È uno dei vini più degustato, battuto alle aste, discusso e vivisezionato in libri e riviste, custodito in cantina per figli e nipoti, e? un’icona, un simbolo, una griffe: il Tignanello di Antinori. Il vino
che Wine Spectator ha definito “The most influential wine in the history of Italy”, l’artefice del Rinascimento dei vini toscani e, forse, italiani. Secondo i dati del Livex, che misura le transazioni del mercato secondario dei vini di pregio, e? tra i più ricercati dai collezionisti e con l’annata 2019 si e? piazzato al quinto posto nella classifica dei top 100 del 2022 di Wine Spectator. La prima annata di Tignanello, il 1971, fu messa in commercio nel 1974: “76.682 viti di antica vigna chiantigiana, detta Tignanello”, era la scritta che compariva nell’etichetta, ideata dal designer e grafico Silvio Coppola. Alla base c’era la volontà di Piero Antinori e di suo padre Niccolò – la cui firma comparve allora sulla prima bottiglia e ancora compare in etichetta – di fare un grande vino al pari dei blasonati d’oltralpe. E il convincimento che dei vini fatti in Francia si dovesse seguire la tecnica e l’intuizione di provarci sfruttando il potenziale di un “single vineyard”. Tanto che per ribadire la sua identità fu scelto il nome della tenuta di provenienza, Tignanello appunto, cosa che all’epoca rappresentava una vera novità.
Secondo il racconto di Piero Antinori, il suggerimento arrivo? da Luigi Veronelli, che dopo averlo assaggiato alla cieca ne rimase impressionato e ne fu da subito un sostenitore. E con il contributo dell’enologo Giacomo Tachis e i consigli dell’enologo francese Emile Peynaud, fu prodotto il primo Sangiovese affinato in barriques, un rosso moderno tra i primi nel Chianti Classico a non usare uve bianche e il primo a essere assemblato con varietà non tradizionali quali il Cabernet. Il Tignanello e? infatti prodotto con una selezione di Sangionvese, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc. E? uno dei vini che insieme ad altri sia in Chianti che a Bolgheri ha contribuito a creare il mito dei “Supertuscans”.
La Tenuta Tignanello in cui si trova l’omonimo vigneto e? dislocata nel territorio di San Casciano Val di Pesa e si estende per 319 ettari di terreni, con circa 130 ettari vitati di cui 57 rappresentati dalla vigna Tignanello. Al suo interno si producono due grandi vini: Tignanello e Solaia. Il suolo ricco di scheletro, di origine pliocenica, calcareo con roccia di alberese e galestro, l’altezza media di 350-400 metri sul mare e la spiccata escursione termica tra il giorno e la notte, donano alle uve della tenuta caratteristiche uniche. Ogni anno vengono prodotte circa trecentomila bottiglie di
Tignanello che dal 1982 e? composto per circa l’80% da sangiovese e per il 20% da cabernet sauvignon e cabernet franc. Se già il 1971 era un ottimo vino, che certamente al tempo si staccava dagli altri, non c’e? dubbio che col tempo sia notevolmente migliorato. Soprattutto a partire dagli anni ’90 in cui Renzo Cotarella, oggi amministratore delegato della Marchesi Antinori, ha iniziato un’opera di ammodernamento dei vigneti, della cantina e delle tecniche di vinificazione.
Oltre a interventi sulla densità di impianto e sulle pratiche di potatura per diminuire le quantità e aumentare la qualità delle uve: a meta? degli anni ’90, per esempio, si decise di raccogliere i massi di albarese – che ha la capacita? di trattenere il calore – di ridurli in frammenti e di spargerli in modo omogeneo sotto tutti i filari con l’obiettivo di donare più luce agli acini per via della rifrazione nei mesi primaverili e di ridurre la calura estiva. Un immane lavoro che ha assicurato alla vigna un più equilibrato livello di maturazione delle uve anche nelle annate in cui il clima estremo ha costretto ad effettuare vendemmie anticipate.
Inoltre sono stati fatti studi di zonazione con la possibilità di poter seguire in modo separato in vigna e in cantina le uve provenienti da parcelle diverse. Questo, insieme al totale rinnovamento della cantina avvenuto nel 2008 ha determinato non solo un innalzamento generale del livello qualitativo, ma un mantenimento dello stesso anche nelle annate meno favorevoli. Non e? un caso che le quotazioni delle annate 2009, 2010 e 2011 siano aumentate mediamente di oltre il 100% negli ultimi cinque anni ponendo il Tignanello sul gradino più alto nella classifica degli incrementi di prezzo dei vini italiani sul secondario.
E trattandosi di un vino che esce sul mercato a 50 euro più Iva, a differenza di molti altri vini blasonati i cui prezzi sono proibitivi, la possibilità berlo e di apprezzarlo e? veramente aperta ai più. Il Tignanello 2019 si caratterizza per riconoscibilità, assoluta pulizia e rigore stilistico. Importante la complessità olfattiva sprigionata da questo vino che si presenta di un bel rosso rubino e alle note fruttate di marasca, fragoline e melograno affianca un delicato profumo di fiori secchi, erbe officinali, spezie dolci e cioccolato. In bocca il vino e? avvolgente e scorrevole, e un tannino fine e vibrante, una fresca acidità e una piacevole sapidità gli conferiscono eleganza e verticalità regalando un sorso goloso e dal finale persistente che lascia nel retrogusto tracce di tostatura e cacao amaro. E? un vino già buono subito, ma che potrà stare in cantina molti anni. Oggi si compra tra i 120 e 150 euro.