Terminato, almeno in parte, in Italia il lockdown, ora si pensa a ritrovare la fisicità perduta con la riapertura anche di musei, gallerie, sedi culturali per riconquistare l’arte e la storia. Peccato che al momento, come documentano la stampa e i social, l’attenzione delle persone sia rivolta più ai centri commerciali e fast food che non ai musei.
In attesa delle risposte sulle ripartenze per i diversi settori, e non sapendo realmente come andrà, un’analisi della fruizione museale-espositiva pre-Coronavirus potrebbe essere utile per organizzare l’offerta nel post-pandemia.
55 milioni di visitatori
I dati Istat pubblicati a dicembre 2019 relativi alle visite nei musei del 2018, registrano che solo le 5.000 strutture museali statali del Mibact, inclusi parchi archeologici e monumenti, hanno avuto oltre 55 milioni di visitatori, incassando dalla biglietteria poco meno di 230 milioni di euro.
Sono numeri consistenti che hanno contribuito a configurare l’offerta turistica “Italia” in risposta alla domanda esterna e interna, peraltro in costante crescita, che ha registrato anche 128,1 milioni di arrivi.
Ipotizzando un rapido calcolo, fermo il blocco attuale dei trasporti aerei, le limitazioni agli spostamenti regionali ed internazionali, insieme alla chiusura delle scuole, si potrebbe prevedere che i visitatori museali, in Italia, scenderebbero a meno di sei milioni annuali, 500.000 ingressi mensili e poche decine al giorno.
Evitando i facili claim motivazionali, è chiaro che la ripresa del settore della cultura avrà bisogno di ben altri numeri e nuove dinamiche per poter parlare di una vera ripartenza.
Il lusso raro della slow art
Nel frattempo, in attesa della riapertura dei confini regionali e internazionali, riconquistiamo le piazze, le strade, i monumenti e i musei vuoti, aperti per una nuova, vivibile e inedita fruizione per tutti, bambini e anziani compresi.
Finalmente potremo superare la soglia dei 27 secondi fatidici, senza che altri visitatori o il personale addetto premano per spostarci nella prossima vetrina o sala!
È arrivato il momento della slow art, prendiamoci tutto il tempo necessario, proviamo finalmente a conoscere meglio l’arte, l’archeologia e la cultura, senza fretta, ammirando e riflettendo, interpretando i millenni di storia.
Le limitazioni precauzionali diventano quindi una grande opportunità per poter ritrovare inedite passioni e spazi, ma anche per cambiare quella che sarà la fruizione della cultura e delle visite museali, ingegnandosi nel trasformare un qualcosa di limitate e negativo, forse in un’occasione irripetibile da cogliere.
Questo vale anche per le gallerie d’arte private dove i numeri di visitatori, superati i vernissage ed i finissage, sono sempre stati contenuti a poco più di quattro, cinque visitatori nelle giornate più affollate, eppure anche per loro è giusto porsi delle domande su come cambierà l’esperienza di visita.
Per questo e con grande compiacimento, nelle nostre gallerie sono comparse, al centro della sala, due bellissime poltrone, un tavolino ed un buon bicchiere di vino, con i cataloghi delle mostre e degli artisti riservati ai nostri visitatori, perché per me, e per noi, l’Arte va vissuta con il giusto tempo, ora è quello della slow art.