Il segmento Aim, dedicato alle piccole e medie imprese, è una chance da tenere a mente. Una soluzione che offre visibilità e standing. Ma richiede tempo, tra quattro e sei mesi. E il rispetto di precisi requisiti
Le piccole e medie imprese che vogliono avere accesso al capitale per crescere hanno a disposizione anche la quotazione in Borsa, nel segmento Aim dedicato alle pmi
Il segmento Aim di Borsa Italiana ospita 128 società, per una capitalizzazione aggregata di 5,7 miliardi di euro. In nove anni ha raccolto 3,9 miliardi di euro
Dal momento della decisione della quotazione e dalla verifica del possesso dei requisiti formali il processo per approdare al listino dell’Aim dura circa 4-6 mesi
Maggio e giugno sono i mesi in cui generalmente si approvano i bilanci e non potrebbe esserci un timing finanziario migliore per avviare il processo di quotazione di una Pmi in particolare all’Aim (Alternative Investment Market). C’è un’altra scadenza da osservare: il 2020, in base alla legge di bilancio 2018, è l’ultimo per ottenere un credito di imposta sul 50% dei costi sostenuti per la quotazione delle piccole e medie imprese.
È un incentivo fiscale a cui ci pregiamo di avere contribuito: può arrivare fino a 500mila euro per azienda e per il 2020 è previsto uno stanziamento complessivo di 30 milioni di euro”, dichiara a We Wealth Anna Lambiase, amministratore delegato di IR Top Consulting, boutique finanziaria specializzata nella consulenza per capital markets (quotazione in Borsa, emissione debito, corporate Finance) e Investor Relations. I problemi di finanziamento delle pmi sono stati amplificati dalla crisi indotta dalla pandemia di quest’anno. Il 2019 è stato però un anno record per le quotazioni su Aim. Che previsioni si possono fare? “Nel 2019 con 35 nuove quotazioni, di cui 31 Ipo (Initial Public Offering ndr), quattro ammissioni post business combination e con 207 milioni di euro di raccolta, l’Aim è risultato il primo hub fifinanziario europeo per numero di nuove società quotate tra i mercati non regolamentati. Per quanto riguarda il 2020 abbiamo ricevuto molte richieste da parte di imprese interessate ad un percorso di quotazione e per alcune è già stata avviata l’analisi di fattibilità, a partire dalla verifica dei requisiti formali: bilancio certificato con principi contabili italiani o internazionali, piano industriale, flottante minimo del 10%, offerta principalmente istituzionale che preveda minimo cinque investitori istituzionali che coprano il 10% della capitalizzazione. Siamo, quindi, ottimisti anche per le quotazioni delle Pmi nella seconda metà del 2020”. Qual è l’identikit dell’impresa che può quotarsi? IR Top Consulting ha analizzato i dati delle 130 società attualmente quotate sull’Aim di Borsa Italiana e il profilo medio che ne emerge è il seguente: 43 milioni di euro di fatturato, 6 milioni di Ebitda (margine operativo lordo), 33 milioni di capitalizzazione, raccolta media di 7,7 milioni di euro e un flottante pari al 24% del capitale. Nel 75% dei casi la dimensione delle Pmi quotate è decisamente inferiore ai 50 milioni di euro. E non mancano società con un fatturato anche inferiore a 5 milioni di euro. “In questi 10 anni del mercato Aim Italia, abbiamo seguito la quotazione di oltre 30 Pmi e le variabili che contano maggiormente nella valutazione dell’interesse degli investitori istituzionali sono legate oltre che ai fondamentali, alla crescita, alla unicità del modello di business e alla capacità di innovazione, al posizionamento competitivo, alla sostenibilità del piano industriale, e alla qualità del management”, spiega Lambiase. Dal lato delle imprese, un aspetto importante nella scelta di quotarsi è averne chiari in mente i benefici: questi non si limitano all’acquisizione dei capitali per la crescita, ma comprendono anche l’incremento della visibilità, dello standing societario e della credibilità con i vari interlocutori, senza dimenticare la capacità di attirare talenti. Quali e quanti sono i costi di una quotazione? Ci sono i costi legati al collocamento del titolo sul mercato azionario, in genere una percentuale intorno al 5% del capitale che si intende raccogliere. L’altra fonte di costo è la consulenza dei soggetti che sono coinvolti in questo processo e che necessitano di una specifica esperienza negli equity market capital: dall’advisor finanziario al revisore del bilancio, dal Nomad (il Nominated Adviser che si occupa del collocamento) agli advisor fiscali e legali e a quelli specializzati nella comunicazione finanziaria e nelle investor relations. “Il costo medio cumulato delle varie figure specialistiche può essere stimato sui 500mila euro per la fasedipreparazionedell’Ipo”, calcola Lambiase. Un altro aspetto da considerare è quello dei tempi di realizzazione di questo processo. Dal momento della decisione della quotazione e dalla verifica del possesso dei requisiti formali il processo per approdare al listino dell’Aim dura circa 4-6 mesi. L’analisi di fattibilità iniziale richiede circa un mese a cui vanno aggiunti almeno altri tre mesi per la fase documentale che prevede l’elaborazione delle due diligence dei vari consulenti coinvolti (fiscale, legale e di business). Poi c’è la fase di road show rivolta agli investitori che verranno coinvolti nel capitale e che richiede circa un mese. Il processo si conclude con la domanda di ammissione a Borsa Italiana e con la delibera di ammissione a quotazione.
Le piccole e medie imprese che vogliono avere accesso al capitale per crescere hanno a disposizione anche la quotazione in Borsa, nel segmento Aim dedicato alle pmiIl segmento Aim di Borsa Italiana ospita 128 società, per una capitalizzazione aggregata di 5,7 miliardi di euro. In nove anni ha raccol…
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