Stando ai dati forniti dall’Osservatorio ScaleIT, nei primi sei mesi dell’anno, il mercato italiano del venture capital ha registrato una flessione del 23% anno su anno. Un dato che però va interpretato alla luce del quadro italiano del settore
Nel primo semestre 2020 il venture capital italiano ha risentito dell’impatto covid, con un calo del 23% sull’ammontare investito complessivo
I dati Osservatorio ScaleIT sulle operazioni di venture capital in Italia e come interpretarli
Nel primo semestre dell’anno, la pandemia ha colpito anche il mercato italiano del venture capital, rallentando gli investimenti in startup e scaleup. Lo rivela l’Osservatorio ScaleIT sulle operazioni di venture capital effettuate in Italia nei primi sei mesi del 2020.
I numeri del primo semestre
Nella prima metà dell’anno, i round di venture capitalist italiani ed internazionali, su aziende tech italiane, o fondate da italiani e con sede anche in Italia, hanno registrato un controvalore di 240 milioni di euro (86 milioni nel Q1 e 153 milioni nel Q2), in calo del 23% rispetto ai 313 milioni dei primi 6 mesi del 2019. Analizzando i singoli trimestri, il calo risulta più marcato nel Q1 rispetto al Q2 con una flessione anno su anno rispettivamente del 33 e 17%. Guardando al profilo degli investitori, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, i round che coinvolgono gli investitori internazionali registrano una riduzione degli investimenti del 32% su cui pesa particolarmente una flessione del 49% nel primo trimestre 2020. In riferimento ai top deal (investimenti su scaleup) anche in questo caso il calo registrato è stato del 32% (da 109 a 74 milioni). Tra i mega round, è opportuno citare quello da 45 milioni su Banca idea, chiuso a fine giugno. Tuttavia, precisa Lorenzo Franchini, founder di ScaleIT, a fronte di una crescita significativa del mercato delle startup in Italia negli ultimi tre anni – le startup innovative registrate all’albo sono cresciute del 48% in 3 anni, passando da 7.400 a circa 11.000 – il numero delle scaleup è rimasto costante, tra le 100 e 120 unità. Per questo motivo, chiarisce Franchini, “la forte diminuzione di peso sul mercato dei top 10 round potrebbe quindi riflettere un primo indicatore di un mercato che stenta a produrre soprattutto scaleup che possano aggiudicarsi round Serie A-B-C da almeno 5-10 milioni”. Infine, sono 12 le exit del primo semestre, con l’acquisizione a giugno del 49% della piattaforma e-commerce di vino Tannico da parte di Campari per 23,4 milioni di euro.
Come interpretare questi numeri?
Contestualizzando i dati e tenendo conto della dimensione del mercato italiano, alla luce dell’impatto del Covid-19 sull’economia italiana, la contrazione registrata è “marcata ma non così significativa” evidenzia Franchini.
“Il mercato del venture capital in Italia è in fase di sviluppo e non ancora consolidato quindi i dati sono soggetti a forte oscillazioni. Il mercato europeo lo scorso anno ha registrato 32 miliardi di euro di investimenti mentre quello italiano poco più di 600 milioni. Numeri molto contenuti se paragonati a mercati più consolidati come Spagna (circa 1,5 mld di investimenti) Germania, Francia e Inghilterra (tra i 4 e gli 8 miliardi) e che negli ultimi due anni hanno avuto oscillazioni molto importanti in quanto influenzati dai singoli deal” chiarisce Franchini citando come esempio il round di Banca Idea, che in questo primo semestre ha impattato sul 20% del totale del mercato.
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