con le previsioni degli investitori più volte disattese. E ciò sta generando alcune anomalie sul mercato.

A inizio anno, la previsione era di un picco dei tassi entro l’estate negli Stati Uniti e ben due tagli per fine anno; all’indomani del fallimento di SVB l’attesa era per una fine anticipata della stretta monetaria e fino a tre tagli nel 2023. L’inflazione core sì è però rivelata particolarmente persistente portando allo scenario attuale: a luglio è andato in scena l’undicesimo rialzo del costo del denaro, il terminal rate è stato nuovamente rivisto al rialzo dalla Fed in occasione del meeting di giugno e Jerome Powell ha ribadito il suo mantra ‘higher for longer’. Anche la Bce per bocca di Christine Lagarde ha escluso in modo categorico un possibile taglio dei tassi e perfino la Bank of Japan, ultimo baluardo tra i paesi sviluppati a mantenere un orientamento espansivo, ha reso più flessibile il controllo della curva dei rendimenti, aprendo la strada alla normalizzazione della sua politica monetaria. 

La recessione più attesa (e anomala) della storia 

In questo clima d’incertezza si moltiplicano le anomalie”, sottolinea Donatella Principe. La prima di queste riguarda i segnali discordanti che vengono dal mercato, con le diverse attività d’investimento che non assegnano un pricing uniforme al rischio di recessione. Anzi, si arriva al punto di avere messaggi completamente opposti.

Da una parte l’indice Nasdaq ha registrato la miglior prima metà d’anno della sua storia, implicando un outlook economico estremamente roseo. Dall’altra parte però la curva dei rendimenti in America segnala un forte rischio di recessione, trovandosi al massimo livello d’inversione della sua storia, maggiore quindi anche di quello del dicembre 1980, quando Paul Volcker portò i tassi vicino al 20% in risposta a un’inflazione che aveva toccato un picco al 14,8%. “Per altro la curva dei rendimenti invertita mette ulteriormente sotto stress i bilanci delle banche e rischia di diventare una profezia recessiva auto-avverantesi”, argomenta l’esperta di Fidelity International denotando come l’andamento del mercato azionario è esso stesso un’anomalia “perché alla performance positiva complessiva fa da contraltare una elevata concentrazione dei titoli che guidano la dinamica dell’indice: la più alta di sempre”. 

Le Magnifiche Sette (Apple, Microsoft, Alphabet, Amazon, Meta, Nvidia, Tesla) registrano un guadagno medio da inizio anno intorno al 75% e l’S&P500 al netto di questi 7 titoli viaggia in territorio negativo. 

Questa anomalia di performance è rafforzata da quella sul divario nella volatilità tra mercato azionario e obbligazionario: nell’azionario siamo ai livelli più bassi dal pre-Covid e di un quarto inferiori alla media a 10 anni; nell’obbligazionario è a livelli secondi solo a quelli della crisi dei subprime. “Come nella performance di borsa e nelle valutazioni, l’obbligazionario sembra incorporare molti più rischi dell’azionario – asserisce la Principe – ma attenzione che sempre più insistentemente si parla di un effetto tecnico legato al mercato delle opzioni che tiene artificialmente bassa la volatilità azionaria, falsando la percezione del rischio. Per altro con le banche centrali che hanno abbandonato la forward guidance e sono diventate data dependent la volatilità sistemica è destinata ad aumentare”.

 

Gestione del rischio con portafogli ben diversificati 

In linea con la view di Fidelity basata sul tema di “resilienza oggi, fragilità domani”, il FMI ha intitolato il suo ultimo World Economic Outlook “Resilienza di breve periodo ma sfide persistenti”. I crescenti segnali di fragilità economica dovrebbero invitare a un’attenzione particolare alla gestione del rischio: evitare la concentrazione e le scommesse secche, prediligendo portafogli ben diversificati. Inoltre, conclude l’esperta di Fidelity, di fronte all’euforia su alcuni temi di moda, che ha portato le valutazioni di alcuni titoli su livelli insostenibili, ricordare che il focus in queste fasi d’incertezza deve essere sulla qualità al giusto prezzo.

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