Il singolo bouquet, il colore ed il gusto di ogni bottiglia si devono ad una moltitudine di fattori. Al di là della materia prima di partenza, malto o cereali, il processo è talmente complesso che ogni distilleria imprimerà il suo carattere al prodotto finale
Nella degustazione, bisogna partire dal bicchiere corretto, “magari un Glencairn”, fanno sapere da Sotheby’s
Quando si inizia una collezione, non bisogna lasciarsi influenzare solo dal blasone delle più antiche distillerie, ma essere curiosi e aperti nella sperimentazione
Whisky da collezione: le fasi produttive
Le fasi della produzione di questo spirito prevedono coltivazione del malto, la sua molitura, l’ammostatura, la fermentazione, la distillazione e la maturazione. Il prestigioso whisky di malto puro viene fatto essiccare con gas caldi ottenuti dalla combustione di torba, che gli conferisce un aroma caratteristico. Il Bourbon è invece una miscela, e si ottiene da mosti fermentati ottenuti da mais e da segale e malto di orzo.
Cosa scegliere? Il singolo bouquet, il colore ed il gusto di ogni bottiglia si devono ad una moltitudine di fattori. Dai lieviti usati nella fermentazione alla forma e la dimensione degli alambicchi di rame usati per la distillazione, alla tipologia della botte di maturazione. Al di là della materia prima di partenza, malto o cereali, il processo è talmente complesso che ogni distilleria imprimerà il suo carattere al prodotto finale.
Nella degustazione, bisogna partire dal bicchiere corretto, “magari un Glencairn”, fanno sapere da Sotheby’s. Poi, non bisogna lasciarsi influenzare solo dal blasone di antiche distillerie come Glenfiddich, Laphroaig , Macallan (detentrice del record mondiale d’asta), ma restare aperti anche alle nuove scoperte di distillerie indipendenti, come ad esempio l’italiana Samaroli, fondata nel 1968 e nota anche per il valore artistico delle sue etichette.
Charles Maclean, scrittore guru dello Scotch whisky, suggerisce di andare in un whisky bar non nelle ore di punta. E di procedere così, iniziando a chiedere al barista uno Speyside dolce, un Islay affumicato e un Highland alla maniera Sherry. Del preferito dei tre, si dovrebbero chiedere poi tre varianti da degustare, e così via, affinando la propria preferenza.
Profumo, gusto, consistenza
Nella scelta del proprio whisky del cuore, continua Maclean, bisogna capire che l’aroma è frutto di tre elementi: profumo, gusto, consistenza. Per questo è fondamentale il bicchiere, nella degustazione. In mancanza di un Glencairn, si può optare per un bicchiere da brandy o da vino bianco. Il tumbler è perfetto per bere, ma non per degustare. “Prendetevi il vostro tempo per annusare il whisky” dice Maclean, e non temete (udite udite) di aggiungere un po’ d’acqua: aprirà l’aroma e renderà più agevole mantenere in bocca il whisky per apprezzare tutte le sfumature d’aroma.
“Vecchio” non necessariamente vuol dire “buono”. Cercare gli imbottigliamenti più rari significa accertarsi che le bottiglie siano state numerate e che ne sia noto ufficialmente il numero. Si deve per questo imparare a leggere le etichette, informandosi sul tipo di legname delle botti e la loro numerazione, oltre che naturalmente sulla distilleria, la dimensione delle bottiglie ed il contenuto di alcol (sotto il 40% il whisky non può definirsi tale). Una volta trovato quello di gradimento, è bene comprare due bottiglie. La prima da bere e la seconda da investimento. “Più si beve, più rara diventa la bottiglia”. Un esempio viene da Sotheby’s, che ha battuto a coppia le sole 12 bottiglie esistenti di un Bunnahabhain di 24 anni.